La definitiva leggerezza dell’essere: una rilettura di Kundera | di Adolfo Fattori | |
Ma non può
consistere proprio in questo, il profondo artificio performativo, o
metalinguistico, di Kundera? La sua distanza dai protagonisti del libro
non è forse un riflesso del suo voler ribadire
la loro distanza dal mondo, dalle cose, dagli eventi, dalle persone? E
questa distanza, nel caso dei transfughi cechi protagonisti del
romanzo, Tereza, Tomáš, Sabina, non
può forse essere il risultato della vita passata sotto un
regime oppressivo e oscuro? È gente senza cuore, e senza
metterci il cuore l’Autore li ritrae – e da essi si
ritrae.
Con l’intima consapevolezza che la cura radicale alla nostra angoscia sarebbe solo nello sparire a noi stessi. Progetto impossibile da realizzare, se non forse abbandonandosi ai sinuosi labirinti della follia, sicuramente consegnandosi al definitivo oblio della morte. O facendo letteratura:
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— Ballard J. G., The Atrocity Exhibition,
1990, trad. it. La mostra delle atrocità,
Rizzoli, Milano, 1991.
— Candau J., Memoire et identité, 1998, trad. it., La memoria e l’identità, Ipermedium, Napoli, 2002. |
— Ehrenberg A., La fatigue d’étre
soi. Dépression et société,
1998, trad. it., La fatica di essere se stessi. Depressione e
società, Einaudi, Torino, 1999.
— Freud, S., Das ungluck in der kultur, 1929, trad. it., Il disagio della civiltà, Boringhieri, Torino, 1971. |
— Houellebecq M., Les Particules
élementaires, 1998, trad. it., Le
particelle elementari, Rizzoli, Milano, 1999.
— Kundera M., Nesnesitelná lehkost byti, 1984, trad. it. L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi, Milano, 1985. |
— Pecchinenda G., Homunculus, Liguori,
Napoli, 2008.
— Tolstoj L., Anna Karenina, 1877, trad. it. Rizzoli, Milano, 2006. — Vila-Matas E., Doctor Pasavento, 2005, trad. it. Dottor Pasavento, Feltrinelli, Milano, 2008. |
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