La definitiva leggerezza dell’essere: una rilettura di Kundera | di Adolfo Fattori | |
D’altra parte, si tratta di catene di coincidenze – che quindi non hanno senso di per sé – seppure dobbiamo pensare che le coincidenze esistano. James G. Ballard non sarebbe d’accordo con lui. In La mostra delle atrocità, anche lui rivolgendosi direttamente al lettore, scrive perentoriamente:
E se citiamo lo scrittore inglese, è
perché scrive pochi anni dopo il ceco, e si colloca per
certi versi nella stessa corrente: anche i suoi personaggi sono
distanti, incapaci di relazioni profonde, disadattati mimetici della
classe medio/alta. Come più tardi saranno, ad esempio, i
personaggi di Michel Houellebecq (1999). Allora, lo statuto delle
coincidenze: tema cruciale del tardo moderno, se si vuole, anche se
sotto traccia. La Modernità ha posto al centro della sua
riflessione il soggetto. Ma soggetto vuol dire scelta,
quindi propensione al cambiamento, al futuro. La
postmodernità, l’età del tempo
reale (Candau, pag. 113), può collocare gli
eventi umani solo in una rete di coincidenze. Dove la scelta non esiste
più: infantilizzazione, deresponsabilizzazione. Siamo
trascinati da un flusso che non dominiamo, che non possiamo
governare… O almeno così ce la raccontiamo, per
salvare una parvenza di senso. Perché
“… le coincidenze non esistono”.
Semplicemente, non decidiamo più. | ||
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