I mass media hanno taciuto e tacciono ancora su
conflitti e
guerre che hanno mietuto e tuttora mietono centinaia di migliaia di
vittime. Ancora più della guerra in Jugoslavia, vittima del
silenzio è
stato il conflitto in Ruanda del 1994. Cosa
può dirci in merito? Penso
che le guerre nella ex-Jugoslavia hanno avuto una copertura mediatica
sufficiente da suscitare la reazione dei soggetti politici
internazionali. Ma purtroppo quella reazione si è fatta
attendere fino
all’intervento della NATO nel 1995 e nel 1999.
L’Europa e il mondo, pur
avendo tutte le informazioni, sono rimasti vergognosamente a guardare
mentre in Bosnia accadevano cose terribili: campi di concentramento,
pulizia etnica, genocidio di massa e una città come Sarajevo
sotto un
assedio totale per quasi quattro anni – uno dei
più lunghi atti
terroristici della storia durante il quale sono stati uccisi 12.000
civili, dei quali 1.602 erano bambini. Pertanto io credo che le guerre
in Croazia, in Bosnia e in Kosovo sono state ben documentate, ma
è
mancata la reazione dell’Europa e del mondo, i quali sono
rimasti in
silenzio per anni pur sapendo quello che stava succedendo. Il genocidio
in Ruanda è stato compiuto in soli 100 giorni durante i
quali sono
state massacrate più di 800.000 persone innocenti. In quel
periodo la
notizia principale che veniva trasmessa dai media americani era legata
a un discutibile flirt che riguardava un importante politico
statunitense. Sono curiosa di sapere cosa scrivevano
all’epoca i
giornali italiani. Il genocidio in Ruanda è stato compiuto
in nemmeno
quattro mesi e per qualche ragione i media internazionali sono rimasti
in silenzio e l’Europa e il mondo non hanno reagito. Mi
chiedo: come
avrebbero reagito se lo avessero saputo? In Bosnia tutti sapevano dei
crimini e nessuno a fatto niente per fermarli. Non amo trarre
conclusioni per analogia, ma secondo me le cose non sarebbero andate
diversamente.
|
|
Esiste qualche analogia tra quanto successo nei
Balcani e in Ruanda? Leggendo lo studio
dell’antropologo Klaas de Jonge, I giusti di Ruanda
fra oblio e riconciliazione, che dopo aver letto I
giusti nel tempo del male
ha avuto l’idea di fare lo stesso tipo di ricerca anche in
Ruanda, si
può arrivare alla conclusione che i meccanismi usati per
innescare il
conflitto in Bosnia e in Ruanda sono stati pressoché
identici. Sono
stati messi in opera gli stessi automatismi psicologici per infondere
la paura, fare il lavaggio del cervello e incitare al linciaggio. In
entrambi i conflitti si è fatto ricorso alle forze
paramilitari
addestrate ed equipaggiate dagli eserciti regolari. Se compariamo le
testimonianze raccolte da Klaas de Jonge con quelle che si trovano nel
libro I giusti nel tempo del male si
può dedurre che la
dottrina politica di sottofondo era identica. Variavano soltanto i nomi
delle persone, la toponimia e la tipologia delle armi usate. Le guerre
jugoslave hanno sicuramente ispirato molti leader politici ruandesi, ma
il genocidio che hanno commesso nel 1994 è stato a sua volta
usato come
esempio da Ratko Mladić1 che è il principale responsabile del
genocidio
di Srebrenica. Se possiamo considerare l’influenza della
caduta del muro di
Berlino sui conflitti nei Balcani diretta ed evidente, ritiene che a
livello più generale questo evento abbia influenzato anche
altri
conflitti, più distanti, come appunto in Ruanda? Non
credo che
la fine della guerra fredda, simboleggiata dalla caduta del muro di
Berlino, abbia avuto un’influenza diretta sul genocidio in
Ruanda. Più
che altro possiamo parlare di un’influenza indiretta. La
passività
della comunità internazionale di fronte alla guerra in
Bosnia avrà
indotto i leader ruandesi a credere che potevano agire senza il minimo
rischio di essere fermati. C’è anche da dire che
la fine della guerra
fredda ha comportato un significativo livello di destabilizzazione
globale stimolando così la nascita di molti altri focolai di
guerra.
|