Nel
1789,
a pochi mesi dallo scoppio della Rivoluzione francese, si
diffuse per le campagne di Francia un fenomeno che gli storici hanno
poi chiamato “la Grande Paura”1.
Alla
velocità di un fulmine, diffusa
attraverso le voci di viaggiatori e corrieri, si propagò la
notizia che
un esercito di sbandati e mercenari stranieri stesse diffondendo morte
e distruzione per le campagne francesi, con lo scopo di vendicare la
dissoluzione dell'ancien régime apportata
dagli eventi
successivi al 14 luglio. Tuttavia nessun villaggio fu mai dato alle
fiamme, nessun contadino fu toccato e nessuna donna violentata: quella
minaccia all'incolumità di massa non esisteva che nella
fantasia dei
paesani. Sociologicamente si può definire quel curioso
fenomeno come il
primo caso di psicosi di massa provocata dalla paura di un attentato
alla salute collettiva perpetrato da altri esseri umani. Non
è un caso
se parliamo di “psicosi di massa”: la Rivoluzione
fu l'evento storico
che diede vita politicamente e socialmente all'età moderna e
al dominio
delle masse nello sviluppo storico. Anche le guerre cominciarono a
diventare di massa, e così i loro effetti. Si sarebbe dovuto
aspettare
la Prima guerra mondiale perché le premesse delle ecatombi
napoleoniche
giungessero al loro massimo grado di perfezionamento, ma la Rivoluzione
anticipò – come ha sostenuto Michel Vovelle2
– quasi tutti i fenomeni
politici del secolo XX. Nell'agosto del 1945 gli Stati Uniti
facevano esplodere su Hiroshima e Nagasaki due bombe atomiche. L'Uomo
raggiungeva l'apogeo della sua capacità distruttiva. Da
allora, nessuno
in nessuna parte del mondo poté dirsi al sicuro: in
qualsiasi momento
non solo una città o una nazione, ma il mondo intero poteva
soccombere
al potere incommensurabile della forza termonucleare. Ecco che iniziava
una nuova Grande Paura di massa, la “sindrome del giorno
dopo”, del
day-after. L'undici settembre del 2001 gli attentati terroristici in
America hanno rilanciato una sindrome che sembrava essere stata messa
da parte dopo il crollo del Muro di Berlino e le rassicuranti
elucubrazioni di Fukuyama3: una
minaccia invisibile si scopriva capace
di colpire chiunque e dovunque, dalla remote lande afghane ai centri
del potere economico e politico mondiale. E con mezzi di distruzione di
massa: non mitra e kalashnikov, ma magari armi chimiche,
batteriologiche e persino nucleari (le famigerate “bombe
sporche”).
Mezzi attraverso i quali la morte viene seminata con
rapidità ed
efficienza, ad amplissimo raggio. Ma quali sono le radici
sociologiche di queste “grandi paure”, di queste
sindromi che si
rivelano sempre – e per fortuna – fuochi di paglia,
visto che né guerre
atomiche né attacchi terroristici con armi di distruzione di
massa si
sono mai verificati? In sintesi, se ne possono rintracciare tre:
l'escalation degli armamenti, i rischi della modernità e
della
postmodernità, il complottismo e le teorie della
cospirazione.
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1.
Escalation degli armamenti.
Il
secolo
breve è il secolo
della guerra totale e delle grandi catastrofi provocate
dall’uomo. La
capacità distruttiva delle armi inventate dalla tecnologia
occidentale
ha visto nel corso di poco più di un secolo un incremento
vertiginoso.
Ancora nel 1870 l’ultima guerra tra la Francia e la nascente
Germania
si era combattuta con fanteria e cavalleria tradizionale. Con la Prima
guerra mondiale i due Paesi – e non solo loro – si
affrontarono a suon
di carri armati, aerei, armi chimiche e trincee. La Seconda guerra
mondiale vide l’impiego di radar, bombe al fosforo, missili a
reazione
e infine – apice dell’escalation distruttiva
– bombe atomiche. Da
allora lo sviluppo degli armamenti non si è fermato ma ha
anzi dato
vita a nuove pericolose branche di ricerca, quelle riguardanti mezzi
non convenzionali di distruzione. La bomba atomica, illustre primadonna
di questo grande dramma, è stata presto scalzata da nuove
fantascientifiche invenzioni: virus pandemici4, armi
tettoniche5,
“scudi
spaziali” e via discorrendo. Alla base di queste stravaganti
idee,
alcune chiaramente immaginarie ma molte altre portate effettivamente
avanti in gran segreto dai governi delle potenze mondiali, resta
dominante il desiderio di spezzare il concetto della MAD, ossia della
distruzione mutua assicurata (Mutual Assured Destruction)
che
l’introduzione dell’atomica ha creato. Per
conseguire la superiorità
militare sull’avversario è fondamentale inventare
armamenti
radicalmente nuovi che il nemico non possiede, così da
evitare che una
guerra giocata ad armi pari possa provocare la sconfitta di entrambi i
contendenti.
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