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conversazioni ]
Simonetta Santamaria, no…strana signora dell’horror di Carmine Treanni |
Qual è lo stato di salute della narrativa di genere in Italia, secondo il tuo punto di vista di scrittrice? Abbiamo un bel numero di scrittori da sottobosco, e in questi mi ci metto anch’io. Ma la grossa editoria tende ancora a preferire il nome straniero al neofita italiano. Perché l’editoria è pur sempre un business, spesso non conta il prodotto ma il nome in copertina: è quello che vende. Ecco perché può capitare che dietro un grosso autore prima o poi ti becchi la fregatura. E poi ci sono i diktat della distribuzione che penalizza la piccola editoria e decide chi va in libreria e chi no. Sono convinta che non sia sempre necessario acquistare un bestseller per avere un buon libro tra le mani, infatti ne compro tantissimi di autori non pubblicizzati e ho avuto la fortuna di leggere delle storie bellissime. Se tutti quanti ragionassimo in questi termini, se non ci facessimo influenzare dalla massa, probabilmente decollerebbe anche quella che viene definita “letteratura di genere”. Parliamo del tuo romanzo, Dove il silenzio muore. È stato difficile passare dal passo breve del racconto a quello lungo del romanzo? Il romanzo ha una tipica ambientazione italiana, anche se Borgo
Marina Piccola è un paesino inesistente. Tu hai sempre sostenuto una
via italiana all’horror, sia nelle ambientazioni sia nei personaggi. | Il loro percorso è uguale al nostro, nessuno merito maggiore se non il giusto riconoscimento di un talento, dunque perché continuare a pubblicare i loro libri e non tenere conto della nostra produzione? L’Italia è ricca di menti geniali, luoghi e tradizioni che sono ideali per ambientare storie. Lasciarli al palo mi pare un delitto. In questo devo dare onore e merito alla Cento Autori che coraggiosamente ha deciso di investire sui miei scritti. Ce ne fossero, di case editrici così lungimiranti… Anche in Dove il silenzio muore la protagonista è una donna di nome Sara. Quanto di autobiografico c’è in questo personaggio? Il romanzo si muove parallelamente su un doppio binario
temporale: il passato ed il presente. La stessa protagonista deve fare
i conti con il suo passato per affrontare il presente. In effetti il
romanzo potrebbe essere considerato una sorta di discesa nell’animo
umano. Sei d’accordo con questa definizione? Ci parli dei tuoi progetti futuri? |
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