Persepolis, storie di carta e di celluloide di Claudia Di Cresce | ||
Viviamo quindi le loro oppressioni e i loro
divieti, le
discriminazioni mascherate da conquiste, le ipocrisie che si celano
dietro espressioni come “tutela
dell’integrità”. La caratterizzazione femminile del romanzo è molto forte, anche perché alle spalle di Marjane vi sono altre due generazioni di donne, sua madre Taji e sua nonna, figure molto presenti in tutta la narrazione. Sono donne coraggiose che resistono con fierezza al continuo tentativo di svilimento della propria personalità e del proprio ruolo, donne fiere che non accettano di abbassare la testa, che gridano tra la folla alle manifestazioni, che racchiudono saggezza e cultura come scrigni, che aspettano a casa i propri uomini quando non si sa se ritorneranno, li sorreggono e li sostengono restando nell’ombra come sempre fanno le donne da millenni. La storia di una ragazza che diventa donna, quindi, la storia di una donna, ma anche, sullo sfondo, la storia di un Paese intero e di un intero popolo. La storia di una città, Teheran, che vive una doppia vita: quella alla luce del sole, nelle strade in rovina che portano nomi di martiri, pattugliate dai “guardiani della Rivoluzione” in cerca di arresti facili, e quella che si vive dietro ai tendaggi neri e alle finestre chiuse, la vita delle feste “all’occidentale”, della parità dei sessi, dei salotti intellettuali e della preservazione della cultura. La vita della lotta continua nelle piccole cose: una resistenza silenziosa fatta di capelli leggermente fuori posto che spuntano da un velo, di una linea di matita e un filo di rossetto, di cassette illegali di musica rock. Se è vero che il filo conduttore della storia è la vita di Marjane, le vicende storiche e politiche che restano sempre sullo sfondo, più o meno silenziose ma onnipresenti, intervenendo in primo piano in alcuni drammatici momenti (su tutti l’uccisione dello zio Anouche, giustiziato perché oppositore del regime islamico), conferiscono al racconto una sorta di aura epica, gloriosa, che si avverte nelle grandi scene delle rivolte popolari come nel racconto dei fatti quotidiani. |
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