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di Maria D’Ambrosio
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E
siste un luogo – e
questo luogo è il Design Museum della Triennale di Milano
– dove è possibile riafferrare la dimensione
estetica come “cifra” antropologica significativa e
che contraddistingue l’homo italicus e il
suo design del XX e del XXI secolo, che coincide con la storia
dell’industria italiana.
Esiste un luogo, dunque, allestito ad arte per lasciar scoprire che in ogni luogo e in ciascuna parte del nostro patrimonio artistico e culturale è serbata traccia del nostro “senso” del bello, ovvero di un culto per la forma e per ciò che, mentre qualcuno lo definirebbe effimero e superfluo, costituisce l’anima del business e del marchio italiano. Una visita dunque alla Triennale di Milano e al suo Design Museum diventa un’esperienza per riafferrare la matrice di un sapere e di un saper fare che fanno dell’apparire e del sentire la dimensione dell’esistere.
![]() Un museo dunque può farsi luogo dove fare esperienza degli oggetti e del loro straordinario potere seduttivo. Un luogo dove il visitatore partecipa del gusto dell’antico e degli antichi. E lo intreccia con il gusto, e il desiderio, generato dal prodotto industriale seriale che, come per magia, ripete la grandezza della creazione. Certo la macchina, e la fabbrica che ne è l’istituzione economica, è il topos dell’homo faber e di una vita activa attribuita alla condizione umana1 e alla sua capacità-necessità di manipolare-trasformare il mondo che abita. Così, prima che alle sale del Design Museum, il pensiero corre anche ad un altro luogo: le pagine dei Codici di Leonardo da Vinci dedicate alle macchine. Un Leonardo visionario e anche un Leonardo scienziato, che, attraverso il tema della macchina, rappresenta e quasi drammatizza quanto dell’uomo si intende qui afferrare: la volontà di potenza e l’arte del manipolare sé e il mondo. ![]() Martingala, Marco Zanuso, Arflex, progetto e produzione 1954 Lampada Parentesi, Achille Castiglioni, Pio Manzù, Flos, progetto 1970, produzione 1971 |
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(1) [2] [3] |
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1.
Maria D’Ambrosio
Cfr. Hannah Arendt, (1981), Vita Activa. La condizione umana, Milano, Bompiani, 1989. |
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