Lo
sguardo è clinico, il camice bianco è rock |
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Questo fare, che ha finalità diagnostiche,
e perciò invasive e penetranti, è l’esempio di un quadro epistemologico che
assume la dimensione percettiva e quindi la percezione come atto di
significazione, che “legge” i segni emergenti per giungere a definire e a
risolvere ciascun caso. Che è il caso clinico. Che è quindi la sua storia
specifica. Che è quindi il pretesto dell’intreccio su cui si costruisce il drama che tiene attaccati allo schermo
milioni di telespettatori – quasi sempre accorsi in veste di aspiranti
giustizieri-salvatori.Quando il genere poliziesco si mescola con l’ambiente
clinico-ospedaliero, esplode e si esalta il gusto per l’indagine, per
la
scoperta, ma soprattutto è possibile rivisitare in veste “scientifica” l’eros,
il potere e la morte. Lo sguardo medico-clinico perde la sua algida distanza e
tradisce un pathos che restituisce una profonda umanità a un “corpo-medico” che
svela tutta la sua contraddittoria e
classica epistheme: e quindi il suo
epifanico essere-presso, dove i corpi
giocano un ruolo centrale portato fino alle estreme conseguenze – il sangue,
gli organi, i tessuti - lì dove il confine con altri generi e altre estetiche
(horror, thriller) è segnato in alcuni casi solo da una differente colonna
sonora e da sfondi narrativi da romanzo rosa. Il Rock, che si fa anche pop o
country per l’occasione, è il genere musicale che fa da protagonista e da vero
testo che “significa” il piano narrativo visivo che direbbe di nude anatomie e
di deboli loro esistenze mentre le chitarre, i bassi e la batteria modulano il
loro crescendo che carica gli animi dei protagonisti insieme a quelli degli
spettatori. Si tratta di un protagonismo della musica davvero inusuale: le
scritture dello sceneggiatore e del regista si alleano con un genere musicale
che ‘rompe’, appunto perché rock, con una tradizione stilistica e conferisce un
ritmo nuovo allo scorrere delle sequenze di immagini.Dopo Grey’s Anatomy[11]
e Dr. House[12]
e soprattutto dopo E.R.[13]
– ma anche con emittenti come Channel five in Gran Bretagna che trasmette
operazioni chirurgiche dal vivo – i medical drama possono ritenersi a buon
diritto nel novero dei prodotti con maggiore appeal per un immaginario sociale che ha bisogno di una
figura-simbolo come il medico, che rappresenta la scienza e quindi l’ordine e
la verità, per ritenere risolti o risolvibili tanti mali e quindi tante paure
collettive (che passano per allarmi e rischi sanitari di tipo globale: vedi il
caso “mucca pazza”, aviaria, e tanti altri, insieme pure a tanta mala-Sanità).
Per quanti Michael Moore[14]
possano esserci a denunciare un sistema sanitario che perde la sua aura super-partes, il camice bianco ritorna
come elemento salvifico di cui si ha bisogno per invocare e per instillare un
po’ di sana fiducia per la scienza e per la sua rinnovata capacità di fornire
risposte ai mali del mondo. È dunque un’operazione dal valore epistemologico
quanto politico e per questo guardiamo con interesse e curiosità alla serie ora
in produzione in Italia[15]
e che porta sugli schermi (di Rai 2) il successo spagnolo di Hospital Central. Vedremo se suonerà
come un prodotto di marketing aziendale oppure come un modo per vestire di
autorità, quella derivante dalla classe medica che comunque conserva nel buon
senso comune un posto di riguardo, storie di umana quotidianità cui si ha
bisogno di far spazio: amori omosessuali, storie interculturali e
multirazziali, oppure storie di disturbi alimentari, malattie infettive o
altro. E vedremo se, con o senza tanta buona musica rock, riuscirà a far amare
e a restituire appeal al metodo clinico e al suo sguardo su un mondo ancora
tutto da salvare. Bibliografia Eco, U. e Sebeok, T.
A., (a cura di), 1983, Il segno dei tre.
Holmes, Dupin, Peirce, Milano, Bompiani. Gadamer, H. G.,
(1976), La ragione nell’età della tecnica,
tr. it, Genova, Il melangolo, 1999. Ginzburg, C., Spie. Radici di un paradigma indiziario,
in U. Eco e T. A. Sebeok, 1983. Harris, T., (1981), Drago rosso (pubblicato anche col titolo
Il delitto della terza luna nel
1984), Mondadori, Milano, 2002. Harris, T., (1988), Il silenzio degli innocenti, Milano,
1991. Lacan, J., Scritti, vol. I, Einaudi, Torino, 1974. Peirce, C. S.,
(1958), Le leggi dell’ipotesi,
Bompiani, Milano, 1984. Peirce, C. S., (1935), Semiotica,
Einaudi, Torino, 1980. Poe, E. Allan,
(1845), La lettera rubata, in Racconti, Feltrinelli, Milano,
2003.
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