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Pur essendo un saggio breve, Verne non si esime dal gettare uno sguardo d'insieme alle opere più significative di Poe, ma lo fa con uno stile tutto particolare. Il saggio è quasi contemporaneo alle traduzioni di Baudelaire. Proprio per questo, Verne riporta le trame dei racconti di Poe, riscrivendole e filtrandole attraverso la sua sensibilità, quasi nel timore che un ipotetico lettore non conosca per nulla o adeguatamente i racconti dello scrittore d'oltreoceano. L'obiettivo era, probabilmente, anche quello di suscitare interesse verso quel nuovo genere che si affacciava alla ribalta letteraria. Come
scrive acutamente Bruno Traversetti: "Il reale contributo di Verne è
l'aver interpretato la narrativa di Poe soprattutto come portatrice di
illimitate opportunità avventurose e come territorio di una letteratura
affidata alle tensioni estreme della ragione, all'eroismo, fanatico e
superomistico, talvolta, della mente speculativa, ai giochi lucidi e inebrianti
con l'intelligenza e con gli orizzonti ultimi del possibile"[8]. Nel primo capitolo del saggio, Verne presenta ai lettori
francesi lo scrittore americano, introducendolo come l'autore di un nuovo tipo
di racconto e ne racconta la vita. “Le sue pagine critiche sono fortemente influenzate da
quelle di Baudelaire, soprattutto dal grande studio del 1856. Nella parte
biografica sono ripetuti gli stessi errori (luogo e data di nascita di Poe – la
falsa notizia dei suoi viaggi in Grecia e Russia) e non pochi spunti sono
integralmente mutuati dalla lettura baudelariana. Ma Verne non ne condivideva
fino in fondo l'ipostazione: quella ‘prefazione’ conteneva, secondo lui,
un'interpretazione troppo personale e non era meno ‘strana’ delle opere che
voleva commentare”[9]. Dopo il racconto della vita e della morte dello scrittore
ed un parallelismo con Ann Radcliff e Hoffman, Verne comincia il racconto delle
“Storie Straordinarie”. A proposito de I delitti della Rue Mourgue, ad
esempio, Verne scrive: “Ed ecco questa strana storia e la sua veridica spiegazione.
Mette bene in rilievo le doti meravigliose del suo autore. Sembra così vera che
talvolta abbiamo l'impressione di leggere un atto d'accusa estratto dalla
Gazette des Tribunaux”[10]. Più avanti Verne sottolinea la capacità di Poe di
affascinare il lettore e di tessere trame fitte di mistero, ma anche di logica:
il lettore può quasi da solo risolvere i misteri descritti attraverso un po' di
deduzione logica. Verne riconosce a Poe, dunque, l'aver ideato un nuovo genere
che i posteri chiameranno “detection stories”, ed in Italia denominato giallo,
dal colore delle copertine della collana mondadoriana. Prima di Sir Arthur Conan Doyle e di Aghata Cristie, Poe è
stato infatti – con il personaggio di Dupin – il fondatore del genere Giallo e
Mistery. Scrive, a tal proposito, Verne - commentando il racconto
“Lo scarabe d'oro”: “Questa novella curiosa, stupefacente, eccita l'interesse
del lettore con effetti nuovi ed insoliti. È piena di osservazioni, di
deduzioni di altissima logica e da sola basterebbe ad assicurare allo scrittore
americano la celebrità che merita. Secondo me, è la più notevole di tutte le
storie straordinarie, quella in cui si manifesta più compitamente il genere
letterario che ora viene definito genere Poe”[11]. I
riferimenti all'opera di Poe si notano con grande evidenza: da La Sfinge di
Ghiaccio a Cinque settimane in pallone, ispirato a The ballon
Hoax; da Mathias Sandorf ispirato a The facts in the case of
Mr.Valdemar a Ventimila leghe sotto i mari, in cui il sottomarino
Nautilus viene attirato in un Maellström, come in Una discesa nel Maellström; l'idea di perdere un giorno
per i fusi orari per Il giro del mondo in 80 giorni Verne la trae da Three
sundays in a week; Dalla Terra alla Luna riecheggia The
unparalleled adventure of one Hans Pfaall. Paradossalmente, Verne muove a Poe una critica quando lo scrittore americano usa poco sapientemente, se non addirittura maldestramente – le interpretazioni scientifiche. Anzi, spesso Poe – nei suoi racconti - le inventava di sana pianta e questo doveva sembrare a Verne, che aveva fatto della scienza il fulcro delle proprie opere letterarie, quasi una bestemmia. Resta il fatto che di Poe, Verne, fu un grande ammiratore.
Tale passione è testimoniata anche dal fascino suscitato dal romanzo Gordon Pym, che
Verne considerò sempre un’opera non conclusa dello scrittore americano. Verne,
per oltre trent'anni, si confrontò con l'idea di dare al romanzo di Poe una
degna conclusione, cosa che fece solo nel 1897 quando pubblicò La Sfinge dei
ghiacci. In esso Verne
immagina il viaggio della nave Halbrane capitanata da Len Guy alla ricerca del
fratello William comandante della Jane, il vascello sul quale era imbarcato
Gordon Pym. L'itinerario seguito dall'Halbrane è esattamente quello del romanzo
di Poe. Questa volta però i personaggi non arriveranno al Polo, ma saranno
fermati da una montagna a forma di sfinge contro la quale si schianteranno
attratti dalla sua spaventosa forza magnetica. Il mistero della fine del Gordon
Pym trova dunque una spiegazione scientifica. Nella Sfinge insieme a
Gordon Pym, al suo compagno di avventura Dirk Peters e allo stesso Poe, entra
anche Tristan da Cunha. Il narratore, lo scienziato Jeorling, vi sbarca e,
incontrando il governatore Glass, ha la certezza della veridicità del racconto
di Pym, che trova conferma nella testimonianza dell'ex caporale scozzese
riguardo al passaggio di undici anni prima della goletta Jane. Glass racconta
di come egli stesso abbia consigliato a William Guy di navigare verso sud alla
ricerca delle isole Aurora, della cui esistenza egli era stato informato da
balenieri di passaggio. A sua volta, Jeorling racconta a Glass come la Jane
fosse naufragata e di come la vicenda sia poi stata resa nota dalla
pubblicazione da parte di Poe del racconto di Pym. Verne dunque intravide in Poe
l’autore di un nuovo tipo di romanzo ed è singolare che proprio l’autore
americano e Verne venissero pubblicati nei primi numeri di Amazing stories,
la prima rivista di fantascienza[12]. L'ardire delle ipotesi formulate, la
temerarietà delle soluzioni prospettate, la veggenza negli scenari descritti,
hanno fatto di Verne un autore imprescindibile nella storia della science
fiction e i suoi romanzi hanno “nutrito” l’immaginario di intere
generazioni di giovani, così come i racconti di Edgar Allan Poe fecero ardere
la sua fantasia.
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