Gli
appassionati di krautrock ne parlano quasi come di un testo sacro.
Non potrebbe essere diversamente visto che a scriverlo è un
superfan della musica alternativa tedesca degli anni 60 e 70 che
risponde al nome di Julian Cope, musicista, scrittore, opinionista
controcorrente, conosciuto ai più per essere stato il fondatore
dei Teardrop Explodes. Dunque, prima che da critico o recensore,
Cope scrive da ascoltatore entusiasta e militante, desideroso di
condividere la propria euforia al lettore. E sinceramente questa
operazione di transfert letterario gli riesce benissimo, merito
anche della felice traduzione di Luca Fusari, che ha saggiamente
mantenuto inalterato il tono del linguaggio lucidamente folle e
caleidoscopico dell’opera originale (pubblicata per la prima volta
nel 1995 e immediatamente ristampata svariate volte) senza cadere
nel tranello di “imborghesirlo” di tic linguistici che abbondano
nei testi, spesso astrusi, del “critico musicale contemporaneo”.
Si parte,
quindi, con il piede giusto per un vero e proprio trip
intellettuale tra visionari, maghi, guru e sconvolti della scena
underground tedesco-occidentale che rispondono al nome di Tangerne
Dream, Faust, Amon Duul I e II, Can, Cluster, Ash Ra Tempel, Popol
Vuh, Neu!, Harmonia e molti altri. Sono loro i cosiddetti corrieri
cosmici che agli scontati triangoli basso/chitarra/batteria di
matrice anglo-americana antepongono i loro sperimentalismi
elettronici, i loro mantra lisergici e le loro colonne sonore
visionarie, sconvolte ed esasperate. Una musica che non cerca mai,
almeno agli inizi, il compromesso. Anzi, come sottolinea Cope, una
musica che fa del proprio carattere teutonico una qualità, anziché
un ostacolo.
Questo
succedeva in un’epoca in cui essere tedeschi non era per niente
alla moda ma come rivela un testimone di quel tempo, l’ex manager
degli Amon Duul II Werner Peper: “La nostra ingenuità e la nostra
fede non avevano confini, l’anno era il 1969. I nostri padri erano
stati i fanti di Hitler, e noi avevamo tutti un desiderio comune:
qualcosa di diverso”. Un bisogno, quasi nevrotico, di inventare e
di non copiare niente di ciò che andava di moda nella scena rock
anglosassone ben espresso dall’avventura dei Faust, forse la punta
più estrema e selvaggia di tutto il movimento, entrati subito
nella leggenda con il primo album registrato a Wumme in un vecchio
edificio scolastico ricovertito a studio di registrazione, o
dalla genesi dei Tangerine Dream, nati da un’intuizione di Edgar
Froese dopo un incontro, nel 1965, nientemeno che con Salvador
Dalì. Oltre alle storie e alle vicissitudini dei gruppi più
importanti della scena teutonica, Cope mette insieme
un’intelligente discografia. Una “top 50” del krautrock che guida
il neofita alla scoperta dei dischi assolutamente da avere con
preziose informazioni su etichette, edizioni, formazioni, ristampe
e disponibilità. Non mancano, ovviamente, note critiche e
asterischi che indicano i dischi più facili da affrontare per chi
inizia da zero.
Per finire,
una citazione che da sola sintetizza la forza di questa grande
utopia non solo musicale ripresa nell’introduzione all’edizione
2005 e tratta dal libro di E. Lecca “Breaking Glass: Avan-Garde
meets Pop Music (1996 -2001): “Se Zoroastro, Krishna, Budda o
Cristo avessero agito nel contesto della musica dei nostri giorni,
avrebbero sicuramente fatto parte della scena cosmica tedesca,
senza dubbio”.
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