È ormai antica la consuetudine di
Jean Baudrillard con la science fiction, e con la sua abilità
dalla impostazione della sua ricerca, ormai trentennale, a cavallo fra
filosofia e sociologia, e alla sua predilezione per l’Apocalisse e i suoi esegeti,
prima di tutto Nietzsche, ma anche Canetti, Bataille, Debord, e per altri versi
Foucault.
Continuando il lavoro cominciato con
Lo scambio simbolico e la morte, Le strategie fatali, L’illusione della fine e Il
delitto perfetto,
Baudrillard ci propone il passo successivo della sua riflessione, quasi in tempo reale (e mi perdonerà l’uso di
questo termine, su cui discute nel suo saggio) con i mutamenti che si sforza di
rilevare e spiegare.
Al centro di Il patto di lucidità è il concetto di realtà integrale, in effetti di ciò che rimane della realtà dopo la
sua sparizione, dopo la sua totale assimilazione da parte del virtuale – e
della capacità del Potere di imporre la sua
realtà, totalmente sterilizzata e sostituita,
quasi come la città del romanzo di Dick, e quella di L’uomo in fuga di King. Ma
questa volta su scala planetaria.
E per spiegare bene il concetto,
dopo molte pagine come sempre allusive e metaforiche, ricorre a due esempi di
indiscussa forza prima di tutto mediale: l’11 settembre 2001 e il film Minority Report,
tratto – è inutile ricordarlo – da un racconto di Philip Dick.
Dell’attentato alle Twin Towers
il sociologo francese – l’unico che riesce a parlarne senza paura, ma
contemporaneamente senza cinismo – ricorda due in particolare fra le tante
vicende umane ad esso connesse: quella del “… tecnocrate di bronzo… seppellito
sotto la polvere delle torri crollate, come uno dei corpi ritrovati nelle
rovine di Pompei.” (pag. 99) E quello ancor più significativo dell’artista che
mentre lavorava ad una scultura/autoritratto del suo proprio corpo trafitto da
aerei, perisce nell’attentato. Il burocrate che è subito archeologia, l’artista
che diventa profeta del suo destino – ancora in tempo reale. Estremo cortocircuito della storia.
Ma è con il riferimento al film
di Spielberg che Baudrillard svela il suo gioco: la possibilità sceneggiata nel
film di conoscere in anticipo l’eventualità del delitto, e poterlo perciò
prevenire mette sotto scacco il crimine stesso, ma anche la nostra possibilità
di sapere se sarebbe mai avvenuto. Lo
stesso che è successo in Iraq, e che il Potere globale vorrebbe rendere
modello per il futuro.