Suoni volanti e dischi terrestri (I parte)
di
Gennaro Fucile

 



Colonne sonore e sigle televisive, da questo punto in avanti, invece, escono da questa storia, non risultando più determinanti nella costruzione dell’immaginario in cui albergano musica e fantascienza. Nel frattempo, la narrativa di sf non sta a guardare. Tra il 1950 e il 1957 vengono anche pubblicati testi poi divenuti dei classici nella storia del genere, come I mercanti dello spazio di Fred Pohl e Cyril Kornbluth, Nascita del superuomo di Theodore Sturgeon e Un amore a Siddo di Philip José Farmer. Sono gli anni dei primi racconti di Robert Sheckley, tra cui la Settima vittima (da cui il film La decima vittima con Mastroianni), delle storie sui robot di Isaac Asimov e di un racconto, Sentinel di Arthur C. Clarke, che diverrà, in seguito, 2001 Odissea nello spazio

Proliferano le riviste, nasce il filone “sociologico”, Philip K. Dick inizia a pubblicare i suoi incubi vestiti da storie e Ron Hubbard scrive Dianetics: The Modern Science of Mental Health, pubblicato sulla più autorevole rivista del settore, Astounding Science Fiction. Intanto l’immaginario esotico esplora altri mondi a bordo degli strumenti elettronici, compresi i trucchi da sala di registrazione.

Nel 1953 la Brunswick pubblica Impressions of Outer Space, un dieci pollici di Larry Elgart. La copertina è esplicita: un astronauta fluttuante, in assenza di gravità, intorno al cratere di un asteroide. Otto brani con titoli espliciti come Space Intoxication. Nel 1955 atterra poi uno strepitoso Exploring the Unknown di Walter Schumann e il suo coro di voci spaziali. Il disco si apre con un countdown. L’anno successivo plana From Another World di Sid Bass e Music From Another World della Jay Gordon Concert Orchestra. Quest’ultimo è un tripudio di riverberi sonori, specie in apertura e chiusura dei brani, scelti dagli standard dell’epoca. Esagerato poi il duo Arturo Ferrante and Louis Teicher che scodella Soundproof con copertina degna del Forbidden Planet e Blast Off con i due bei tomi in tuta da astronauta e pianoforti Steinway preparati alla Cage, ma con l’intento (riuscito) di evocare suoni spaziali. Nel 1957 Les Baxter su Capitol registra Space Escapade, storie di viaggi nel cosmo alla scoperta di luoghi strani ma invitanti. L’ottimismo dell’epoca. Nel 1958, tocca a Russ Garcia che pubblica (su Liberty) Fantastica, album sottotitolato Music from Outer Space. In scaletta titoli come Nova (Exploding Star), Lost Souls of Saturn e Monster of Jupiter. Effetti elettronici e flauti inquietanti si occupano di creare l’atmosfera. 

Stranezze anche in The Twilight Zone, album di Marty Manning che della serie televisiva propone il tema. Non è la colonna sonora ma abbonda in tutti i brani di strumenti elettronici, dall’ondioline alle onde martenot. Altrettanto spaziale è Project Comstock: Musik From Outer Space di Franck Comstock pubblicato dalla Warner. Effetti sonori vari prodotti da una versione aggiornata del theremin e un violino elettrico. In scaletta brani come Galaxy, Journey to Infinity e (senti, senti) The Dark Side of the Moon. 

Da Attilio Mineo arriva Man in Space with Sounds che schiera una grande orchestra e spettacolari suoni elettronici. Anello tra sound space e psichedelia a venire sarà poi Lucia Pamela con Into Outer Space, musica veramente dell’altro mondo. Parallelamente, le tecnologie si fanno largo in cielo e in terra. Nel 1957 parte il primo Sputnik, la RCA commercializza la televisione a colori e pochi anni dopo, nel 1961, lancia una serie di LP incisi e mixati in Stereo Action, la vera stereofonia. Ad avvalersene in modo magistrale sarà soprattutto il pianista e direttore d’orchestra Juan Garcia Esquivel nell’esemplare Latin-Esque del 1962. Tutto queste attività spaziali non poteva lasciare insensibili gli extraterrestri e così, un bel giorno, cadde sulla Terra il primo alieno: Sun Ra.

 

    [1] (2) [3] [4]