La fantascienza ha le sue tradizioni e solo a fatica nel
tempo accetta, a volte, di liberarsene. Un classico, ad esempio,
sono i testi scritti fondandosi sullo stato reale delle
conoscenze tecnico-scientifiche per azzardarne i possibili
sviluppi. Tra i maestri del genere spiccano Isaac Asimov e
Arthur C. Clarke. Bruce Sterling ne ha raccolto il testimone e
la tentazione continua, irresistibile. Andreas Eschbach, lo
dichiara con franchezza: “Quando si tratta del futuro non
riusciamo a resistere. Sicuramente non ci riesco io. Se devo
essere sincero le storie sul futuro sono state la mia passione
fin dal primo momento in cui sono stato in grado di pensare”
(pag. 13).
Fatta questa premessa, l’autore tedesco - di cui Fanucci
ha pubblicato Miliardi di tappeti di capelli, Nippon Story e Lo
specchio di Dio - si cimenta senza timore con temi insidiosi,
dalle nanotecnologie alla demografia, il clima, l’energia,
internet, lo stato assistenziale ed i viaggi spaziali.
Il libro ha come sottotitolo Come vivremo nel XXI secolo?,
ed esplora le possibili rivoluzioni della vita quotidiana,
dell’ambiente naturale/artificiale che stiamo edificando e dei
corpi destinati a popolarli. In altre parole, Eschbach si chiede
come proseguirà il passaggio dalle fantasie scientifiche alla
fantascienza reale. Un passaggio che il paesaggio del pianeta
consumo trasmette ormai in alta definizione. A ben vedere,
infatti, il desiderio di speculare sul domani non è connaturato
solo agli scrittori di sf, ma appartiene a tutti gli abitanti
del mass market. La ricerca di una prospettiva temporale, di
qualcosa che si emancipi dal presente assoluto dominante si
segnala bene proprio su questo piano. La domanda (dei
consumatori) e l’offerta (delle aziende) chiamano innovazione
il futuro. Il nuovo è reclamato e reclamizzato ovunque e
sempre.
Eschbach esplora proprio le tecnologie che sostengono il
moto perpetuo di questa ossessione, considera ipotesi
suggestive, smaschera fanfaronate di ieri e di oggi,
apocalittiche o integrate che siano, con tono misurato e
discreta competenza scientifica, sbeffeggiando con garbo la
volontà di potenza della scienza, come a proposito delle case
intelligenti: “Il computer domestico centrale ha memorizzato
le preferenze individuali delle persone che segue dappertutto:
quando qualcuno entra in una stanza, trova le sue immagini
preferite su display supersottili appesi alle pareti,
naturalmente senza antiquate cornici, e sente ovunque la sua
musica preferita diffondersi da altoparlanti invisibili. Cosa accadrà se due persone di gusti diversi entreranno
nella stessa stanza?” (pag. 78). Se questo è davvero Il libro
del futuro, o una piacevole passeggiata nell’immaginazione
dell’autore lo si potrà scoprire con quattro agili mosse:
leggerlo, prendersi un po’ di tempo (meglio se abbondante),
rileggerlo ed entrare in un negozio qualsiasi. Tutto in quel
momento sarà chiaro.