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Anche
gli Elfi, depositari della magia nelle Quattro Terre, non sono eterei e
perfetti, ben diversamente – come visto in altre sedi – dagli Elfi di
Tolkien. Corrotti, spesso malvagi, il più delle volte indolenti e
lassisti, gli Elfi non risultano di alcun aiuto agli eroi delle storie di
Brooks. E nessun aiuto danno, nel ciclo di Landover, gli “aiutanti
magici” al protagonista Ben Holiday: le magie sconclusionate e da
prestigiatore di Questor Thews o il supporto magico di Willow possono
aiutare Ben ad uscire da alcune situazioni pericolose, ma non hanno alcun
ruolo nella soluzione delle vicende principali, che sono risolte con le
sole forze del protagonista. L’originalità e il valore della fantasy di
Brooks sta quindi proprio in questo, nel fatto cioè che le vicende
vengano risolte non con espedienti magici o armi invincibili, ma con
l’umana grandezza che i protagonisti dimostrano. Il ciclo di Landover
è, per stessa ammissione di Brooks, un’opera satirica della fantasy
canonica. Questo spiega quindi anche perché spesso gli antagonisti di Ben
Holiday siano figure caricaturali. Il drago Strabo e la Strega del
Crepuscolo, benché tratteggiati come esseri di estrema crudeltà, fanno
spesso sorridere e non sono mai, in realtà, i veri ‘cattivi’ della
storia. Il male in Brooks – come già si è visto in “L’evoluzione
del male” – assume sempre fattezze ben diverse da quelle canoniche, e
ad esempio nel primo romanzo del ciclo di Landover il male è
rappresentato dal Marchio di Ferro, che in realtà sembra essere
null’altro che la proiezione delle paure e delle angosce di Ben stesso.
Draghi, troll e streghe nella fantasy brooksiana sono cattivi di supporto,
spesso da operetta, ennesimo rovesciamento di un luogo comune della
produzione fantasy “ortodossa” che si evolve dalla fiaba classica. Insomma, appare
chiaro quindi come Brooks – pur partendo necessariamente dalle stesse
funzioni in comune con la più classica produzione fantasy – abbia
superato lo schematismo e la desolante mancanza di originalità che
caratterizza gran parte dell’attuale produzione di genere mantenendosi
ancorato al principio che l’elemento fantastico, quello magico, è
peculiare ma non principale, è insomma un espediente che non deve mai
svilire la centralità dell’uomo, sempre e comunque protagonista delle
più grandi e notevoli opere del fantastico. Questo articolo è apparso in origine sul sito Fabbricanti di Universi, curato da Roberto Paura. Si ringrazia l'autore per averne concesso la pubblicazione anche su Quaderni d'Altri Tempi. | |