Fear and Desire
di Stanley Kubrick Durante una guerra possibile, contemporanea
all’epoca in cui il film fu girato (il 1953, a pochi anni dalla
conclusione della Seconda guerra mondiale e alla fine della Guerra di
Corea), in cui non c’è gran distinzione fra i
“nostri” e i nemici – la voce fuori campo avverte
subito che la lingua parlata dagli attori è casuale – un
gruppo di quattro soldati si ritrova perduto dietro le linee nemiche,
dopo l’abbattimento dell’aereo su cui viaggiava. Il fronte
non è lontanissimo: bisogna attraversare una foresta e
abbandonare il corso di un fiume. Durante il viaggio, nelle vicinanze
del fiume, i quattro catturano una ragazza e scoprono che nei pressi
c’è un comando nemico, con a capo un generale. Lasciano
uno dei loro (un giovanissimo Paul Mazursky) a guardia della ragazza
per studiare come uccidere il generale nemico e passare il fronte. La
ragazza cerca di fuggire e viene uccisa da Mazursky, che impazzisce e
crede di essere un personaggio de La tempesta di William Shakespeare, e
fugge sul fiume, mentre gli altri tre soldati riescono a uccidere il
generale nemico e mettersi in salvo, anche se uno di loro viene ferito.
Una storia possibile, in un tempo e un territorio qualsiasi. Una guerra
qualsiasi, sempre possibile, fra stati ed eserciti fungibili. Rimangono
i contenuti del film, che poi Kubrick svilupperà in Orizzonti di
gloria, la dimensione onirica, che pure tornerà in altre opere
del regista (Shining, Eyes Wide Shut) e la citazione da Shakespeare.
Una prova di regia che già – almeno col senno di poi
– fa intravedere cosa realizzerà in seguito Kubrick.
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titolo Fear and Desire
regia Stanley Kubrick
casa di produzione Mondo Home Entertainment
principali interpreti Frank Silvera, Kenneth Harp,Virginia Leith, Paul Mazursky
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Orlando
di Sally Potter Orlando è un nobile
inglese, nato alla fine del Cinquecento, destinato a vivere per quasi
quattro secoli le più appassionanti avventure. Il film è
diviso in capitoli: Morte, Amore, Poesia, Politica, Società,
Sesso e Nascita. Come scrive Virginia Woolf, dal cui omonimo romanzo il
film è tratto, Orlando “… mutava d’io con la
rapidità stessa della sua corsa, ce n’era uno ogni nuova
curva”. Nel 1600 diviene il prediletto della regina Elisabetta;
nel 1610 si innamora di una principessa russa che al principio lo
ricambia ma poi lo abbandona; nel 1650 si appassiona alla poesia, ma
anche questa lo tradisce; decide di dedicarsi alla politica, viene
nominato ambasciatore in Turchia, ma la guerra lo mortifica; nel 1700
sperimenta il cambio di sesso, ritorna in patria indossando abiti
femminili, scontrandosi con tutti i limiti che la società
dell’epoca imponeva ad una donna sola, rifiuta di sposare un
vecchio arciduca, e nel 1850 infine conosce le gioie del sesso. La
Potter, che spesso si interroga sull’identità femminile,
trasporta il finale del film ai giorni nostri: Orlando pubblica la sua
biografia, ci appare più matura, ha con sé una figlia, e
sembra aver superato attraverso una nuova rinascita i suoi dissidi e le
sue contraddizioni, riuscendo così a recidere i vincoli che la
tenevano legata al passato. Orlando rappresenta il simbolo delle
molteplici condizioni dell’io: sperimenta, nel tentativo di
costruire un sé unitario, le infinite possibilità
dell’essere, superando anche i limiti di genere. Orlando è
un film sulla vita, sulle disillusioni, sull’identità e
sul superamento non conformista delle divisioni maschile/femminile. Un
film che trasforma il romanzo (non il più bello della Woolf) in
un capolavoro.
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titolo Orlando
regia Sally Potter
casa di produzione Cecchi Gori Home Video 2008
principali interpreti Tilda Swinton, Quentin Crisp, Jimmy Somerville
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Cous Cous
di Abdellatif Kechiche Tutto inizia con una
sculacciata che invece di restare condimento piccante di una
scappatella si rivela, in fondo al film, un episodio fatale. Siamo a
Sète, cittadina vicino Marsiglia, al porto dove lavora Slimani
(Habib Boufares) un sessantenne, padre di famiglia, divorziato, con il
posto di lavoro traballante e che continua a restare nell’orbita
della sua ex moglie, e dell’intera famiglia: figli, figlie,
nuore, generi e nipotini. Generazioni di magrebini più o meno
integrati come la nuova compagna di Slimani, Lafita (Mohamed Karaoui),
la proprietaria dell’hotel dove abita, e sua figlia Rym (una
straordinaria esordiente, Hafsia Herzi) a lui profondamente legata.
Slimani si trascina stancamente, in una vita che sembra non avere
ancora molto da offrirgli, ma mentre lavora alla rottamazione di un
vecchio peschereccio ha un’illuminazione e decide di
concretizzare un sogno: aprire un ristorante. Piatto forte del menu
sarà il cous cous, pietanza che la sua ex moglie Souad
(Bouraouïa Marzouk) prepara con rara maestria. Slimani, che non
può permettersi un locale, ha infatti deciso di aprire il
ristorante sul vecchio relitto, che inizia a ristrutturare aiutato da
amici e parenti. Oltre al denaro, però, c’è un
altro ostacolo da superare, per certi versi più potente: la
burocrazia. Slimani deve farsi largo tra autorizzazioni e permessi e
per vincere le resistenze delle autorità preposte decide di
inaugurare il ristorante con una grande festa alla quale invita tutti
quelli che contano per dimostrare di essere degno di fiducia, di
credito. Nei suoi programmi tutta la serata dovrà ruotare
intorno al prelibato cous cous, preparato da Souad, con contorno di
musiche suonate da un gruppo di attempati musicisti pronti a dare una
mano a un amico. Slimani affida l’organizzazione ai figli. Uno di
loro, Majid (Sami Zitouni), però riconosce tra gli ospiti, la
signora da lui sculacciata nelle prime scene… Festa rovinata.
Rym cercherà di salvarla producendosi in una vertiginosa danza
del ventre, che il regista franco-tunisino intreccia con un doloroso
inseguimento ad opera di Slimani, dando luogo a un doppio finale che
qui non sveleremo. Storia minima, commuovente retta da dialoghi anche
fittissimi in alcune scene, e che regala momenti di grande cinema, come
nell’affollato pranzo di famiglia nella casa dell’ex moglie
di Slimani: sette minuti di macchina a mano riprendendo con ritmo
perfetto blablabla, stupidaggini, chiacchiere varie e altri cazzeggi.
Un girato e un montato magistrale. Attori non professionisti, tranne
l’esordiente Herzi. In commercio è disponibile anche
un’edizione speciale che tra i contenuti extra riporta la
versione integrale della danza del ventre: 43 minuti.
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titolo Cous Cous
regia Abdellatif Kechiche
casa di produzione Lucky Red Distribuzione
principali interpreti Habib
Boufares, Bouraouïa Marzouk, Faridah Benkhetache, Sabrina Ouazani,
Hafsia Herzi, Sabrina Ouazani, Hafsia Herzi, Sami Zitouni, Mohamed
Karaoui
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