AAA... Apocalisse cercasi | di Giorgio Signori | |
Tornando alle varie speculazioni sulla fine del mondo, la dimensione escatologica giudaico-cristiana è stata tra le primissime a ragionarvi, un esempio illuminante è la Bibbia, nella quale si riporta da un lato la Genesi (il cui racconto della creazione, come noto, è articolato su sette giorni, ricalcando anche in questo caso un’unità ciclica di misura astronomica, la settimana), dall’altro l’Apocalisse. Come noto, il Cristianesimo è una religione rivelata, e anche l’Apocalisse viene annunciata nella forma della profezia. Ciò rispetta già in partenza uno dei punti fondamentali precedentemente messi in evidenza: la consapevolezza, cioè l’informazione, la comunicazione da uno a molti di ciò che avverrà. Il concetto cristiano di rivelazione incarna questo principio per il quale i profeti diventano veri ripetitori mediatici della parola di Dio. Ma anche il secondo punto viene rispettato: l’Apocalisse è inevitabile. Nessuno può impedire che accada, nessuno può fare in modo di ritardarla, nessuno può fare altro che accettarla, cercando nel frattempo di meritarsi un posticino in Paradiso perché, cogliendo l’occasione, si provvederà anche al Giudizio Universale, aggiunta dottrinale ed educativa della religione. Da notare che anche la stessa Apocalisse segue una struttura ciclica (un primo combattimento contro Satana, un periodo di mille anni e un secondo definitivo combattimento), così come in molte culture la fine dei tempi ha un’architettura ciclica (in quella greca Esiodo la descriveva con il ritorno alla primigenia età dell’oro, successivamente a quella dell’argento, del bronzo e del ferro), confermando come l’idea della ciclicità sia fondante dell’idea di fine. Così come nella cultura islamica i riferimenti sono molteplici, e non dissimili da quelli biblici sia in termini di inevitabilità: “La scienza di ciò appartiene ad Allah”, recita il Corano, sia di informazione: ancora nel Corano si legge che “In verità l'Ora è imminente, anche se la tengo celata, affinché ogni anima sia compensata delle opere sue.” Un esempio di altro tipo e altro tempo è rappresentato da una forma storica di predizione della fine del mondo, cioè quella derivante dall’annichilimento di ogni forma di vita sulla superficie terrestre come conseguenza della guerra atomica, durante i lunghi anni della Guerra Fredda. Due dottrine in quegli anni erano propagandate: quella che prevedeva l’inevitabilità del conflitto, e la MAD (acronimo non del tutto casuale per “Mutual Assured Destruction”, cioè distruzione reciproca assicurata”) (Pinzani, 1992). La teoria dell’inevitabilità del conflitto risponde al primo criterio, cioè quello dell’informazione e della consapevolezza. Non fa proprie indicazioni temporali sulla data del conflitto definitivo (esattamente come le rivelazioni religiose sono prive di riferimenti sull’ora e i tempi dell’Apocalisse), assicura soltanto che ci sarà. La teoria della MAD soddisfa invece il principio dell’inevitabilità: ciò che si sa è che una volta iniziato il conflitto, le reazioni a catena saranno tali da generare inevitabilmente la completa distruzione di entrambe le superpotenze interessate, prospettiva, giusto per usare un termine ricorrente, apocalittica. Il principio identifica la corrente di pensiero che caratterizza la prima e più accesa fase della Guerra Fredda, corrente secondo la quale i modelli dei due sistemi, capitalista e comunista, evolvendosi, non avrebbero potuto fare a meno di confliggere. | ||
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