The Ogun Collection
di Blue Notes
A metà degli anni Sessanta dei musicisti provenienti, o
meglio in fuga dal Sudafrica approdarono a Londra dopo un discreto
peregrinare. Erano i membri di un gruppo denominato Blue Notes. |
di Blue Notes
titolo
The Ogun Collection
etichetta Ogun
distributore Ird
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Tra questi vi era il contrabbassista Harry Miller, che poi nel 1974
fondò proprio la casa discografica Ogun. Miller non
c’è più, ma sua moglie Haze ha preso da qualche
anno a ripubblicare il meglio del catalogo. Quanto a lutti, la storia
dei Blue Notes ne è piena oltremisura e segnata da incontri
musicali in ricordo dei compagni via via scomparsi. Facciamo,
però, un passo indietro. Prima di lasciare il Sudafrica, i Blue
Notes registrarono a Durban nel 1964 un concerto pubblicato solo nel
1995 con il titolo Live in South Afrika 1964.
In bell’evidenza, subito, la grande vena compositiva di Pukwana,
autore di quattro brani su sette, tra cui la splendida ballad B My Dear e di McGregor che ne firma due (Vortex Special e la trascinante Now).
In bella mostra anche Moyake, musicista dotato, finemente ispirato a
Coleman Hawkins. Per la verità tutti suonano già
magnificamente, riuscendo ad essere trascinanti ed emozionanti, anche
se sconfinanti di poco dall’hard bop. Subito dopo, i sei
espatriarono e Blue Notes fu accantonato come progetto con
l’insediamento nella capitale inglese. Nel 1968 uscì Very Urgent,
prodotto da Joe Boyd per la Polydor e pubblicato a nome The Chris
McGregor Group. Il sestetto all’opera era in pratica la
formazione dei Blue Notes, tranne Moyake, sostituito da Ronnie Beer e
dove, tra l’altro, compariva proprio B My Dear con il titolo Marie My Dear. Subito
dopoMcGregor varò la prima sontuosa formazione della Brotherhood
of Breath, orchestra che portava a definitiva sintesi quel
meticciamento tra free jazz e kwela music, che segnò in modo
sostanziale l’allora nascente british jazz. Così, quando
nel 1975 scomparve Mongezi Feza, l’orchestra e i suoi membri
avevano già realizzato diversi importanti lavori. I superstiti
(McGregor, Pukwana, Dyani e Moholo ) si ritrovarono per registrare un
estatico requiem, Blue Notes For Mongezi, session lunga tre
ore e mezza registrata il 23 dicembre 1975. Suddivisa in quattro
movimenti la suite è un viaggio nella loro storia musicale con
lunghe divagazioni free, citazioni (come non pensare a tratti ad Albert
Ayler), momenti più gioiosi legati al folklore musicale
sudafricano. Compatti, inesauribili, quasi in trance qui i Blue Notes
sprigionano momenti di rara bellezza. Il doppio album in vinile
conteneva solo degli estratti (si fa per dire, erano pur sempre quattro
facciate di durata compresa tra i 19 e i 23 minuti), mentre qui in due
cd viene riproposto tutto quanto venne registrato (il che non equivale
a tutto quanto venne suonato): due ore e mezza di epico, dolente,
furibondo, malinconico ricordo dell’amico scomparso. Il quartetto
ebbe modo di suonare in diverse occasioni e ne scaturì un The Blue Notes in Concert (di cui in vinile apparve un Volume 1).
Si tratta di un concerto tenuto il 16 aprile del 1977 al 100 Club di
Londra, di cui si recuperano tracce rimaste fuori
dall’ellepì. Performance che non ha il lento incedere
della trenodia per Mongezi, ma è giocata su tempi più
stringenti. Ricompare la Now del concerto sudafricano, qui ribattezzata Manje,
nervosa, spigolosa, meno propensa allo swing, a procedere per linee
rette, resa invece più astratta in un’affascinante
rivisitazione. Si riprendono traditional, come We Nduna e Kudala,
temi coinvolgenti come da… tradizione. Trascorrono altri dieci
anni ed è Johnny Dyani ad andarsene. In tre si riuniscono per
registrare Blue Notes For Johnny, disco molto diverso
dall’omaggio a Mongezi. Si rileggono pagine del songbook di
Dyani, affrontate senza l’apporto di un contrabbassista.
L’impegno profuso è totale, quasi a voler anche in questa
occasione spendere ogni energia in una catartica performance
d’addio. Si viaggia tra blues, bop, improvvisazioni e robuste
ballad con una disinvoltura sempre stupefacente. Irresistibile Funk Dem Dudu, esemplare l’improvvisazione tra McGregor e Moholo in Monks & Mbizo, gustosa la swingante Blues For Nick
di Pukwana. In questa edizione compaiono anche tre alternate track. La
vicenda discografica finì lì. Nel 1990 lasciarono il
pianeta anche McGregor e Pukwana.
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Gennaro Fucile |
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