The Last Camel In Paris
di Terry Riley
La Elision Fields prosegue nel meticoloso lavoro di recupero delle registrazioni realizzate da Riley negli anni Sessanta e Settanta. Si tratta perlopiù di ristampe, dalle colonne sonore Les Yeux Fermes & Lifespan (vedi Quaderni D’Altri Tempi n.IX) a The Gift, ripubblicato quest’anno, disco dove risiede anche un’illuminata seduta (sempre a Parigi) con Chet Baker risalente al 1963. Ora è il turno di un concerto tenuto al teatro Edouard VII di Parigi il 10 novenbre 1978 e finora mai pubblicato. Una registrazione che segue di poco la pubblicazione di Shri Camel, lavoro che vedeva il musicista californiano impegnato a ricercare l’incrocio ideale tra le linee melodiche del contrappunto occidentale e la struttura modale dei raga indiani, mettendo ancor meglio a frutto la lezione impartitagli dal maestro Pandit Pran Nath. Proprio a partire dai materiali sonori di Shri Camel, Riley costruì il concerto, concependolo come una sola ininterrotta improvvisazione di circa un’ora, che il cd ora suddivide in dieci tracce. Lunghe volute di suoni, dalle movenze dinoccolate come quelle di un cammello (forse da qui il titolo), che si inoltrano nell’infinito. Anche in questa occasione, come era tipico delle performance tenute in quegli anni da Riley in compagnia di un organo elettrico, si srotola un magico tappeto sonoro che si distende sinuoso, a tratti anche un po’ spettrale, svelando lentamente la propria trama e riuscendo, ancora una volta, ad aprire davvero le porte della percezione in una immaginaria cerimonia officiata dal peyote. Un Bach psichedelico che per l’occasione adopera un organo appositamente modificato per poter utilizzare quattro canali, due per i suoni in tempo reale e due per quelli in delay. Non certo il disco da cui iniziare la scoperta del mondo musicale di Riley, ma assolutamente imperdibile per chi invece è già addentro alle sue magie ipnotiche. Soddisfacente la qualità della registrazione. Gennaro Fucile |
di Terry Riley
titolo The Last Camel In Paris
etichetta Elision Fields
distribuzione Goodfellas
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Sloppy Ground
di Eric Chenaux
L’etichetta canadese Constellation ha costruito la sua fama su strazianti voci femminili, sul fascino elettronico e sugli sperimentalismi di band già di culto come Goodspeed You! Black Emperor e Silver Mt Zion. Ma sta ora andando verso produzioni dichiaratamente folk. È il caso di Eric Cheneaux e delle sue ballad nostalgiche e sotterranee. Dopo un passato eclettico, dal post-punk al jazz alla wave psichedelica, Cheneaux è approdato all’etichetta di Montreal. Ora, al suo secondo lavoro per la Constellation, il songwriter canadese stende sul pentagramma un progetto classico, a variazioni minime sulle linee di una tradizione solida come quella del cantautorato nordamericano. È il cantato il punto su cui, evidentemente, punta Sloppy Ground. Am I lovely. È il brano d’apertura e presenta un canto delicato che si impone sullo strumentale lasciandolo sullo sfondo. La voce di Eric Chenaux si trascina su se stessa, e introduce spesso, come nell’intensa Rest you daylights una melodia scivolosa in cui la batteria di Nick Freaser ha un fumoso incedere jazzato. È un tono che oscilla lentamente, quello di Chenaux, quasi a tratteggiare una monotonia vocale che si riproduce traccia per traccia, lasciando sullo sfondo brevi dissonanze classicamente post-rock, arrangiamenti minimali, e sfumature jazz. A sentire le nove tracce di Sloppy ground ci si ricorda immediatamente delle note autunnali del maestro Will Oldham, le chitarre tentano incursioni nel passato, provando a tornare indietro di un trentennio (in Love don’t change ad esempio), facendo il paio ad un violino talvolta silenziosamente nostalgico che ha vagamente l’eco di Warren Ellis (Bed Seeds; Dirty Three). Ma Cheneaux mischia anche le carte (come nella title track), e allora Sloppy Ground si chiude affacciandosi nella vecchia Irlanda. Livio Santoro |
di Eric Chenaux
titolo Sloppy Ground
etichetta Constellation
distribuzione SRD
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More Light
di Trank Zappa Grappa In Varese?
Beh, già dal nome di questo gruppo svizzero-belga si capisce subito da che parte si va a parare. Trank sta appunto per Frank (Zappa) e Varèse non è altro che il famoso compositore Edgar, ispiratore dell’opera zappiana (“l’influenza di Varèse, e soprattutto, di “Ionisation” nella musica di Zappa è evidente anche a un ascolto superficiale. L’uso di blocchi di suoni, un approccio timbrico piuttosto che tonale, i tempi pluricomposti sono tratti distintivi del suo lavoro” da Frank Zappa di Barry Miles, Vite Narrate- Feltrinelli, Milano, 2007). Ma questo gioco di parole non è solo un astuto calembour studiato per calamitare i nostalgici dell’ex leader dei Mothers of Invention, è molto di più. Merito di Markus Strauss, sassofonista elvetico e compositore di tutti i nove brani in scaletta registrati dal vivo a Liegi nel novembre 2007, che ha riunito intorno a sé per l’occasione una band straordinaria. Fatta di musicisti davvero “absolutely free” come Michel Deville e Laurent Delchambre, due membri del gruppo belga The Wrong Object, già protagonista di numerose incursioni zappiane e noto per aver collaborato con jazzisti inglesi come Annie Whitehead, Harry Beckett e l’ultimo Elton Dean, e come il bassista Damien Campion, musicista eclettico che passa senza scomporsi dal jazz “mainstream” del John Taylor’s Doublebass Quintet al free punk rock del trio The Friendly Dogs. Un gruppo dove l’ispirazione viene non solo da Zappa, ma anche da Coltrane, Hendrix, Weather Report, Soft Machine, Gong e… Guillaume de Machaut, compositore del 1400. A dirlo è Geoff Leigh, ex Henry Cow, che in una breve ma densa nota di copertina, informa l’ascoltatore sull’humus musicale che nutre i TZGV. Si poteva forse dire qualcosa di più: forse per modestia, Leigh si è dimenticato proprio di citare il gruppo caposcuola del movimento Rock in Opposition, gli Henry Cow. Gli assoli torrenziali di Strauss o i non pochi momenti di improvvisazione dei TZGV ricordano infatti molto da vicino il gruppo di Cambridge. In definitiva, un album riuscito che piacerà a chi non si ferma al primo ascolto, ma ama sperimentare e scoprire tesori solo apparentemente segreti. Claudio Bonomi |
di Trank Zappa Grappa In Varese?
titolo More Light
etichetta Fazzul Music
distribuzione propria (www.fazzulmusic.ch)
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