Il dilemma dell’onnivoro
di Michael Pollan
Un viaggio dantesco, prima giù agli inferi, poi in lenta ascesa verso un possibile paradiso alimentare. Corposo dossier sull’industria del cibo, quello di Pollan si inserisce tra le cose migliori del filone ormai rigoglioso dell’inchiesta sulle filiere alimentari. Il risultato risulta piuttosto indigesto: un secco atto d’accusa all’industria del cibo made in Usa. Assolutamente imperdibili le pagine dedicate alle sconfinate distese di piante di mais e agli orrori degli allevamenti intensivi di bovini alimentati con sbobbe a base di mais, all’abominevole alimentazione degli umani a base di bistecche che, in ultima analisi, sono a base di mais … tirate due semplici somme, si arriva alla fine di questa scorpacciata di cibo spazzatura a concludere che quasi il 75% dei cibi o bevande che consumiamo contengono derivati del mais. Morale: gli esseri umani sono vere e proprie pannocchie con le gambe. La faccenda, a dir la verità era nota da tempo, risale quantomeno ai Maya che per primi intuirono la capacità della pianta di affermarsi sull’ambiente circostante. Il mais così come lo descrive Pollan, somiglia poi curiosamente a quella cosa descritta da John Sladek nel romanzo di fantascienza Il meccanismo riproduttivo (Mechasm, 1968) che non si pone altro scopo che riprodursi e per farlo divora il mondo. Tornando a Pollan, la sua indagine procede dal sistema industriale, partendo da una mega-fattoria della Iowa (curioso: Sladek era nato nello Iowa), all’agricoltura biologica in un’azienda della Virginia, per poi approdare all'alimentazione basata su caccia e raccolta. L'esito risulta piuttosto indigesto: un secco atto d’accusa all’industria del cibo. Eppure tutto era iniziato con domande banali, tipici dilemmi per onnivori più o meno evoluti, domande tipo: questo cibo, così esageratamente saporito, è dannoso per la mia salute? Cosa si nasconde dietro ai nomi impronunciabili di alcuni ingredienti del cibo che sto masticando? Sana curiosità, sane verità, insana realtà. Gennaro Fucile |
di Michael Pollan
titolo Il dilemma dell’onnivoro
editore Adelphi, Milano, 2008
pagine
487
prezzo € 28,00
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Il biocapitalismo
di Vanni Codeluppi
C’era una volta il capitalismo avido di sangue, un vampiro incollato lungo tutta la giornata lavorativa al collo del proletario, succhiando plusvalore a più non posso. A quei tempi, però, ricorda Codeluppi, fu proprio l’implacabile avversario del capitale, Karl Marx a intuire che anche il consumatore rivestiva un ruolo non indifferente nel processo di creazione del valore. Scrive Codeluppi: “Marx in Per la critica dell’economia politica è stato il primo a sviluppare l’idea che il consumatore possa svolgere un ruolo attivo all’interno del sistema economico”. Si sta parlando di un’altra epoca, ormai conclusasi, nel corso della quale il capitalismo è stato sempre accostato per analogia alla figura del vampiro. Epoca abbondantemente oltrepassata e Codeluppi suggerisce un necessario aggiornamento, indicando nel cannibale la figura che meglio incarna le logiche attuali del capitale. Un tipo particolare di cannibale, insaziabile, spinto “da un irrefrenabile impulso all’autofagia”, a mangiare se stesso. Questo è metaforicamente il biocapitalismo, il cui tratto distintivo consiste nella capacità di penetrare fino nell’intimo della vita degli uomini, producendo valore economico non soltanto usando il corpo come strumento materiale di lavoro, ma agendo sulle componenti biologiche, mentali, relazionali e affettive degli individui. Un processo di appropriazione da parte delle imprese che si dispiega appieno operando nella sfera del consumo, dove possono intervenire in profondità sulle emozioni e sugli affetti, sui corpi e sulle menti, non a caso si insiste tanto sulla shopping experience, utilizzando strumenti di comunicazione potenti come la marca, dispositivo narrativo di grande suggestione e il cinema, ad esempio con la pratica ormai diffusissima del product placement, ovvero della presenza di prodotti/marche reali all’interno della fiction. Abbiamo un futuro alternativo alla barbarie? Considerato che Codeluppi non può proprio dirsi un pensatore estremo e visto lo scenario che dipinge, la risposta è… Gennaro Fucile |
di Vanni Codeluppi
titolo
Il
biocapitalismo
editore Bollati Boringhieri, Torino, 2008
pagine
116
prezzo € 11,50
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