Steve Miller Trio Meets Elton Dean
di Steve Miller Trio
Inverno 1985, il pianista Steve Miller (1943-1988) insieme a Tony Moore (contrabbasso) e a Eddie Prévost (batteria) organizza una serie di concerti al Bull&Gate di Londra denominati “Meetings with Remarkable Saxophonists”. Invitati: Harrison Smith, Lol Coxhill, Elton Dean e Bobby Wellins che suonano per quattro lunedì consecutivi. Da quell’esperienza proveniva il doppio della Matchless Miller’s Tale uscito nel 1986 con il trio “accompagnato” da Lol Coxhill. Ugualmente interessante è questa session del trio con l’ex Soft Machine all’amato saxello: niente a vedere però con il Miller lirico e blueseggiante degli esordi con i Delivery o con quello più introspettivo dalle trame dolcemente jazzy e malinconiche dei due dischi Caroline con Lol Coxhill (recentemente ristampati dalla Cuneiform insieme a un’ora abbondante di registrazioni inedite, vedi Quaderni D’Altri Tempi IX). Qui l’improvvisazione regna sovrana con un Miller “finalmente” liberato da ogni sovrastruttura o genere di riferimento. Ma si tratta di un free sottile con un Dean controllato, mai sopra le righe, con Miller che alterna fraseggi ficcanti, sostenuti dal drumming irrequieto di Prévost, a momenti di assoluta pacatezza quasi melodici come in Bishop of Storford dove i musicisti sembrano impegnati a rincorrere un brandello di tema. Degno di nota è poi l’interplay con Dean, da non far rimpiangere quello che Miller intrecciava con il Bald Soprano Coxhill. Ma forse il brano più interessante del cd è la track conclusiva registrata nel 1976 con Dean all’alto e Pip Pyle alla batteria. Si tratta di One For Three, una rielaborazione di One For You, ballad contenuta in Miller/Coxhill del 1973. Qui si avverte tutta la tensione di Miller, allora alle prese con una crisi artistica-psicologica che lo portò fuori dalle scene per una decina d’anni, nel ricercare modelli espressivi alternativi, vicini al free. E a inventare una musica non più avvolta dal classico timbro impressionistico, ma ugualmente affascinante: più spontanea e, forse, più mestamente malinconica. Claudio Bonomi |
di Steve Miller Trio
titolo
Steve Miller Trio Meets Elton Dean etichetta Reel Recordings
distribuzione
www.reelrecordings.org |
|
[ torna a ascolti ] |
|
Dune
di Humi (Hugh Hopper & Yumi Hara
Cawkwell)
Musicista leggendario per chi lo ha seguito dalle prime gesta con i Wilde Flowers in quel di Canterbury ai Soft Machine e poi nella lunga disomogenea carriera solistica, dal primo album 1984 al recente Clear Frame, con Lol Coxhill, Charles Hayward, Orphy Robinson e il super ospite Robert Wyatt. Musicista leggendario e infaticabile ricercatore, che spesso si è avventurato nell’iterazione di suoni elettronici nel segno di Terry Riley, come già nella morbida macchina (ai tempi di Spaced e Six) o, ad esempio, in un altro lavoro in duo (con Mark Hewins), Adreamor del 1998, oltre poi al celebre esordio orwelliano. Quest’ultima fatica con la tastierista giapponese Yumi Hara Cawkwell (già nel giro delle Frank Chickens, bazzicato anche da Steve Beresford e David Toop) è, infatti, ben differente non solo da Clear Frame, ma anche dal precedente Numero d'vol. In questo Dune Hopper è alle prese con lunghe, dilatate sequenze di suoni elettronici, di inquietanti tappeti sonori ricamati all’organo (nella coppia Awayuki I e II) o, quando più rarefatti, al pianoforte, protagonista soprattutto in Long Dune, Shiranui e Circular Dune. Il suo basso solido come sempre si sporca volutamente, asseconda loops, vocalizzi e il canto alieno della sua partner in Seki no Gohonmatsu e in Hopeful Impressions Of Happiness. L’Hopper più machiniano spunta con il fuzz-bass di Scattered Forest, pulsante, nervoso, ma anche atmosferico. In sottofondo riecheggia anche in Distant Dune, con tanto di riff rockeggiante accennato in chiusura. Musica senza genere, che li attraversa tutti, come è sempre piaciuto a questo coraggioso sperimentatore, ora alle prese – è notizia recente – con una malattia che minaccia seriamente la sua salute. Dopo quarant’anni di sfide musicali concluse con successo, auguriamo al leggendario uomo di Canterbury di vincere anche questa sua personale battaglia. Gennaro Fucile |
di Humi
(Hugh Hopper & Yumi Hara Cawkwell) titolo Dune
etichetta Moonjune Records
distribuzione Ird
|
|
[ torna a ascolti ] |
|
Al Dente
di Soft Heap
Si tratta di un concerto dei Soft Heap (Hugh Hopper, Elton Dean, Alan Gowen e Pip Pyle) registrato al Phoenix Club di Londra nel novembre del 1978: una rara registrazione che mette in luce il virtuosismo di quattro “regolari” della scena jazz e progressive di allora che già si conoscevano molto bene. Hopper e Dean avevano militato insieme nei Soft Machine, Hopper conosceva Pyle dai tempi degli Isotope e aveva ottimi rapporti con Gowen, tanto che nello stesso anno del concerto al Phoenix va in studio con il tastierista per le session del secondo album Gilgamesh, il gruppo di Gowen. E Dean, a sua volta, andava più o meno nello stesso periodo a casa di Gowen, a Tooting a sud di Londra, a provare nuove composizioni con alla batteria Pyle. E quest’ultimo era amico di Gowen sin dai tempi della fondazione degli Hatfield and The North. Qui, però non ci sono le progressioni corali o le odissee compositive dei Soft Machine e nemmeno i raffinati e intricati mosaici jazzy dei Gilgamesh. Ma siamo di fronte a una bella, ma onesta e piacevole fusion britannica. Certo, suonata divinamente: deliziosi, ad esempio, gli interplay tra il saxello di Dean e il piano elettrico di Gowen, ma il tutto è sempre molto composto. Quasi una prova generale per progetti più coraggiosi. Solo a volte si vola veramente alto: con Hopper, nella machiniana Circle Line, o nella finale One For Lee di Dean, da sempre uno dei pezzi forti del repertorio del sassofonista, che qui registra uno dei suoi iperassoli più vibranti. Claudio Bonomi |
di Soft Heap
titolo Al Dente
etichetta Reel Recordings
distribuzione
www.reelrecordings.org |
|
[ torna a ascolti ] |
||