Stockhausen
è diventato compositore imprescindibile per le nuove leve
che si sono affacciate nel mondo della musica dagli anni Sessanta fino
ai giorno nostri e per capirlo dobbiamo ricorrere alle parole di Paul
Valery: “onore agli artisti che avanzano
nell’arbitrio e lasciano dietro di se la
necessità5”. Egli è forse il primo
è più eclatante caso di trasversalità
musicale, la cui opera inizia a divenire fonte di ispirazione per
musicisti che operano in altre aree, cioè jazz e rock-pop.
Tale condizione gli permette di scendere da una visione troppo
cattedratica della musica e di affrontare più concretamente
i problemi in maniera più diretta. È infatti
significativo che gli alfieri della musica rock-elettronica tedesca,
come quelli sopra citati, vedano in lui una sorta di punto di partenza
soprattutto nell’utilizzo del suono elettronico che intende
definire una realtà dello spazio sonoro che verrà
definito “cosmico”. Nella sua orbita
rientrano anche formazioni che operano sì in ambito
elettronico, ma su versanti più space age ed exotica come i
raffinati Stock Hausen & Walkman, il cui nome è
tutto un programma e il loro album Organ Transplants Vol.16
è un piccolo gioiello di citazionismo. Anche gruppi come i
Future Sound Of London o i Coil nel loro esprimere una musica legata
alla dimensione del flusso-sonoro gli debbono sicuramente molto dal
punto di vista poetico. Infine, celeberrima è
l’inclusione dell’artista tra i personaggi che
popolano la copertina del beatlesiano Sergent
Pepper’s Lonely Hearts Club Band, opera che prese
forma proprio in virtù dell’impiego in modo
organico dello studio di registrazione come strumento. Qualcosa di
più, quindi, del semplice omaggio, quello dei Beatles.
Quello di Stockhausen è un suono che diviene in molti casi
visibile. Nell’ultimo concerto tenuto in Italia, a Roma al Parco
della musica, nel presentare la sua prima composizione egli
predispone tutto in modo tale che i suoni si muovano lungo i quattro
lati della sala, divenendo una vera proiezione sonora.
Il tutto poi arricchito, alla maniera del Gesang der Junglinge,
con l’immissione di alcuni archetipi vocali che danno una
ulteriore aura di mistero a questa che definiamo proiezione
sonora. Ma è forse la presenza di qualcosa di
archetipico ed eterno nella musica del compositore di Colonia che gli
dà una dimensione superlativa ed è
ciò che lo innalza rispetto ai suoi pur geniali
contemporanei. Infatti la musica di Stockhausen possiede quel requisito
di a-temporalità che rende la sua musica così
inaspettata così misteriosa, tale da renderla
così infinita. Verrebbe da dire così infinita
come solo le grandi creazioni musicali ed artistiche sanno essere. In
conclusione vorremo augurare a Stockhausen, come lui stesso ad inizio
concerto aveva fatto agli spettatori del suo concerto romano : buon
viaggio nello spazio infinito; buon viaggio a te
nello spazio infinito Karlheinz...
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