Con
questa breve digressione si vuole solo sottolineare come i mezzi di
comunicazione di ogni genere, pur avendo avuto il merito di tener vivo
nella memoria storica determinate icone della frontiera americana, non
sono sempre stati generosi verso i personaggi che andavano a
rappresentare, dandone una rappresentazione lievemente distorta, vuoi
per errate interpretazioni, vuoi per determinati pregiudizi, vuoi per
esigenze di copione. Custer ovviamente non fa eccezione. Ma
perché? Già all’epoca egli era
considerato un individuo particolarmente impulsivo, poco dedito al
compromesso, troppo (davvero troppo!) pieno di sé; un
ufficiale difficilmente inquadrabile e controllabile, a cominciare dai
suoi stessi superiori, che non avevano piena fiducia in lui proprio a
causa del suo carattere, ora tranquillo e affidabile, ora spinto da una
foga militaresca derivante dalla sua voglia di dar sfogo a uno
smisurato ego che rischiava di mettere in pericolo anche gli uomini al
suo comando. Sopra ogni altra cosa però, colpì
ovviamente la sua tragica disfatta finale che, se da un lato fu motivo
di rinvigorimento della politica di sottomissione nei confronti dei
nativi americani, dall’altro forgiò il mito del
giovane militare fanatico che spara prima di pensare. Non è
così.
Come si vedrà più avanti chiunque al suo
posto avrebbe subìto una disastrosa sconfitta. Custer resta
perciò un valido ufficiale nonché un uomo
fondamentalmente onesto; il vero interrogativo da porsi è
quanti registi o scrittori si siano fatti trascinare più dal
mito che dalla realtà. Forse la fiction richiede
più la fantasia che la verità per raccontare le
sue storie. Ma ora è tempo di continuare ad analizzare la
figura dello sterminatore di indiani. Il giovane e
indisciplinato cadetto di West Point si distinse infatti già
a soli ventitrè anni comandando una brigata di cavalleria
unionista durante la triste esperienza della sanguinosa guerra civile e
lì fu nominato generale di brigata. Iniziò la sua
leggenda; ma anche l’amore dolce e premuroso per la sua
futura moglie Elizabeth “Libbie” Bacon. Erano anche
gli anni della straordinaria e purtroppo infelice duplice presidenza di
Abraham Lincoln. Delle idee politiche del giovane Custer poco ci
interessa, anche se hanno avuto peso nella sua tragica fine. Pare che
egli nascesse democratico ma che non sembrasse favorevole
all’abolizione della schiavitù.
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