Trilogia di Magdeburg. I L’eretico – II La furia – III Il demone

di Alan D. Altieri

Corbaccio, Milano,

I pagg. 398, € 18,60, 2005

II pagg. 856, €22,00, 2006

III pagg. 666, € 19,60, 2007

 





 

Trilogia di Magdeburg. I L’eretico – II La furia – III Il demone di Alan D. Altieri

 

La dimensione iperbolica della narrativa di Alan Altieri lascia futuro prossimo della Los Angeles di Città d’ombre e del Kondor e si mette al servizio di una narrazione storica ambientata in uno dei periodi più importanti della storia europea, per certi versi una delle fasi di gestazione della Modernità: la Guerra dei Trent’anni, conflitto di fondazione dello statuto di tutte le guerre civili successive, della giustificazione divina dei massacri, della logica della terra bruciata e dello sterminio per motivi ideologici (quelli proclamati in pubblico: le motivazioni private sono altra cosa, sicuramente meno ammissibili, se non in un confessionale compiacente…)

Su questo sfondo di devastazioni, saccheggi, carestie e massacri si svolge la vicenda di uno strano guerriero invincibile e dei suoi compagni di strada, gente che ha sofferto e si avventura fra le sofferenze del mondo, guidata da una logica sconosciuta e lontana, quella dei guerrieri ninjia, e di una monaca indecifrabile e coraggiosa. E naturalmente di un bestiario di farabutti della peggiore specie, appartenenti alla nobiltà secolare e a quella sacra, di fronte ai quali anche l’Eimerich dell’amico di Altieri, Valerio Evangelisti, sembra un brav’uomo, e dei loro uomini di mano, equamente divisi fra mercenari e uomini di chiesa.

Il romanzo, veloce, colmo di colpi di scena, e di quelle situazioni cinicamente melodrammatiche cui ci ha abituato l’autore, mette al suo centro la capacità degli uomini di infliggere sofferenza e dolore, di avere in totale spregio la vita e i destini degli altri, le origini di una lunga scia di sangue che porta all’oggi, e che cominciata con un conflitto fra dottrine vicine (cattolici e protestanti) si è dipanata fino ad oggi (pensiamo all’Ulster), trasferendosi da quella cristiana ad altre religioni (pensiamo alle guerre fra sciiti e sunniti…), e mostrando come, spesso, la religione si accompagni più volentieri all’intolleranza che alla comprensione e alla carità.

La dimensione universale e apocalittica della catastrofe messa in scena da Altieri rimanda all’oggi, e a uno dei nostri futuri possibili, come d’altra parte lo stesso autore spiega nelle note finali, quando dichiara di essersi ispirato alla fantascienza post guerra atomica: la polvere, il vento, i cieli plumbei, il caldo feroce d’estate, il freddo micidiale d’inverno, la morte dei sentimenti e delle anime provengono direttamente da quell’immaginario, creando un ideale corto circuito fra il nostro più oscuro passato e le previsioni peggiori del nostro futuro.

Insomma, le polvere, il sangue, le mosche, l’odore che Fabrizio De André cantava in uno degli Intermezzi del suo Tutti morimmo a stento tanti anni fa…

Unica speranza, i legami d’amore e d’amicizia che legano fra loro i pochi ancora capaci di sentimenti umani, come scopriremo nel finale, melodrammatico ma ineccepibile, di questo western fuori tempo infinito e da divorare in una volta sola.

     Recensione di a.f.