Un Matheson inconsueto, in questo
primo romanzo della Trilogia in nero che l’editore promette di
proporci.
Mentre cominciava ad esplorare i
mondi della fantascienza – di quella più sconcertante e oscura
– e quello del soprannaturale (si pensi a La
casa d’inferno), lo scrittore americano non disdegnava di
confrontarsi col thriller,
meglio, col noir, con un
romanzo che non ha nulla da invidiare ai lavori di Jim Thompson,
che scriveva negli stessi anni.
Il riferimento evidente di questo
romanzo è quello all’immaginario di film come La morte corre sul fiume, o La
fiamma del peccato, in un periodo in cui gli Stati Uniti
fluttuavano fra le promesse del consumismo e le minacce della
guerra fredda, e non è detto che Matheson non sperasse di tirarne
fuori una sceneggiatura, come in seguito avrebbe fatto (basta
pensare al gioiellino Duel).
Gli ingredienti ci sono tutti: il
giovanotto scafato (o almeno lui così crede di sé), la ragazza
bellissima e apparentemente indifesa, l’ambiguo rivale, ricco e
potente.
Solo che… solo che le cose non
sempre stanno come appaiono, o come l’amore ce le fa sembrare, e
si rischia di ritrovarsi presi in un vortice di vicende e pensieri
in cui è facile perdere il controllo su ciò che è sicuramente
vero, ciò che probabilmente è falso, fino al delirio e alla
follia.
Matheson ci conduce, partendo dai
canoni del genere, in un universo in cui lo sviluppo narrativo è
solo apparentemente scontato e prevedibile, piegando con la sua
scrittura le regole del noir
ad una inclinazione tale che ne esce un piccolo modello di
narrazione, quasi un “ideal-tipo”.
Un piccolo capolavoro.
Varrebbe
la pena, davvero, di trarne un film.
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