Un altro romanzo di Lansdale! Il
texano comincia, grazie alla puntuale traduzione delle sue opere
in italiano, a rischiare di venire a noia… (e con lui rischiano
anche i suoi recensori) fin quando non si apre l’ultimo libro e
non si comincia a leggerlo. A questo punto l’eventuale
diffidenza, il latente fastidio svaniscono, per lasciare il posto
alla concentrazione e all’immersione nelle vicende che narra,
con un’abilità che crediamo condivida solo con Stephen King.
In Il valzer dell’orrore Lansdale mette in scena una delle sue
narrazioni tipiche, in cui il brivido e il disgusto si mescolano
vertiginosamente con la risata, fino ad una conclusione, in questo
caso, centellinata ed estenuante.
In breve, qui il texano racconta
la storia di un brav’uomo, abbastanza giovane, padre di
famiglia, felicemente sposato con due figli (e presumibilmente con
un passato un po’ liberal),
che un nipote sfigato trascina in un vortice di pericoli e rischi
sempre più mortali perché braccato da due criminali psicopatici,
molto “lansdaliani”.
Con l’aiuto di un fratello da
lungo tempo evitato, un po’ fuggendo, un po’ combattendo,
commettendo effrazioni, ricattando il corrotto capo della polizia
la strana banda riuscirà ad averla vinta, non senza ritrovare una
nuova unità.
Lansdale mette in opera alla
grande la sua vena narrativa, la sua capacità di affabulare e di
cambiare di colpo il registro della narrazione, dal drammatico
all’ironico e al comico, dallo splatter
al trash, con i consueti ottimi risultati.
A titolo
di esempio, valga per tutti la discussione che a un certo punto si
svolge fra il protagonista Hank e il nipote Bill a proposito di un
paio di guanti di Topolino.
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