Love Is The Song We Sing: San Francisco Nuggets 1965-1970
di Autori Vari
Rhino

 

 

 





 

Love Is The Song We Sing: San Francisco Nuggets 1965-1970 di Autori Vari

 

Quelli della Rhino non se ne fanno scappare una. Troppo ghiotta l’occasione di festeggiare i primi quarant’anni della Summer Of Love californiana, per farsela scappare. Loro poi ne avevano già celebrato i vent’anni nel 1987 con un bel doppio vinile. Inoltre, sono i veri artisti dell’antologizzare e maestri nel creare packaging strepitosi (vedere per credere il “Brain In A Box: The Science Fiction Collection”). Infine, sono di Claremont, California, dunque il cerchio si chiude da solo. Ecco quindi puntuale all’appuntamento con l’anniversario questo lussuoso box nero/argento, formato volume, rilegato, composto di 4 cd (77 tracce) e un libro: “Love Is The Song We Sing: San Francisco Nuggets 1965-1970”.

Il titolo viene da Let's Get Together presente nel box sia nella versione del suo autore, Dino Valenti che in quella degli Youngbloods. Zeppo di foto rare e affascinanti, il libro che comprende ben tre saggi. Ogni traccia  è commentata e annotata. C’è tutto un mondo in questo box, fatto di acidi, marce per la pace, jam session estenuanti, liberazione sessuale, esperimenti, tutto un mondo in seguito rielaborato dalla new age e dagli adoratori del web.

Prima di descrivere in dettaglio il contenuto del box, vale la pena ricordare qualche avvenimento musicale del 1967. L’anno vide l’uscita di non pochi capolavori della musica giovanile, pietre miliari di cui nel 2007 ricorre il quarantennale. L’anno si era aperto con l’uscita di “The Doors”, primo album dell’omonimo gruppo, “Surrealistic Pillow” dei Jefferson Airplane, poi “Are You Experienced” firmato The Jimi Hendrix Experience e il più celebre di tutti, “Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band”, uscito il 1 giugno.

Non è tutto, c’è almeno da aggiungere “The Piper at the Gates of Dawn” dei Pink Floyd, altro esordio stratosferico e “Big Brother and the Holding Company”, in realtà l’album d’esordio di Janis Joplin. L’anniversario dell’uscita del Sgt. Pepper ha trovato puntuale riscontro sui media; qui aggiungiamo che sempre in quel mese di giugno, precisamente il 25 in diretta da Londra i Fab Four presentarono nel memorabile spettacolo in Mondovisione, il loro personale contributo a quella che sarebbe appunto passata alla storia come la Summer of Love, l’estate dell’amore.

I quattro, esibendo uno sfavillante look tutto flower power (ma il B/N televisivo in Italia lo penalizzò) cantarono All You Need Is Love. Pochi giorni prima, a Monterey, dal 16 al 18 giugno si era svolto l’International Pop Music Festival. Avevano partecipato tra gli altri The Jimi Hendrix Experience, Big Brother and The Holding Company with Janis Joplin, Jefferson Airplane, Grateful Dead, Buffalo Springfield, Quicksilver Messanger Service, Moby Grape, Eric Burdon and The Animals, Canned Heat. In quel momento il vero inno della stagione era già uscito, pubblicato negli Usa, scritto da John Phillips (leader dei The Mamas and The Papas, anche essi a Monterey) e cantato dal suo amico Scott McKenzie (pure lui presente al festival): San Francisco (Be Sure to Wear Some Flowers in Your Hair.

California, Bay Area, San Francisco, l’estate dell’amore fu fecondata qui, visse appunto una stagione e passò al mito. Ora tutto compreso nel box della Rhino, dove molti di questi nomi sono per forza di cose presenti, i Jefferson Airplane, la Joplin, i Dead i Moby Grape, ad esempio, ma non mancano rarità e anche un paio di inediti: Carl Street dei Mystery Trend e il traditional Alabama Bound riarrangiato dai Charlatans. La sequenza è organizzata per concetti e in qualche modo è anche cronologica.

Il primo disco si intitola Seismic Rumbles e prende in esame gli albori della scena con le bands che iniziavano a sintonizzarsi da un alto con l’evoluzione dal beat al pop che i Beatles stavano guidando e dall’altro con la contaminazione elettrica che Dylan realizzò nel folk. Tra le tracce, una Can't Come Down dei Warlocks ovvero i pre-Grateful Dead, il demo dei Quicksilver Messenger Service di Who Do You Love, i primissimi Airplane in It's No Secret, e il celebre I Feel Like I'm Fixin' To Die Rag di Country Joe & The Fish. 

Il secondo disco si intitola Suburbia e tale è, un giro tra Berkeley, Sausalito, Sacramento e San Jose, tra garage e folk- rock, con campioni del genere come Teddy & His Patches (Suzy Creamcheese), The Chocolate Watchband (No Way Out), Frumious Bandersnatch's (Hearts To Cry) e soprattutto la fulminante e celeberrima Psychotic Reaction (Count Five).

Terzo disco e ci siamo, il titolo è Summer Of Love, con diversi pezzi da novanta: la White Rabbit dei Jefferson Airplane, Soul Sacrifice dei Santana, The Golden Road dal primo disco dei Grateful Dead, Omaha dei Moby Grape, una Summertime Blues eseguita dai Blue Cheer, Underdog di Sly & The Family Stone e Roll With It della Steve Miller Band.

Chicca, Somebody To Love nella versione di Grace Slick and The Great Society. Infine il quarto disco, The Man Can't Bust Our Music, focalizzato sulla fase musicale più evoluta di questa storia con pezzi come Evil Ways dei Santana, Mercedes Benz da “Pearl” della Joplin, White Bird degli It's A Beautiful Day e la versione single di Dark Star dei Grateful Dead. Consigliato ai nostalgici, ai collezionisti, a chi cerca una strenna e a chi ama le utopie musicali, anche quando sono (furono) un po’ ingenue.

 

     Recensione di Gennaro Fucile