Questa volta James Ellroy,
l’autore di Dalia nera e
L.A. Confidential,
giusto per citare un paio di cose, non ci propone un volume di
racconti, suoi o di altri, ma un’opera che ha
un carattere leggermente diverso.
Una raccolta di storie vere,
raccontate dai giornalisti che se ne sono occupati, che svariano
attraverso tutto lo spettro del crimine, dalle truffe finanziarie,
al terrorismo, alla tratta delle donne, a – naturalmente –
l’omicidio.
E così possiamo verificare la
capacità del giornalismo, specie quello americano, se lasciato
libero dai vincoli della fretta dell’edizione straordinaria,
dello scoop per battere
la concorrenza, dello spazio limitato della colonna tipografica,
di narrare con cura e stile vicende vere che valgono quanto la
fiction, senza bisogno di iperboli, senza approssimazioni e
imprecisioni, senza – soprattutto – concessioni al gusto del
pubblico o alle necessità – e ai pudori – degli editori
americani.
Le storie sono scritte sempre in
uno stile piano e cronachistico, a caccia del mito del
giornalismo: “i fatti separati dalle opinioni”, e si leggono
con piacere e attenzione, accompagnate come sono da note finali in
cui i singoli autori descrivono gli epiloghi delle vicende che
abbiamo appena finito di leggere.
Per certi versi, l’approdo più
logico del mestiere del giornalista di cronaca che, in fondo,
racconta delle storie: in questo caso, potendo scrivere svincolato
dalla cronaca immediata, può raccontare,
e riesce ad essere più convincente in questo caso, che quando
pretende di riportare, semplicemente la
verità.
Ciliegina
sulla torta, un riassunto ad opera del protagonista della vita
giovanile di Ellroy, una specie di riepilogo delle sue vicende
personali narrate magistralmente in I
miei luoghi oscuri, che Bompiani pubblicò qualche anno fa.
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