Durarono
un paio d’anni, il tempo di registrare un album e poco più e di
realizzare anche un piccolo hit come Final
Day. Solo due ore di musica, all’incirca, gentile e
raffinata, quasi una nota stonata in una stagione ancora
risuonante dei clamori punk. Questo il lascito degli Young Marble
Giants alla storia della musica moderna prima di dissolversi nel
nulla. Bella idea quella della Domino di ristampare il poco che il
trio incise a cavallo tra il 1979 e il 1981: l’album
“Colossal Youth”, la compilation “Salad Days” (il
demo dell’album + ep e singoli) e una John Peel Session.
A
costituire la band erano tre gallesi di Cardiff, ovvero i fratelli
Stuart e Phil Moxham e la cantante Alison Statton. La storia
inizia nella compilation “Is The War Over?", pubblicata nel
1979 dalla Z-Block, una raccolta di brani realizzati da alcune
band di Cardiff. Gli YMG vi parteciparono con due brani Ode to Booker T (ora incluso qui) e Searching for Mr. Right (poi posta ad apertura dell’album).
In
qualche modo servirono alla band per segnalarsi ed essere
apprezzati alla Rough Trade, allora l’etichetta principe delle
label indipendenti in Inghilterra e in tutt’Europa. I tre
destarono ben più che una buona impressione, con quel cantare a
metà strada tra il timido e il distratto della Statton
incastonato nella scrittura fortemente ritmica dei Moxham. Tant’è
che gli venne proposto di incidere un album a loro nome.
Detto,
fatto. Siamo nel febbraio del 1980. In quattro giorni l’album
“Colossal Youth” venne registrato. Composizioni brevi, circa
due minuti la durata media, un minimalismo di base. Nonostante
questo, però, il risultato è incantevole e stupisce per la
diversità delle soluzioni. Deliziose Include
Me Out (sotto sotto una rumba) e Eating
Noddemix (sotto sotto una samba) e Colossal
Youth (sotto sotto un tango). The
Taxi è uno strumentale a base di organo come la conclusiva Wind In The Rigging, entrambi brani vagamente space age come Man
Amplifier che addirittura prefigura gli Stereolab. Choci
Loni sembra uno schizzo morriconiano, ma soprattutto queste
miniature sono pop leggiadro come si è poi raramente sentito e la
sequenza conclusiva con Wurlitzer Jukebox, Salad Days,
Credit In The Straight World
e Brand-New-Life è da
manuale.
Le
vendite furono incoraggianti e il gruppo realizzò un tour
europeo, facendo uscire in contemporanea un singolo con tre pezzi
incluso il fortunato Final
Day, ammaliante melodia per un’apocalisse nucleare sfiorata.
Dall’Europa agli Usa, nuova tournée insieme ai Cabaret Voltaire
preceduta da un mini album “Tescard Ep”, che esce nel 1981. Il
disco comprende sei tracce strumentali, scelta obbligata essendosi
ammalata la Statton. Musiche ambientali che fanno il verso alle
musiche di sottofondo della Bbc.
La
storia discografica dei YMG finisce qui, i rapporti personali tra
Alison e Stuart Moxham si guastano e la band si scioglie. Alison
lascia la band per formare i Weekend (altro trio) responsabile di
un delizioso pop jazz con Simon Booth e Spike. In seguito
partecipa ad altri progetti tra cui due dischi a nome Devine &
Statton, in compagnia di Ian Devine proveniente dai Ludus, gruppo
a sua volta tanto effimero quanto valido della scena inglese a
cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Anche i Moxham continueranno
sotto la sigla The Gist, con alcuni singoli e un album ("Embrace
The Herd", del 1983), ma tutto decisamente dimenticabile. La
storia intera è tutta nel bel libretto allegato (32 pagine) a
questa musica di insostenibile leggerezza.
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