Bevete un whiskey con Joseph Andrew Konrath,
vi darà i brividi

 

di Carmine Treanni

 

Incontrare Joseph Andrew Konrath è un’esperienza davvero eccitante. Il giovane scrittore americano è, infatti, un vulcano in piena eruzione, con idee molto precise su cosa significa fare uno dei mestieri più belli al mondo: scrivere storie.

Nato a Chicago, Konrath è considerato la nuova rivelazione del giallo americano. Ha ideato il personaggio del tenente Jacqueline “Jack” Daniels della Omicidi di Chicago, protagonista di una serie di romanzi, bestseller negli USA, che hanno rinnovato in modo brillante tanto il police procedural quanto lo psycothriller, con un cocktail inaspettato: uno humour da commedia americana alternato a scene di suspense e violenza estreme.

In Whiskey Sour, il primo romanzo della serie pubblicato in Italia da Alacrán Edizioni, la tenente Daniels si ritrova a dover fronteggiare un serial killer che l'ha appena messa in cima alla sua lista nera. Tuttavia la bella e dura detective del Chicago PD - coadiuvata dal collega Herb, dall'ex detenuto Phin e dall'ambiguo investigatore Harry - è pronta a raccogliere la sfida. Ovviamente, all'ultimo sangue.

Lo scrittore americano ha anche scritto dei racconti dedicati a questa eroina che sono stati raccolti in una serie intitolata Il mondo di Jack Daniels, pubblicati in America sulla prestigiosa Ellery Queen's Mystery Magazine ed in Italia su M-Rivista del Mistero, sempre della Alacrán Edizioni.

Lo abbiamo incontrato nel suo recente tour italiano per promuovere Whiskey Sour.

 

Come ti sei avvicinato al genere giallo?

Il primo libro che ho letto è stato un mistery, in cui vi erano dieci splendide pagine dove i protagonisti si prendevano a botte. Avevo otto anni e trovai il libro molto eccitante. Decisi così che da grande avrei fatto il criminale. Non ci sono riuscito, ma ho deciso di scrivere libri sullo stesso genere di quel romanzo.

L’inizio della tua carriera come scrittore è stato davvero singolare. Vuoi raccontarcelo?

Dal 1992 al 2004 ho scritto dieci romanzi. Nel frattempo ho fatto vari lavori, tra cui fare il barista e lavorare in una radio. Fare il barista mi permetteva di lavorare di notte e scrivere di giorno. Ma come scrittore non guadagnavo nulla, anche se avevo scritto migliaia di parole. Volevo mollare tutto, ma mia moglie mi ha fatto desistere da questa deprimente idea e mi ha regalato un tatuaggio che, poi, era un mio disegno (NdR. Ci mostra il tatuaggio su un braccio: uno “smile” di colore giallo, ma dall’espressione triste). Ho così scritto un altro libro e ho fatto come lo scrittore Robin Cook: ho letto cento bestsellers di seguito. Ho anche cambiato agente e quello nuovo ha spedito il mio romanzo a vari editori. Due di questi hanno fatto un’offerta a sei cifre. Io e mia moglie abbiamo urlato a squarciagola, tanto che il mio vicino ha pensato che la stessi strangolando. Adesso ho un nuovo tatuaggio (NdR. Ci mostra il tatuaggio sull’altro braccio: uno “smile” di colore giallo che ride).

Che fine hanno fatto quei dieci romanzi che avevi scritto?

Stanno raccogliendo la polvere su uno scaffale. La morale è: non è importante avere talento, ma persistere. I brutti romanzi spesso vengono letti perché i loro autori hanno avuto solo fortuna.

 

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