Immaginiamo un mondo (parallelo) in cui tutto è come qui da noi:
ci sono stati gli stessi eventi storici, abbiamo vissuto le
stesse vicende individuali e collettive, l’industria culturale
si è sviluppata nella stessa maniera, con gli stessi canali, ha
prodotto gli stessi romanzi, gli stessi film.
Anche lì
esiste un genere che si chiama “fantascienza”, quindi esiste
anche il cinema di fantascienza.
Anche lì,
negli anni immediatamente successivi alla II Guerra mondiale ci
sono stati avvistamenti di UFO, continuati fin negli anni
Cinquanta, con ogni tanto qualche sporadica riapparizione, anche
lì c’è stata la “guerra fredda”.
Un mondo
del tutto simile al nostro si potrebbe pensare. Un perfetto
doppio. Ma a che servirebbe? Come potremmo fare a dichiarare
alternativo un perfetto clone del nostro mondo?
Sarebbe il
“grado zero” del doppio. Oppure potrebbe essere un mondo
simile a quello che l’uomo nell’alto castello di Dick
immagina nel suo romanzo: un mondo dove la II Guerra mondiale è
stata vinta dagli alleati (cioè un mondo uguale a quello
dei lettori del romanzo di Dick).
Allora
sarebbe un mondo due posti più in là: un mondo due volte
speculare…
Ma, in
effetti, una piccola differenza c’è, ed è fondamentale.
Nel mondo
descritto da Pinotti gli USA, e le grandi agenzie della
sicurezza interna ed esterna avrebbero elaborato un progetto che
ormai va avanti da almeno quarant’anni.
Sono
sicure che prima o poi un incontro con gli alieni ci sarà. Che
ce li ritroveremo qui sulla Terra – naturalmente non possono
prevedere in anticipo con quali intenzioni… Ma possono prevedere
gli effetti che questo “incontro ravvicinato” avrebbe con la
popolazione terrestre: potrebbe scatenare il panico, la
catastrofe. Non tutti sono come gli appartenenti a certe sette,
che non aspettano altro.
Allora,
che fare?
Una
strategia è stata elaborata: soft, occulta, “sotto
traccia”. Bisogna abituare pian piano l’umanità all’idea di
questo incontro, in modo che quando avverrà sarà il meno
possibile traumatico.
L’idea del
“contatto” deve penetrare nell’immaginario e nelle
rappresentazioni sociali in maniera morbida, subliminale, quasi:
ci si deve abituare a questa possibilità.
Ma come
fare a comunicare all’umanità questa possibilità senza
essere espliciti? Attraverso i mezzi di comunicazione di massa,
in particolare attraverso il cinema.
E difatti,
sostiene Pinotti, nel mondo parallelo da lui descritto, la
maggior parte dei film di science fiction dell’ultimo
mezzo secolo (gli stessi che abbiamo visto noi, da
L’invasione degli ultracorpi a Ultimatum alla Terra
a Incontri ravvicinati) sono stati progettati per indurre
negli uomini l’idea della possibilità dell’incontro
ravvicinato del terzo tipo.
Il
risultato è un leggibilissimo libro sul cinema di fantascienza,
ricco di rimandi, di trame, di riflessioni, di analisi critiche.
Bella
soluzione per parlare di cinema, e di science fiction!
Non
possiamo pensare che – scavato ormai il fondo del barile delle
elucubrazioni ufologiche, Pinotti abbia voluto usare un
trucchetto facile per ritornare su un argomento che pare non
reggere alla prova del tempo.
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