Immagina
un mondo ordinato ove tutto sia conoscibile e misurabile. Un
mondo che segua leggi certe ove gli eventi siano prevedibili e
calcolabili. Un mondo ove l’incertezza del caos e della
contingenza sia tenuta a bada dai numeri. È il mondo della
statistica, un universo immaginario e forse fantascientifico con
l’importante funzione di rassicurare circa l’imprevedibilità del
reale.
Il ricorso
a dati, tabelle e grafici è una pratica che si è andata sempre
più consolidando negli ultimi tempi. Riviste, giornali e tg
presentano dati e percentuali con l’intento di rendere i propri
contenuti informativi più autorevoli e certi. Anche internet ha
contribuito all’incremento della mania del dato, facendo in modo
che lo spazio tra cittadino e fonte di statistica ufficiale si
riducesse drasticamente. Come è noto, chiunque può accedere a
banche dati e statistiche ufficiali grazie ad un pc e ad una
connessione ad internet. Tutto ciò ha eroso la barriera che
prima teneva separati il comune uomo della strada dalle
statistiche ufficiali, prima di solo appannaggio degli addetti
ai lavori. L’abbondare del flusso di informazioni statistiche ha
comportato in parte una sottostima della qualità del dato ed una
trascuratezza nella definizione delle fonti di provenienza. In
sintesi all’aumentare di visibilità dei dati statistici non è
corrisposto un incremento della cultura del dato.
Su queste
mancanze si interroga Biagio Aragona, dottore di ricerca in
Sociologia e Ricerca Sociale presso l’Università degli Studi di
Napoli Federico II, con il suo libro L’informazione
statistica per le politiche sociali.
Il
sociologo napoletano ricorda come il passaggio da un sistema
centralizzato di messa a punto di politiche sociali, si stia
passando uno sistema decentrato anche grazie alle legge 328 del
2000 la quale mira ad agevolare interventi ad hoc piuttosto che
a pioggia e diversificati. “Si attiva così una richiesta di
statistiche sempre migliori e più aggiornate e aumenta
costantemente lo scambio di dati tra i vari soggetti fruitori”.
Parimenti cresce così l’esigenza di una documentazione accurata
e completa concernente sia il metodo di esecuzione e controllo
del processo di produzione (i cosiddetti metadati), sia i
risultati dei controlli di qualità effettuati (indicatori di
qualità).
Il saggio
di Aragona vuole essere uno strumento utile per districarsi nel
mare magnum dell’informazione statistica, nonché un
agevole vademecum su come pubblicare i dati tenendo conto della
loro parzialità ed arbitrarietà.
Solo
aggiungendo informazione e controllo sui dati è possibile
smontare la fede quantofrenica nelle percentuali ed
altresì attestare l’onesta intellettuale di ricercatori e
statistici.
Se è vero
che i dati statistici riducono e semplificano la complessità del
reale, è del resto anche vero che questi ci aiutano a muoverci
in un mondo all’apparenza più controllabile e gestibile.
Pertanto
all’illusione di poter maneggiare un universo sezionabile e
misurabile, andrebbe anche associato un rigoroso metodo di
investigazione e procedure di analisi trasparenti.
Solo così
– suggerisce Aragona – sarà possibile aggirare l’ostacolo di
un’informazione statistica agevole, al servizio di politiche
sociali efficienti ed efficaci.
Se poi,
aggiungiamo noi, sosteniamo l’analisi dei dati con
l’immaginazione sociologica e l’attenzione dovuta alla velocità
con cui muta il reale nella nostra epoca, riconosciamo fino in
fondo alla statistica quella qualità di potente strumento di
conoscenza che può rivendicare.
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