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Il tema trattato è quello della guerra
tra l’uomo e le macchine, alla guida delle quali viene posta un'intelligenza artificiale che, raggiunta l'autocoscienza, scatena una disastrosa
guerra nucleare con lo scopo di
sterminare il genere umano. È il racconto di un
cyborg proveniente dall'anno
2029 che fa il suo arrivo in città per uccidere il futuro capo della
resistenza alle macchine; è l’emblema di una macchina a cui è stato regalato un
corpo. L’essere umano non solo dipende dalle invenzioni che ha creato, ma è
diventato parte di esse: sempre più integrato con componenti artificiali che
sostituiscono organi naturali, con occhi analoghi a telecamere e cervello
simile a schede di computer. Esiste nei fatti un accoppiamento strutturale in
termini di simbiosi tra il vivente e il non vivente, fino ad arrivare a
supporre che, per assurdo, un futuribile mondo di robot potrebbe essere inteso
come un inevitabile passo successivo adottato dalle strategie evolutive per
preservare e accrescere la specie. Le nostre capacità di calcolo potrebbero
essere moltiplicate e le nostre emozioni essere trasmesse intatte attraverso la
rete, fino a raggiungere persone lontane centinaia di migliaia di chilometri e
appartenenti ad altre epoche temporali. Tutte le informazioni presenti nel
nostro cervello potrebbero essere trasferibili in supporti informatici, o
addirittura in un altro cervello: tutte prospettive che mettono radicalmente in
crisi il nostro concetto d’individuo. Se l’individuo, come affermava Herbert
George Mead, comincia a formarsi un’identità guardando se stesso attraverso
gli occhi di un proprio simile, c’è da chiedersi, allora, cosa accadrebbe se,
al posto di un proprio simile, questo importante mezzo della socializzazione e
della costruzione dell’identità, fosse, appunto, una macchina!? La riposta è
che l’essere umano non ha soltanto un
corpo, ma è anche un corpo. Solo sulla scorta di un’antropologia che renda
merito alla corporeità integrale della condizione umana sarà realizzabile il
passaggio in homo cyborg, potenziando
lo stesso corpo attraverso l’innesto di elementi quali chip e transistor, in
grado di incrementare le facoltà sensoriali e logiche, non riproducibili,
trasportabili o “uploadabili” sui diversi supporti materiali, sino a
giungere al totale controllo del tempo e dello spazio. Da Platone a Heidegger, è stata continuamente alimentata una metafisica del presente, tendendo a
spogliare la temporalità del suo carattere fugace, instabile e inarrestabile:
il tempo vissuto rischia, così, di essere risucchiato dal tempo reale,
all’insegna del carpe diem.
L’abbattimento delle distanze spaziali e delle barriere temporali rappresenta
uno degli obiettivi primari dell’Information and Communication Technology: il tempo reale al posto della durata e
della storia, in nome di un eterno presente, che trova la sua massima
espressione nel pensiero della simulazione, usurpato della sua naturale
referenza al reale. E se, oltre al tempo reale, ragionassimo in termini di
sogno? E se la nostra vita non fosse altro che il sogno di un “deus ex
machina”, all’interno del quale avere la libertà di passare da un’esperienza
all’altra, oltre il senso del luogo e del tempo, in una dimensione di mondi
paralleli? In quanto soggetti/oggetti dell’ “Eterno Sognatore”, diverrebbe
elemento indispensabile un forte atto di volontà da parte nostra, volto alla
sospensione dell’incredulità e del dubbio, conformemente a quanto scritto da
Samuel Taylor Coleridge, alla scoperta di infiniti mondi oltre la finitudine
della percezione. Come nell’ Enrico V
di William Shakespeare, sarà così la
vostra fantasia a vestire di sfarzo i nostri re, a menarli dall'uno all'altro
luogo, saltellando sul tempo, e riducendo a un volger di clessidra gli eventi
occorsi lungo diversi anni. Proviamo allora ad andare A scuola dallo stregone, a lezione dal mitico sciamano messicano
Don Juan, apprendendo dai racconti di Carlos Castaneda come abbandonare la
“descrizione del mondo” impressaci sin da bambini, acquisendo l’arte per
modificare la direzione dello sguardo, concentrandoci sul vedere e non più sul guardare, sul sentire e non più sul semplice ascoltare….
Eccezionali rivelazioni sciamaniche,
grazie all’arte di sognare, che ci consentirebbero il distacco dal mondo
terreno verso dimensioni diverse: l’energia presente in ogni uomo diverrebbe,
allora, il suo grande ‘potere personale’, da coltivare per annientare
una realtà oggettiva che non è altro che una pura convenzione socialmente
condivisa, un grande sogno collettivo trasmessoci attraverso il processo della
socializzazione. Dallo sciamanesimo alla new
technology il passo è breve: la tecnica, con i suoi “magici” mezzi
telecomunicativi, promette di regalarci un’esistenza immortale, fornendoci la
possibilità di vagare liberamente da un sistema solare all’altro, anche se,
però, nel frattempo il nostro corpo non smette di ammalarsi, invecchiare e
morire, rassegnandosi inesorabilmente agli effetti del tempo! La
teoria della relatività, comportando il
fenomeno della dilatazione del tempo per oggetti che si spostano a velocità
prossime a
quella della luce, sembrerebbe lasciare aperta
la porta all'ipotesi dello spostamento nel futuro. Queste riflessioni, che
parrebbero riguardare soltanto un futuro remoto, si dimostrano invece di
stringente attualità, poiché implicano sin d'ora una presa di responsabilità
della comunità scientifica nei confronti del progresso tecnologico, nonché un
esame di coscienza sulla rivoluzione in atto. Conviene, allora, cominciare a
riflettere seriamente su una frase tratta dal citato
The Time Machine: Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo: quelle che ci
riportano indietro chiamate ricordi e quelle che ci spingono avanti chiamate
sogni.
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