È tempo di viaggiare nel tempo di Stefania Grasso

 



Il tema trattato è quello della guerra tra l’uomo e le macchine, alla guida delle quali viene posta un'intelligenza artificiale che, raggiunta l'autocoscienza, scatena una disastrosa guerra nucleare con lo scopo di sterminare il genere umano. È il racconto di un cyborg proveniente dall'anno 2029 che fa il suo arrivo in città per uccidere il futuro capo della resistenza alle macchine; è l’emblema di una macchina a cui è stato regalato un corpo. L’essere umano non solo dipende dalle invenzioni che ha creato, ma è diventato parte di esse: sempre più integrato con componenti artificiali che sostituiscono organi naturali, con occhi analoghi a telecamere e cervello simile a schede di computer. Esiste nei fatti un accoppiamento strutturale in termini di simbiosi tra il vivente e il non vivente, fino ad arrivare a supporre che, per assurdo, un futuribile mondo di robot potrebbe essere inteso come un inevitabile passo successivo adottato dalle strategie evolutive per preservare e accrescere la specie. Le nostre capacità di calcolo potrebbero essere moltiplicate e le nostre emozioni essere trasmesse intatte attraverso la rete, fino a raggiungere persone lontane centinaia di migliaia di chilometri e appartenenti ad altre epoche temporali. Tutte le informazioni presenti nel nostro cervello potrebbero essere trasferibili in supporti informatici, o addirittura in un altro cervello: tutte prospettive che mettono radicalmente in crisi il nostro concetto d’individuo. Se l’individuo, come affermava Herbert George Mead,[6] comincia a formarsi un’identità guardando se stesso attraverso gli occhi di un proprio simile, c’è da chiedersi, allora, cosa accadrebbe se, al posto di un proprio simile, questo importante mezzo della socializzazione e della costruzione dell’identità, fosse, appunto, una macchina!? La riposta è che l’essere umano non ha soltanto un corpo, ma è anche un corpo. Solo sulla scorta di un’antropologia che renda merito alla corporeità integrale della condizione umana sarà realizzabile il passaggio in homo cyborg, potenziando lo stesso corpo attraverso l’innesto di elementi quali chip e transistor, in grado di incrementare le facoltà sensoriali e logiche, non riproducibili, trasportabili o “uploadabili” sui diversi supporti materiali, sino a giungere al totale controllo del tempo e dello spazio.[7] Da Platone a Heidegger, è stata continuamente alimentata una metafisica del presente, tendendo a spogliare la temporalità del suo carattere fugace, instabile e inarrestabile: il tempo vissuto rischia, così, di essere risucchiato dal tempo reale, all’insegna del carpe diem. L’abbattimento delle distanze spaziali e delle barriere temporali rappresenta uno degli obiettivi primari dell’Information and Communication Technology: il tempo reale al posto della durata e della storia, in nome di un eterno presente, che trova la sua massima espressione nel pensiero della simulazione, usurpato della sua naturale referenza al reale. E se, oltre al tempo reale, ragionassimo in termini di sogno? E se la nostra vita non fosse altro che il sogno di un “deus ex machina”, all’interno del quale avere la libertà di passare da un’esperienza all’altra, oltre il senso del luogo e del tempo, in una dimensione di mondi paralleli? In quanto soggetti/oggetti dell’ “Eterno Sognatore”, diverrebbe elemento indispensabile un forte atto di volontà da parte nostra, volto alla sospensione dell’incredulità e del dubbio, conformemente a quanto scritto da Samuel Taylor Coleridge, alla scoperta di infiniti mondi oltre la finitudine della percezione. Come nell’ Enrico V di William Shakespeare, sarà così la vostra fantasia a vestire di sfarzo i nostri re, a menarli dall'uno all'altro luogo, saltellando sul tempo, e riducendo a un volger di clessidra gli eventi occorsi lungo diversi anni. Proviamo allora ad andare A scuola dallo stregone, a lezione dal mitico sciamano messicano Don Juan, apprendendo dai racconti di Carlos Castaneda come abbandonare la “descrizione del mondo” impressaci sin da bambini, acquisendo l’arte per modificare la direzione dello sguardo, concentrandoci sul vedere e non più sul guardare, sul sentire e non più sul semplice ascoltare….

Eccezionali rivelazioni sciamaniche, grazie all’arte di sognare, che ci consentirebbero il distacco dal mondo terreno verso dimensioni diverse: l’energia presente in ogni uomo diverrebbe, allora, il suo grande ‘potere personale’, da coltivare per annientare una realtà oggettiva che non è altro che una pura convenzione socialmente condivisa, un grande sogno collettivo trasmessoci attraverso il processo della socializzazione. Dallo sciamanesimo alla new technology il passo è breve: la tecnica, con i suoi “magici” mezzi telecomunicativi, promette di regalarci un’esistenza immortale, fornendoci la possibilità di vagare liberamente da un sistema solare all’altro, anche se, però, nel frattempo il nostro corpo non smette di ammalarsi, invecchiare e morire, rassegnandosi inesorabilmente agli effetti del tempo! La teoria della relatività, comportando il fenomeno della dilatazione del tempo per oggetti che si spostano a velocità prossime a quella della luce, sembrerebbe lasciare aperta la porta all'ipotesi dello spostamento nel futuro. Queste riflessioni, che parrebbero riguardare soltanto un futuro remoto, si dimostrano invece di stringente attualità, poiché implicano sin d'ora una presa di responsabilità della comunità scientifica nei confronti del progresso tecnologico, nonché un esame di coscienza sulla rivoluzione in atto. Conviene, allora, cominciare a riflettere seriamente su una frase tratta dal citato The Time Machine: Abbiamo tutti le nostre macchine del tempo: quelle che ci riportano indietro chiamate ricordi e quelle che ci spingono avanti chiamate sogni.

 

 


 

[6] H. G. Mead, Mente, Sé e Società, Giunti, Firenze, 1972 (Mind, Self and Society, 1934).

[7] Cfr. A. Fattori (a cura di), L’organico e l’artificiale, in “Bélphegor” Vol. 2, n.2, aprile 2003,  http://etc.dal.ca/belphegor/vol2_no2/fr/main_fr.html

 

    [1] (2)