Fedeli
alla moderna cultura di massa che trasforma un successo
mediatico (di qualsiasi natura) in un insieme di oggetti da
merchandising, I Simpson sono stati fin dall’inizio
trasformati da cartoon in fumetto. Ma si compie un macroscopico
errore se si pensa che tale operazione sia solo frutto di una
scelta commerciale e nulla di più. Nel caso della famiglia
gialla ci troviamo di fronte ad un cartoon che con le sue
storie, i suoi dialoghi, i suoi personaggi rimanda –
essenzialmente attraverso il meccanismo della citazione – a
simboli e riferimenti alla cultura pop, dai film ai telefilm,
fino ai fumetti stessi. Non si contano, ad esempio, le citazioni
ad una delle serie di fantascienza più note al mondo, come
Star Trek, così come spesso sono stati cartoonizzati
personaggi del mondo del cinema.
I fumetti
de I Simpson, dunque, vanno visti come un ulteriore capitolo
della saga e, in un certo senso, un ritorno alle origini, al
Groening delle strip.
L’approdo alla dimensione comics avviene nel 1991, quando
Bill Morrison, Steve e Cindy
Vance pubblicarono le prime quattro storie dei Simpsons
Illustrated sul Welsh Publishing Group Inc. Nel 1993,
Matt Groening fonda invece il
Bongo Comics Group,
che diventa detentore dei diritti/editore dei fumetti tratti
dallo show televisivo.
Il primo albo pubblicato dalla nuova etichetta è Simpsons
Comics And Stories Issue, con le serie Simpsons Comics,
Bartman, Radioactive Man e Itchy and Scratchy
Comics. Nel 1995, si aggiungono i fumetti Lisa Comics,
Krusty Comics e Bart Simpson's Treehouse of Horror.
Nell’ottobre del 2000, appare il primo numero di Bart Simpson
Comics, che viene pubblicato quattro volte all’anno.
In Italia, i fumetti della famiglia gialla arrivano nel maggio
del 1998, ad opera della casa editrice Macchia Nera, che
pubblica la testata I Simpson. La serie è curata da Luca
Raffaelli e Francesco Artibani, sostituiti dal numero 32
(dicembre 2000) – che sarà anche l’ultimo albo edito da Macchia
Nera – da Giorgio Pelizzari. Nell’ottobre del 2001 è la Dino
Entertainment Italia a riprendere le pubblicazioni fino al
numero 41, quando il fumetto viene co-editato dalla Panini
Comics e poi solo da quest’ultima dal numero 51 fino ad oggi. La
Panini pubblica anche le altre serie parallele e le miniserie
Bartman, L'Uomo Radioattivo, Krusty Comics,
Treehouse of Horror, curate attualmente da Luca Boschi.
La serie principale è arrivata ad un ragguardevole traguardo: il
numero 100, in cui sono di scena Krusty, Skinner, Apu, Milhouse,
Radioactive Man, guardie e ladri, padroni e lavoratori
dipendenti, santi e peccatori... Tutto ha inizio con la
clamorosa scoperta di Bart che le avventure della sua famiglia
sono pubblicate in un albo a fumetti. Forse il sindaco Quimby ha
venduto sottobanco i diritti sulla loro immagine? E perché di
tali pubblicazioni non c'è traccia a Springfield? Per venire a
capo di questi interrogativi, Bart e Lisa scandagliano ogni
meandro della città in cento tavole a fumetti, passando dalla
Tana dell’Androide alla bottega di memorabilia militari di
Herman, e giungono a una popolarissima mostra mercato di comics.
Il fumetto de I Simpson è, in definitiva, una vera e propria
sintesi del linguaggio grafico dei comics, combinato con
il citazionismo proprio del cartoon. Ma non solo. Il fumetto usa
lo stesso approccio della serie tv nella costruzione delle
vignette. Come nella serie animata, esso adotta il registro
cinematografico, costruendo le sequenze con una alternanza di
primi piani, di controcampi, di piani americani e così via, in
modo da costruire una sequenza filmica o, se si vuole, quasi uno
storyboard di nuove puntate da realizzare.
Ciò che accomuna cartoon e fumetti de I Simpson resta,
tuttavia, il rimando a ogni possibile forma di pop culture made
in USA.
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