Alessandro Montosi
Ufo Robot Goldrake. Storia di un eroe nell’Italia degli anni Ottanta
Coniglio Editore, Roma 2007
Pagg.212,
€ 14,50

 

 

 

 

 

 

 

 





 


Ufo Robot Goldrake. Storia di un eroe nell’Italia degli anni Ottanta
di Alessandro Montosi

 

Un uomo è colui che riesce a vincere senza usare la violenza. Anche se a volte è indispensabile usarla per difendersi, la violenza è l’elemento più negativo dell’uomo. Così dichiara Actarus, nell’episodio 22 di Atlas Ufo Robot, perché nella saga dei grandi robot giapponesi di Go Nagai i terrestri sono prima di tutto retti da un’etica rigorosa – quella scintoista dei samurai.

Pubblicazione “minore”, Ufo Robot Goldrake - Storia di un eroe nell’Italia degli anni Ottanta, se ne sta per adesso nascosto nella sezione fumetti delle librerie, neanche in bella vista, tra pile di fumetti poco frequentate.

Il libro è una Tesi di Laurea. La sua copertina è una copertina da fumetto, colorata, gialla e viola, piena di robot, e rimanda alla grafica di quegli anni, quando l’autore era ancora un bambino. Le ragazzine non la apprezzavano, perché erano cartoni “da maschio”. Ma Nicoletta Artom, responsabile dei programmi per ragazzi della Rai nel 1978 sì:

Sergio, ho visto dei cartoni animati giapponesi... Incredibili... Una cosa nuovissima...  Mai vista... Non si può dire nemmeno che siano di fantascienza! È un mondo di robot, pilotati da esseri umani. Che si trasformano. Volano. Uomini che diventano macchine... Si dividono in due...

Ma chi era bambino negli anni Ottanta capisce al volo che questo libro è stato scritto per passione, per amore. E non si sbaglia, perché il libro fa appassionare anche chi scrive che non ha mai guardato una sola puntata di Goldrake, ma lo divora in meno di tre giorni, divertendosi un mondo.

Il libro di Montosi riesce ad essere accuratissimo, completo, estremamente serio nella trattazione dell’argomento, e insieme coinvolgente, appassionato, e a trasmettere qualcosa che va al di là di un semplice approccio scientifico al fenomeno trattato.

Il fenomeno trattato è il “fenomeno Goldrake”: l’autore cerca di ricostruire la storia dell’arrivo in Italia dell’anime giapponese Atlas Ufo Robot (titolo originale giapponese Ufo Robot Grendizer), trasmesso dalla Rai a partire del 1978, che generò una vera e propria ondata di follia collettiva nel nostro Paese, e rappresentò allo stesso tempo per il mondo dei cartoni animati una rivoluzione di portata tuttora ineguagliata.

Si parte dal Giappone, patria dell’Anime - la parola utilizzata generalmente per indicare i prodotti di animazione giapponesi - e del suo autore Go Nagai (già creatore di altre saghe animate di successo come Il Grande Mazinga, Mazinga Z e Jeeg Robot d’acciaio): la prima parte del libro è dedicata alla nascita del cartone animato, concepito inizialmente come terzo e ultimo capitolo della trilogia dei Mazinga, detta Mazinsaga. In Giappone dunque la creazione dell’anime faceva parte di un progetto organico, tanto è vero che molti dei personaggi principali sono stati traslati da una serie all’altra, vivendo delle significative evoluzioni.

Ma in Italia tutto questo non è mai avvenuto: la continuità tra i diversi capitoli della Mazinsaga si è persa del tutto, a causa di una messa in onda sommaria, inconsapevole e del tutto fuori target.

Quello che sembra voler sottolineare Montosi nella parte centrale del libro è proprio la casualità e l’approssimazione con cui i dirigenti delle TV italiane (ed europee) hanno trattato gli anime giapponesi in generale e Goldrake in particolare, totalmente fuorviati da pregiudizi e preconcetti di ogni genere nei confronti dei cartoni animati.

Primo fra tutti: i cartoni animati sono fatti per i bambini. Questo l’equivoco principale che ha caratterizzato la messa in onda degli anime nel nostro Paese, e soprattutto ha fatto in modo che la loro interpretazione fosse viziata in partenza, provocando verso i cartoni giapponesi una reazione di ostilità senza precedenti nel loro Paese d’origine, una vera e propria crociata morale.

Atlas Ufo Robot fu considerato violento, vuoto di contenuti e nocivo per la psiche dei bambini: Montosi cerca di smantellare questo genere di critiche muovendosi in più direzioni.

In primo luogo, dimostrando che il vero target degli anime giapponesi come Atlas Ufo Robot è quello dei ragazzi più grandi e non dei bambini, arrivando a sfiorare la fascia dei 18-30, i destinatari dei cosiddetti seinen manga (manga per adulti alla stregua di Neon Genesis Evangelion). Ciò non è altro che un ennesima conferma della superficialità con la quale l’Occidente ha più volte recepito nel corso degli anni i prodotti della cultura orientale, alimentando critiche e accuse gratuite: in realtà l’industria culturale giapponese per quanto riguarda il settore dei fumetti e dei cartoni animati risulta semplicemente molto più articolata di quella occidentale (o quantomeno era in netto vantaggio su questo punto all’epoca dei fatti a cui Montosi fa riferimento), prevedendo una fruizione distribuita su diverse fasce di pubblico e di età, con prodotti specifici per ognuna.

Ma in Italia vigeva l’indistruttibile generalizzazione “cartone animato = prodotto per l’infanzia”, e fu per questo motivo che i bambini italiani si ritrovarono a contatto con qualcosa che non era stato pensato per loro, e che fu poi duramente accusato del fatto di non essere adatto a loro.

In secondo luogo, però, Montosi va oltre: vuole dimostrare che il pregiudizio sugli anime risulta ancora più infondato se se ne analizzano con serietà e obiettività i contenuti.

Attraverso un’analisi delle trame, dei personaggi e di molti episodi della serie Atlas Ufo Robot, Montosi rivela che i veri contenuti dell’anime sono molto lontani dalle critiche che questo si è guadagnato: vengono trattati sentimenti umani complessi e delicati, si descrive la parabola di crescita morale del protagonista, si parla di amicizia e di amore, di lealtà, di coraggio, e soprattutto si inneggia alla non-violenza e si auspica una pace universale, un mondo in cui anche le culture aliene possano convivere l’una con l’altra in armonia.

Il libro contiene una gran mole di dati, notizie, curiosità, particolari di ogni genere sulle sigle, la traduzione italiana e quella francese, i riferimenti cinematografici presenti nell’anime e le citazioni che ne sono state fatte negli anni da parte di altri fumetti, altri cartoni animati, altro cinema.

Nel complesso si ha l’impressione di trovarsi davanti a un lavoro che è come una sorta di tributo verso un proprio mito personale, un modo per sancirne la definitiva riabilitazione dopo anni di letture distorte – A presto, eroe dello spazio, scrive Montosi – e insieme un piccolo gioiello di culto che però non si allontana mai dall’accuratezza scientifica.

 


 

     Recensione di Claudia  Di Cresce