L’Eternauta? Jamás será vencido

 

di Claudia Di Cresce



Tu lucha, lo mismo.

Que la lucha de tus compañeros y de todos los hombres que combatieron

contra la invasiòn no ha sido en vano, aunque asì te lo parezca.[1]

Héctor Oesterheld, l’Eternauta

 

Nell’opera di Héctor si anticipò quella lotta nella quale

tutti senza eccezioni dobbiamo impegnarci:

il rispetto della vita al di là dei condizionamenti,

delle idee politiche, delle classi sociali.

Elsa Oesterheld, moglie di Héctor, 2002

 

Se ci sono infiniti universi, allora devono esistere

Tutte le possibili combinazioni. Allora, in qualche luogo,

tutto deve essere vero.

Frederic Brown, Assurdo Universo

 

 

È una notte d’inverno a Buenos Aires.

Quattro amici giocano a carte in casa di Juan Galvez.

Elena e Marta, moglie e figlia di quest’ultimo, dormono tranquille. Improvvisamente le luci si spengono in tutta la casa. Un corto circuito, forse, pensano i quattro, che già si accapigliano per i punteggi del ramino. Ma basta poco per accorgersi che un silenzio irreale è caduto sulla strada e forse sull’intera città. Fuori dai vetri, chiusi ermeticamente per il freddo, comincia ad accadere qualcosa di strano: una nevicata silenziosa e fosforescente scende sulle strade.

È un attimo, il vicino della casa di fronte apre le finestre incuriosito: la nevicata lo fulmina all’istante. Uno sguardo più attento alla strada: corpi senza vita si accasciano negli angoli, mentre i fiocchi fosforescenti cancellano sotto una coltre il mondo conosciuto.

È l’inizio della fine e non ci sarà ritorno.

Comincia così il racconto di un’inarrestabile invasione extraterrestre che cambierà per sempre le sorti del mondo e le vite dei sopravvissuti.

L’Eternauta è questo: un intenso e sconvolgente romanzo grafico di science fiction  pubblicato per la prima volta in Argentina su Hora Cero Semanal tra il 1957 e il 1959, ad opera del disegnatore Francisco Solano Lopez e dello sceneggiatore Héctor G. Oesterheld. Il racconto dell’invasione aliena prende la forma di una storia colma di disperazione e di colpi di scena, con pagine di rara intensità in cui il destino dei protagonisti sembra un filo sempre più sottile, in procinto di spezzarsi vignetta dopo vignetta.

È palpabile fin dalle prime pagine il senso di una tragedia immane a cui l’umanità non è preparata, l’angoscia ancestrale dell’uomo nel trovarsi di fronte a qualcosa che non può comprendere, il crescente senso di delirio senza speranza che travolge i protagonisti, sempre più dolorosamente consapevoli dell’avvicinarsi di una fine inevitabile.

Il tutto connotato con espressività magistrale dal bianco e nero di Solano Lopez: la disperazione trasuda dai volti dei protagonisti, che oscillano tra un’incrollabile resistenza e la tentazione della perdita di ogni speranza, e il contrasto tra il bianco abbacinante della nevicata assassina e i neri del cielo notturno crea un’incredibile atmosfera apocalittica, agghiacciante.
Ma L’Eternauta non è solo questo. È il racconto di un’invasione, ma è anche e soprattutto il racconto di come l’uomo provi disperatamente a reagire all’invasione. Racconta dell’istinto di sopravvivenza e della solidarietà, dell’abisso in cui l’uomo è costretto a guardare quando la fine è vicina, facendo disperatamente appello alla propria umanità e dignità per non cadere nella follia.
I temi trattati sono quelli che si ritrovano frequentemente anche nelle altre opere di Oesterheld: uomini trasformati in eroi da situazioni più grandi di loro, gli affetti familiari come ultima risorsa, la strenua difesa della libertà, la solidarietà.

Più volte, nel corso della storia, il protagonista Juan Galvez si trova a fare considerazioni sui legami che si stabiliscono tra sconosciuti che si ritrovano uniti, loro malgrado, per fronteggiare una minaccia comune. E nel finale è proprio un anziano alieno, proveniente da un pianeta ormai distrutto dagli stessi invasori che minacciano la Terra, a dire a Galvez: “Ci sono nell’universo specie di esseri più intelligenti degli uomini, altre meno. Ma abbiamo tutti in comune una cosa: lo spirito. Succede come tra gli uomini…al di sopra dei vincoli di famiglia e di patria, vi è un sentimento di solidarietà tra tutti gli esseri umani. Lo stesso legame spirituale unisce ogni essere intelligente dell’universo…”

È possibile e certamente lecita, quindi, una lettura pacifista della storia, metaforicamente intesa come il racconto di una guerra, di una minaccia folle ed insensata che unisce coloro che vi si oppongono, creando e rinsaldando legami umani.
Possiamo adesso compiere l’ultimo, decisivo passo nella comprensione dell’opera: perché L’Eternauta è ancora altro.
È anche la storia di Juan Khruner (nella versione originale Juan Galvez) che improvvisamente capita nella casa di Héctor Oesterheld – l’autore della saga – e spiega di essere "l'eternauta", pellegrino dei secoli, che vaga alla ricerca della sua epoca perduta, e racconta di una invasione aliena che ha colpito la Buenos Aires e la Terra da cui proviene.

Un viaggiatore fra le dimensioni, che ha la tragica immortalità di Melmoth, l’Errante del romanzo di Maturin, una delle incarnazioni dell’ebreo errante delle leggende.

Riletta a posteriori, la storia della resistenza di Buenos Aires all’invasione extraterrestre rivela degli inquietanti risvolti di attualità che ci conducono verso una storia tristemente reale e più recente, che ha coinvolto direttamente gli stessi autori dell’opera.

Sono molte le situazioni de L’Eternauta che, pur volendosi tenere lontani da pericolose forzature, sembrano presagire i tragici eventi dell’Argentina di quasi vent’anni dopo: l’opera si rivela in più punti come una sorta di inconscia profezia e questo le consente di compiere il passo decisivo che la rende altro rispetto a un brillante prodotto di genere, e spiega l’enorme successo che l’ha portata a divenire un vero e proprio cult soprattutto nei Paesi dell’America Latina.

La dittatura militare, la disperata resistenza degli oppositori, la presenza di un nemico occulto che resta nell’ombra e di esecutori materiali inviati a svolgere il lavoro sporco (anche gli invasori de L’Eternauta non si mostrano mai e inviano al loro posto per i corpo a corpo contro gli umani delle mostruose creature tenute in schiavitù).

Tutto questo è facilmente leggibile nelle pieghe del racconto dell’invasione.

Come anche nella speranza più volte espressa dai protagonisti che gli altri Paesi del mondo abbiano a cuore la sorte dell’Argentina e si mobilitino per aiutarla, e soprattutto nel forte elemento simbolico rappresentato dallo stadio di Buenos Aires: è questo il luogo centrale di gran parte dell’azione ne L’Eternauta, teatro di tentativi di resistenza e di grandi massacri. Ed è tristemente noto quante volte gli stadi siano stati usati come campi di concentramento da chi ha voluto offendere, nella realtà, la libertà dell’individuo in modi ben peggiori.

Oggi L’Eternauta è un’opera di culto e un simbolo di resistenza contro ogni genere di sopraffazione e di violenza, il cui valore è tuttora vivo e sentito soprattutto nell’America Latina.
Il 3 giugno 1977 lo sceneggiatore Héctor G. Oesterheld è stato aggiunto all’elenco dei desaparecidos insieme a quattro delle sue figlie, saldando la propria opera all’attualità nel modo più tragico.

Quasi sia stato lui stesso un eternauta, in grado di prevedere il suo destino futuro…

Perché questa è anche, forse soprattutto, una storia che rappresenta una delle variazioni possibili alle vicende di mondi e dimensioni parallele di cui la fantascienza è piena.
Anzi di cui la science fiction può vantare la paternità, essendo quella degli universi alternativi una delle implicazioni della possibilità di viaggiare nel tempo: se viaggi nel passato, puoi cambiare il futuro… ma il futuro “precedente”, che fine fa? Sparisce, o si affianca al futuro attuale?

Un’altra antiutopia, visionaria e commovente, rafforzata dalla potenza della dimensione visiva, che si aggiunge a La svastica sul sole di Philip Dick[2], nel suo riferirsi direttamente alla possibilità dell’esistenza di universi alternativi, paralleli fra loro, generalmente impermeabili, ma che a volte interferiscono l’uno con l’altro.



[1] “Tu lotta, lo stesso. Perché la lotta dei tuoi compagni e di tutti gli uomini che hanno combattuto contro l’invasione non è stata vana, anche se è quello che ti sembra.”

[2] P. K. Dick, La svastica sul sole, Nord, Milano, 1977; ripubblicato come L’uomo nell’alto castello, Fanucci, Roma, 2001.

 

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