… Noi risponderemo a ciò citando due righe di un buon vecchio
scrittore di favole russo: "le
aquile possono saltuariamente volare più in basso delle galline, ma le galline
non potranno mai salire alle altitudini delle aquile". Rosa
Luxemburg sbagliò… Ma a dispetto dei
suoi errori lei era – e per noi resta – un'aquila.
Vladimir Ilič Lenin
Siamo in un saloon di Wilcox, “…
un piccolo villaggio ai piedi dei Monti Dragoon”, nel sud ovest degli Stati
Uniti in piena epopea del west.
Tex e Carson, di ritorno da una
delle loro avventure, sono al bancone, quando si sentono chiamare. È Ben Rufus,
vecchio compagno di avventure, che li ha riconosciuti e li invita al suo
tavolo…
Così comincia la prima avventura
di science fiction di Aquila della notte e dei suoi pards. Una
classica storia d’invasione: l’avversario di Tex è questa volta un alieno che è
bloccato sulla Terra per un guasto al suo veicolo, e che alla fine riuscirà a
scappare, senza poter essere punito per i delitti commessi. Gli ingredienti ci
sono tutti: armi avveniristiche, tecnologie estranee, fenomeni inspiegabili con
gli strumenti conoscitivi dell’epoca. Ma senza che gli autori, Bonelli e Galep,
forzino la mano sull’eventualità che i personaggi della storia comprendano
troppo. Siamo ancora nell’Ottocento: i
tempi non stanno ancora cambiando…
Forse per l’unica volta,
l’avventura finirà senza né vinti né vincitori: L’alieno fugge, ma Tex e i suoi
alleati si liberano di una presenza sicuramente inquietante, e che non saprebbero spiegare.
È comunque un viaggio, quello di
Aquila della notte e Capelli d’argento, in un territorio inconsueto per loro e
per il western: il futuro, un’area
dell’immaginario in cui i nostri compiono un’incursione soltanto, che però è la
spia – fra l’altro precoce, arrivati oggi a più di 560 fascicoli – della
propensione di Tex e della sua banda a evadere dai confini ristretti del
genere.
Tanto è vero che i nostri
replicano, più tardi, con due avventure: nella prima, insieme all’amico El
Morisco, affronteranno la minaccia costituita da un vegetale arrivato dallo
spazio che scaglia aculei velenosi che mummificano istantaneamente le vittime,
in una rielaborazione del classico Il
giorno dei Trifidi di John Windham.
Nella seconda, si confronteranno con un criminale che si è avvelenato bevendo
l’acqua di un pozzo contaminato da un asteroide velenoso, richiamando esplicitamente
il racconto Il colore venuto dallo spazio
di H. P. Lovecraft.
Durante le sue scorribande per
il West degli Stati Uniti, la squadra di Tex infatti si troverà a confronto con
tutti i mondi dell’avventura possibili, sempre con coraggio, mai con presunzione.
Così, Aquila della notte e i
suoi pards incroceranno lungo la loro strada un gruppo di discendenti dei
conquistadores spagnoli che sopravvivono con le loro usanze in un mondo
sotterraneo,
una comunità di russi rifugiatisi in Alaska, un gruppo di discendenti dei
Vikinghi, a un possibile – e incarognito – discendente della Tigre della
Malesia, le
mafie cinesi (in scenari metropolitani che non hanno nulla da invidiare alla
Los Angeles di Starsky & Hutch),
e ancora, in varie declinazioni, i discendenti dei Maya, degli Aztechi, con
cui di volta in volta si scontreranno o si alleeranno, lo spionaggio, oltre a
trovarsi spesso a invadere il mondo del sovrannaturale, della magia, della
stregoneria, variamente dispiegato.
Veri e propri stalkers dell’immaginario, con le loro
incursioni colonizzano tutti i generi, non solo, ma offrono un’ipotesi per la
loro lettura, parallela a quella che ne dà la science fiction.
Anche questa infatti, a partire
dalla ambiziosa cornice tecnologico-scientifica da cui nasce, riscrive il
poliziesco (basterebbero come esempi Il
sole nudo e Il cacciatore di androidi),
il western (tutta la space opera), l’erotico, il porno, il melodramma, l’utopia
(specie la sua versione più realistica, quella negativa: pensiamo a Ballard,
prima di tutto, ma non solo).
Insomma, i quattro compagni
viaggiano nel tempo quanto nello spazio, così da riscrivere, nella loro opera
di rimappatura dell’universo western, l’intera storia della narrativa di massa.
Ma il viaggio nel tempo più importante lo compiono su un altro piano: un
livello per così dire meta.
Tex Willer nasce nel 1948, anche
se troverà il veicolo degli “albi giganti” solo più tardi. E subito comincia a
cavalcare in territori dell’immaginario vasti e disparati.
E nell’Italia che uscita dalla
guerra si prepara al boom economico, fa da interfaccia, da cerniera perfetta
fra l’immaginario italiano tradizionale – quello di Salgari, di Albertarelli,
di Saturno contro la Terra, dei nomi
stranieri italianizzati dall’autarchia di un passato ancora recente – e il
nuovo immaginario espresso dalla televisione, dal rock ‘n roll, dalla
fantascienza, dal cinema americano.
Aquila della notte disinnesca,
insomma, il rischio di una possibile cesura nello sviluppo dell’immaginario
italiano, garantendo la continuità fra l’avventura ottocentesca e le
prospettive della cultura di massa della seconda metà del ‘900.