Dopo L’uomo in più e Le
Conseguenze dell’amore, il giovane regista Paolo Sorrentino
si ripropone al pubblico con un film molto bello che ne conferma
le doti di autore a tutto tondo.
La trama del film ha per protagonista Geremia de Geremeis,
detto “Cuore d'oro”, un usuraio settantenne dell'Agro Pontino.
Solo e ai margini della società, vive con la vecchia madre
immobilizzata a letto e si affida a agenzie matrimoniali o
compiacenti peripatetiche per colmare il vuoto della sua vita. I
suoi clienti sono disperati, costretti a mettersi nelle sue
mani, spesso controllati dal 'collaboratore' Gino, un bizzarro
personaggio patito della cultura country. Quando Saverio
si rivolge a Geremia per poter regalare un matrimonio degno alla
figlia Rosalba, l'usuraio entra in contatto con la giovane... ed
è l'inizio della fine... per tutti.
Quello di Sorrentino è il ritratto dolce-amaro di un uomo
brutto fuori e nell’anima: fisicamente,
con quel suo viso irregolare, quell'approccio untuoso, quell'andamento
strascicante, quel suo odore presumibilmente non di gelsomino;
moralmente, per quell'implacabile ferocia che si suppone essere
connaturata a tutti gli usurai e che nel suo caso viene
applicata al ceto medio-basso, dalle giovani coppiette appena
sposate alle vecchie signore malate, fino a poveracci vari e
assortiti, inevitabilmente destinati alla rovina.
Un film che ha uno stile molto lontano dalle caserecce
commedie italiane ed è più vicino a certo cinema europeo teso a
raccontare storie vicine al vissuto sociale e alla realtà
quotidiana.
Molto della riuscita di questo film è dovuto anche
all’ottima interpretazione di Giacomo Rizzo, 67 anni, una
carriera da cantante, ballerino, presentatore di feste paesane,
partner in teatro di Mario Merola e al cinema di Edvige Fenech,
diretto da Bernardo Bertolucci in Novecento e da Brusati
in Pane e cioccolata.
Un film da vedere e rivedere per apprezzarne le sottili
sfumature narrative e le citazioni cinematografiche (Fellini su
tutti).
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