Titolo: Alejandro Jodorowsky Conversazioni sulla via dei Tarocchi
Regia:
Giuseppe Baresi
Paese, Anno: Italia, 2007
Produzione: Feltrinelli
Dati tecnici: 59 min. – (Formato video 4/3)
Lingua audio: italiano/Spagnolo (sottotitoli: italiano)
Libro: Castelli di carte – pagg.122

 

 

 





 

 

 

Alejandro Jodorowsky Conversazioni sulla via dei Tarocchi
di Giuseppe Baresi

 

Non è vero ma ci credo. Il titolo della brillante commedia di Peppino De Filippo esprime alla perfezione i contrasti interiori che stringono d’assedio l’uomo occidentale quando la sua ratio di derivazione illuminista si imbatte in ciò che ha preceduto il domino della tecnica sul mondo. I tarocchi fanno sorridere, a distanza di sicurezza, si guardano con sufficienza, ma se si consultano la prospettiva muta. Non è vero ma ci credo, appunto. Chi invece ci crede perché è vero è Alejandro Jodorowski, scrittore (Quando Teresa si arrabbiò con Dio, l figlio del giovedì nero) regista (El Topo, La Montagna incantata, Santa Sangre, Il ladro dell’acrobaleno), istrionico uomo di teatro (il suo Teatro Panico), visionario autore di fumetti a quattro mani con Moebius dai tempi del progetto per Dune, ma soprattutto oggi ambasciatore dei tarocchi nel mondo.

Conversazioni sulle vie dei Tarocchi è l’approdo naturale dell’opera di divulgazione che ha prima condotto nei suoi libri dedicati al tema – La danza della realtà, Psicomagia, La via dei tarocchi - e che qui vengono antologizzati nel volume che completa il cofanetto. Il piatto forte è però il dvd racconto che intreccia un’intervista realizzata a Parigi nella casa di Jodorowski e riprese in teatro delle letture pubbliche dei tarocchi tenute in Italia. Il perché della dimensione pubblica e la natura artistica di queste letture, la dimensione magica dei tarocchi, la loro virtù taumaturgica, tutto si sviluppa in un racconto scorrevole che evidenzia l’interesse dell’artista solo per le arti che rendono felici, dunque anche quelle che guariscono il corpo e l’anima come i tarocchi (“Se l’arte non guarisce non è arte dissi fra me e decisi di associare nelle mie attività arte e terapia… ma io non sarei arrivato alla terapia dalla scienza bensì dall’arte… non mi interessava l’arte che si faceva terapia bensì la terapia che si faceva arte”). Tutto avvolto dall’immaginazione rigogliosa di Jodorowski, animata da quella vena surrealista che pervade l’intera opera del cileno e che ne fa forse l’ultimo esponente storico. Il nesso tra surrealismo e psicoanalisi, poi, è quasi superfluo ricordarlo.

Dunque un personaggio/protagonista ridondante, però la regia di Baresi riesce con discrezione a contenerne l’esuberanza. Anzi, riesce a lasciare il segno costellando le riprese con piccole tracce “firmate”, indizi autoriali. L’intervista – condotta da Gomma – è infatti girata in video con inserti fisici, matrici di riprese cinematografiche S/8 con il loro caratteristico colore violaceo, interrotte a volte da bruciature e sbavature, che Baresi non è nuovo a impiegare e che forse qui ci rimandano a un uso anch’esso psicomagico dell’immagine. Le letture dei tarocchi in teatro sono invece riprese in maniera classica con telecamere digitali. Allora ecco che in teatro, a bilanciare il peso specifico di Jodorowski, c’è la leggiadra Marianne Costa e le sue divertite/divertenti traduzioni in tempo reale dei monologhi della primadonna. Unico neo, la burla della presentazione di Franco Battiato inclusa nel libro e ben evidenziata in copertina: 10 righe appena.


 

     Recensione di Gennaro Fucile