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Ai
tempi di Korla Pandit i mercati erano ancora da costruire all’est e da
ricostruire a ovest, le mappe Dal Sudamerica è un fiorire di mambo, rumba e cha-cha-cha, con Perez Prado e Xavier Cugat ad aprire le danze anche in Italia (ma non sono i soli). La grande orchestra americana (come dice lo stesso nome) The 101 Strings inizia il suo tour nel mondo, snocciolando album/cartoline dedicati alle musiche di ogni latitudine. Dalle Ande risplende l’ugola d’oro di Yma Sumac, che entra in scena vantando una discendenza dall’imperatore inca Atahualpa, ma di andino c’era più che altro l’altezza prodigiosa che le sue ottave le consentivano di raggiungere con la voce. Il suo primo album, Voice of the Xtabay venne prodotto dal fine compositore Les Baxter, a sua volta creatore di musiche ispirate a luoghi fantastici, terrestri ed extraterrestri. Les Baxter scrisse in particolare un brano che divenne poi un anthem dell’exotica, Quiet Village, divenuto un hit nella versione di un altro muscista chiave di questa scena, Martin Denny. L’album Exotica già dalla copertina segna un’epoca: due grandi occhi di una splendida ragazza hawaiiana ci guardano da dietro una tenda di bamboo. La ragazza si chiama Sandy Warner, in realtà è americana e la si ritroverà in altre copertine di Denny, ora nei panni di un’indiana, ora in quelli di una mediorientale… l’immaginazione occidentale dell’esotico.
È il
segnale di carica, l’inizio della seconda conquista del Pacifico, un
oceano che infiamma l’immaginario turistico (ed erotico) degli
americani, mentre altri musicisti come Arthur Lyman o Robert Drasnin, si
Fu
allora che le terre dell’estremo oriente persero il fascino misterioso
di cui si era fatto ambasciatore Korla Pandit e assunsero le sembianze
macilente e ostili di uomini armati, sporchi, nascosti ovunque,
impegnati a fronteggiare i marines. Elicotteri, napalm, trappole nelle
giungla, risaie e B52. L’offensiva del Tet condotta dalle forze regolari
dell’allora Nord Viet Nam e dai guerriglieri vietcong spazzò un sogno
dalle case degli occidentali. I botti del capodanno (vietnamita)
risuoneranno per tutto l’anno: gli studenti francesi scenderanno nelle
piazze di Parigi, i carri armati occuperanno le piazze di Praga, Robert
Kennedy e Martin Luther King verranno assassinati e i Beatles andranno
in India. L’anno dopo, riaccendendo la televisione, si vedrà andare in
onda un uomo sulla luna. Da questo cocktail riprendono i viaggi in
oriente ma al Martini è subentrato l’acido lisergico, si parte ma sono
trip, non più esclusiva dei giovani californiani, e la meta
simbolo dei primi settanta è Katmandu. Sono anni che vedranno
un’invasione di La seconda rivoluzione industriale stava portando a termine la sua rivoluzione culturale. I giovani iniziavano a essere un prodotto maturo, stavano diventando produttori (part time), consumatori (a tempo pieno) e turisti (a progetto). Sul finire dei settanta arrivano anche il Walkman, registratore portatile della Sony e i primi compact disc brevettati dalla Philips. Rendono la musica trasportabile e archiviabile in data files che presto si trasformano più o meno creativamente in ogni tipo di etno-ambient, punto di confluenza della new age e della ambient music. La novità è che i paesaggi immaginari ora sono distanti anche nel tempo, scivolano indietro, ad esempio, fino al dreamtime degli aborigeni australiani, quelli delle Vie dei canti di Chatwin, de L’ultima onda di Peter Weir e di Dove sognano le formiche verdi di Werner Herzog. Il didgeridoo è ovunque nella musica degli anni novanta, frammisto a canti provenienti dai minareti, drone elettronici e tutto quanto è campionabile. Insomma, a ciascuno la sua musica e la sua meta di viaggio personalizzata, inizia così l’era della permutazione infinita, qui nasce la massa dei turisti solitari, compresi quelli intelligenti e responsabili, una massa di singoli individui figlia della prima rivoluzione post industriale, la civiltà digitale.
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