Lo
cunto de li cunti di fantascienza[1] |
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Un soldato, una guerra interplanetaria, un
nemico alieno. Il soldato si trova a cinquantamila anni luce da casa. Si trova
in una trincea e deve difenderla. Patisce per la lontananza, per la fame, per
le condizioni avverse che una guerra necessariamente comporta. Ad un tratto si
avvicina un alieno, un nemico. È ripugnante, orrendo, un vero dolore per gli
occhi. Prende la mira e spara: lo uccide. Quel nemico proviene dal terzo
pianeta del sistema solare. Sorpresa: il protagonista è un alieno e il nemico è
un terrestre. Il plot appena
descritto è quello di un racconto di Fredric Brown del 1954, intitolato Sentinella (titolo originale: Sentry).
È considerato un classico della narrativa di fantascienza, ma è anche un racconto
caratteristico di questo scrittore e la tipicità sta nel fatto di essere breve:
appena una pagina di libro, meno di una cartella standard (30 righe x 60
caratteri). In una scarsa paginetta, in poche e studiate parole, Brown
costruisce una storia coerente e spiazzante: il lettore immagina per tre quarti
della vicenda che a parlare sia un umano, per poi scoprire che il protagonista
è alieno e che il nemico “orribile” è proprio un essere umano. Lo scrittore
americano costringe il lettore a riflettere sul pregiudizio (suo e della
società) e lo fa in poche battute. Gli alieni possiamo essere anche noi.
Fantascienza, dunque, ma anche racconto brevissimo. Ed è proprio sul racconto
(lungo e breve) che la science fiction
costruisce gran parte della sua fortuna per tutto il Novecento. La fantascienza,
come genere letterario, nasce e prospera sulle riviste popolari americane, i
cosiddetti pulp magazine, dagli anni
Venti del XX secolo fino ai giorni nostri. È da qui che ogni riflessione
storico-critica su questo genere narrativo deve necessariamente partire, anche
quando la genesi viene attribuita a più o meni illustri padri (Poe, Verne e
Wells in primis).
La felice
stagione dei pulp magazine - le
riviste “usa e getta” pubblicate in America tra le due guerre mondiali e così
chiamate perché stampate su carta di “polpa di legno”, cioè di legno macinato,
anziché sulla tradizionale “carta di stracci” – ha infatti generato più di un
capolavoro e fatto emergere autori considerati, oggi, veri e propri maestri
della Letteratura dell’Immaginario. Su quelle riviste – dedicate a quasi tutti
i generi narrativi popolari, dal western
all’horror, dalla fantascienza
all’avventura, fino al giallo – ha esordito, ad esempio, Dashiell Hammett, che
con i suoi racconti e il suo primo romanzo, Piombo
e Sangue (Red Harvest, 1929), ha
dato il via alla cosiddetta “scuola dei duri” (hard-boiled) che rivoluzionò il giallo classico all’inglese. Senza dimenticare che i racconti più belli di
Howard Philip Lovecraft sono apparsi sulla rivista Weird Tales. La science fiction in quanto genere è già
stata masticata dai lettori delle riviste, sia al di qua sia al di là
dell’oceano, fin dagli ultimi decenni dell’800. Non è ancora chiamata con un
nome preciso, ma ad esempio un’intellettuale acuto e attento come il nostro
Antonio Gramsci, che tante pagine dei Quaderni
dal Carcere ha dedicato alla letteratura, chiamerà e identificherà le
storie di Verne e Wells come avventure
scientifiche. Un termine italiano che non è troppo lontano da quello che
più tardi l’inventore della fantascienza, Hugo Gernsback, userà, sulla base delle
opere di Poe, Verne e Wells, per gettare idealmente le basi del nuovo genere
narrativo. È il 1926, Gernsback è uno dei tanti europei venuti in America per
cercare fortuna. La sua città di provenienza è Lussemburgo, dove è nato nel
1884. Giunto negli Usa, intuisce che un mercato d’oro dove potersi inserire è
quello della telegrafia senza fili, settore di cui era appassionato fin da
ragazzo. Comincia ad importare dal Vecchio Continente i telegrafi e a
rivenderli, attraverso un apposito catalogo, in America. Quel catalogo si
chiama Modern Electrics, e ben presto
si configura anche come una rivista, pubblicando in appendice anche dei
racconti. Lo stesso Gernsback vi pubblicherà a puntate, nel 1911, il suo
romanzo Ralph 124C41+, che descriveva
le avventure di un giovane inventore in un mondo del futuro. Tale scelta non
dispiace ai lettori e Gernsback decide così di varare una rivista tutta
dedicata ad un nuovo genere che battezzerà col nome di “scientifiction”: nasce Amazing
Stories[2]. Nell’editoriale
del primo numero della neonata rivista, l’editore lussemburghese spiega gli
obiettivi della rivista, cosa intende per scientifiction
e chi sono i riferimenti letterari del nuovo genere: Un'altra
rivista di narrativa! Di
primo acchito pare impossibile che possa esserci posto per un'altra rivista di
narrativa, nel nostro paese. Il lettore può chiedersi: "Non ce n'erano a
sufficienza, con tutte le centinaia che si pubblicano oggi?" Vero. Ma
questa non è "un'altra" rivista di narrativa. AMAZING STORIES è un nuovo
genere di rivista! E' qualcosa di interamente nuovo - di interamente diverso -
che non era mai stato fatto in precedenza nel nostro paese. Perciò AMAZING
STORIES merita il vostro interesse e la vostra attenzione. C'è
la solita rivista di narrativa, c'è la rivista di storie d'amore e quella di
sex-appeal, c'è il genere avventuroso e così via, ma una rivista di
"Scientifiction" è un pioniere nel proprio campo, qui in America. Con
"scientifiction" intendo il genere di storie scritto da Jules Verne,
H.G, Wells ed Edgar Allan Poe: un'affascinante romance intimamente
mescolato a dati scientifici e visioni profetiche. Per molti anni storie di
questo genere sono state pubblicate nelle consorelle di AMAZING STORIES: le
riviste "SCIENCE & INVENTION" e "RADIO NEWS". Ma
con la crescente richiesta, che ci perviene, di questo tipo di storie e in
maggiore quantità, c'era una sola soluzione: pubblicare una rivista che
presenterà soltanto storie appartenenti al genere della scientifiction[3]. E su questa
rivista che la fantascienza prende forma ed è su altre riviste che conosce le
sue rivoluzioni, i suoi mutamenti che molto spesso avvengono proprio nella
forma del racconto. Astounding Stories, ad esempio, è un’altra celebre rivista di fantascienza degli anni Trenta e Quaranta, diretta nel 1937 da John Wood Campbell jr.
[1]
Il titolo di quest’articolo fa il verso a Lo
cunto de li cunti di Giovan Battista Basile (1575-1632), una raccolta di
cinquanta fiabe in dialetto napoletano pubblicate tra il 1634 e il 1636.
[2]
Riccardo Valla, Hugo
l'inventore, in “Delos Science Fiction” n. 52,
http://www.delos.fantascienza.com/delos52/storia.html
[3] Ibidem
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(1) [2] |