Nelle spire virtuali di Snakes On A Plane di Claudia Di Cresce
 

La comunità degli internauti insorge: a gran voce viene chiesto che venga ripristinato il titolo iniziale, troppo ghiotto per un appassionato di cinema trash, irrinunciabile. La New Line si rende immediatamente conto di avere tra le mani una gallina dalle uova d’oro e decide di assecondare il fenomeno spontaneo, tornando al titolo iniziale.

Il tutto non si ferma qui: dopo l’uscita del film nelle sale, l’entusiasmo dei fan è alle stelle e la rete viene invasa da filmati autoprodotti, parodie e finti trailer del film (su siti come http://www.youtube.com e http://www.googlevideo.com), fumetti, canzoni (un paio sono state persino inserite nella colonna sonora del film), elaborazioni grafiche, merchandising non ufficiale che la New Line decide subito di autorizzare rinunciando a invocare una violazione del marchio, scegliendo di cavalcare l’onda del web e di sfruttare questa inedita e colossale campagna di marketing spontaneo[1].

Non ultimi, i blog: oggi la vera Bibbia del fenomeno S.O.A.P., molto più che il sito ufficiale del film, è il blog http://www.snakesonablo.com, creato dallo studente di college Brian Finkelstein, che tenta l’impresa ormai sovrumana di raccogliere tutto quanto è nato ad opera dei fan intorno a Snakes on a Plane.

Insomma, un fenomeno nato grazie a internet, comprensibile solo all’interno della rete e dei suoi più recenti sviluppi: l’esplosione dei blog, per esempio. L’interazione diretta con un regista, con uno sceneggiatore, che è possibile oggi semplicemente accedendo ai blog di questi ultimi, non era assolutamente pensabile fino a solo pochi anni fa.

Se il culto cinematografico avrà un futuro, dunque, è lecito pensare che sarà proprio grazie alla rete.

Questo non sorprende: se è vero che i fenomeni di culto prevedono la formazione di una comunità di adepti intorno ad un oggetto di venerazione, e non possono quindi prescindere dallo spirito comunitario, è proprio internet il luogo della società contemporanea in cui le comunità nascono più facilmente, molto più che all’interno dell’ambiente sociale “concreto”. È una comunità ad esempio quella dei blogger, così come quella degli utenti di youtube. All’interno delle varie comunità si creano un’identità condivisa, narrazioni sociali comuni, e le voci si spargono in modo istantaneo e pervasivo: tutte caratteristiche che favoriscono un fenomeno irrazionale e spontaneo come quello del culto cinematografico.

Ma c’è anche un’altra ragione per cui il caso di S.O.A.P. ci proietta, in un certo senso, all’interno di una possibile evoluzione futura del cinema. La New Line ha fatto di più che trasformare il titolo del film per venire incontro alle richieste degli spettatori: su proposta dello stesso regista David R.Ellis, a film finito il set è stato riaperto per cinque giorni di riprese extra. Obiettivo: adeguare una volta per tutte S.O.A.P. alle aspettative dei fan, aggiungendo “più sangue, più scene di nudo, più violenza”. E mettere in bocca a Samuel L. Jackson la battuta che è divenuta l’emblema del film: “I’ve had it with these motherfucking snakes on this motherfucking plane!”. È il primo caso di una battuta inserita in un film su esplicita richiesta degli spettatori.

A questo punto, non stupisce che Ellis stia pensando di fondare una compagnia-sito su cui gli utenti siano liberi di pubblicare soggetti e sceneggiature.

“Alcune delle idee dei fan erano così buone che non potevo non realizzarle. Così qualcuno potrebbe dire: ecco la mia idea, voglio fare un film. Avremo una sceneggiatura creata dal pubblico che potrebbe scegliere anche a chi farla recitare.”


[1] A questo proposito, può essere interessante fare riferimento alla definizione di marketing virale proposta da wikipedia: “ Il principio del viral marketing si basa sull'originalità di un'idea: qualcosa che, a causa della sua natura o del suo contenuto, riesce a espandersi molto velocemente in una data popolazione. Come un virus, l'idea che può rivelarsi interessante per un utente, viene passata da questo ad altri contatti, da questi ad altri e così via. In questo modo si espande rapidamente, tramite il principio del “passaparola”, la conoscenza dell'idea.

In genere, il termine è riferito agli utenti della rete che, più o meno volontariamente, suggeriscono o raccomandano l'utilizzo di un determinato servizio (per esempio, per la scelta di un indirizzo e-mail). Ultimamente, questa tecnica promozionale si sta diffondendo anche per prodotti non strettamente connessi a Internet: veicolo del messaggio resta comunque la comunità in rete, che può comunicare in maniera chiara, veloce e gratuita.”

 


    [1] (2)