Lovecraft-Houellebecq/Houellebecq- Lovecraft: particelle di Chtulhu di Laura Coppola

 

Tra i sogni prodotti dall'animo inquieto del ragazzo, e il bisogno di crearsi un mondo personale (la mente ha bisogno di stimoli, tanto più è dotata di intelligenza) che potesse compensare quello reale, già orribile per conto suo... intriso di misantropia e misoginia, e da sempre cagionevole nella salute, tra un simbolo freudiano e uno junghiano, ecco emergere dal mare nero dell'inconscio mostri eterni e indistruttibili, talmente estranei alla limitata natura umana, da assurgere al rango di dei (e di archetipi).

È un compito oltremodo tortuoso tracciare una precisa gerarchia tra le divinità del ciclo di Chtulhu. Tra gli dei che abitano sulla terra il più famoso è certo il dormiente Chtulhu (Il richiamo di Chtulhu), che dorme sognando nella sommersa città di R'lyeh (probabilmente il suo è il sonno del Re Rosso e della divinità vedica; quando si sveglierà il mondo scomparirà come una bolla di sapone). Secondo chi ha avuto la sventura di vederlo, e non è impazzito, assomiglia a un incrocio innaturale tra un polipo, un angelo dotato di ali e un ammasso informe ameboide. La sua carne è talmente corrotta da non poter degradare ulteriormente, e resta così eternamente e putridamente viva. È sufficiente sfogliare le pagine del Necronomicon, il libro dei morti (citato anche ne La casa di Sam Raimi) per evocare l'impossibile in mezzo a noi.

C'è qualcosa di relativistico in tutto ciò, nel legame con le nuove teorie della scienza e dell'arte che, ai tempi in cui Lovecraft scriveva i suoi incubi, cominciavano a diffondersi tra la gente comune. La coscienza di non essere più al centro del cosmo, come ai tempi della visione tolemaica dell'universo, ma di essere solo polvere cosmica in un vuoto infinito (cfr. S. Kern).

E il cubismo pittorico, la visione pluridimensionale, di creature e architetture che esistono oltre la terza dimensione (gli angoli impossibili e le geometrie non-euclidee, ma anche le anatomie impossibili degli alieni).

Dopo Lovecraft molte cose avrebbero dovuto cambiare nei sottogeneri della fantascienza, del fantasy e dell'horror (considerando che quasi tutti i suoi racconti sono un ibrido tra questi generi), ma c'è da considerare il fatto che la gran parte del pubblico non è riuscita nemmeno a capire (concepire?) questo suo andare oltre... la maggior parte dei lettori si accontentano dei vecchi, e tutto sommato innocui, spauracchi come vampiri, licantropi, omini grigi, streghe... nulla che un buon esorcismo o qualche proiettile ben piazzato non possano fermare e neutralizzare.

C'è stato il tentativo, qualche volta riuscito, da parte di scrittori di genere di rendere propria la lezione del maestro (e non divenire quindi inutili e sterili cloni), come nel caso di Stephen King, con Le creature del buio, o anche di Clive Barker, con le sue visioni mistiche di Chirurghi ciechi che abitano altri universi (Il mondo in un tappeto, probabilmente il capolavoro dello scrittore inglese) o dei cenobiti di Hellraiser. Al cinema, i film più direttamente lovecraftiani negli intenti sono, ancora oggi, Alien indirettamente e La cosa direttamente: il primo Alien in particolare, nato da una idea dello sceneggiatore Dan O'Bannon, e dalle visioni del pittore H.R. Giger, ci porta a confrontarci, forse per la prima volta sullo schermo cinematografico, con un vero alieno, un essere tanto lontano da noi – e allo stesso tempo vicino: acquisisce anatomia antropomorfa dall'unione tra noi e una creatura parassita – da terrorizzarci, intravedendolo appena muoversi nelle tenebre.

Lovecraft ha generato un mito attorno a sé perché è stato favorito dal periodo storico, i primi decenni del XX secolo, anni in cui gli uomini iniziarono a domandarsi dell'esistenza o meno degli alieni; e dalla nascita e dal successo di fantasy e science fiction, conseguenza dello sviluppo della cultura della tecnologia e del progresso scientifico, e sull'onnipotenza del genere umano.

Houellebecq decide di scrivere su Lovecraft poiché, così come molti altri scrittori, ha sentito l'esigenza di mettersi a confronto con una sorta di guru della fantascienza, ma soprattutto perché è stato  affascinato  dall' esistenza trasgressiva, irregolare che Lovecraft conduceva, con la sua pretesa di non collocarsi né nella vita (poiché conduceva una vita nevrotica e solitaria) né nel mondo, preferendo almeno con l’immaginazione abitare in quell’Altrove che evocava così bene nei suoi racconti.

Una esistenza che è riuscita a perpetuarsi oltre la morte proprio perché facente parte del sistema mitologico da lui stesso creato, che lo ha portato a diventare esso stesso creatura immortale e onnipotente tanto simile alle create dal suo genio letterario.

Lovecraft quindi, è diventato immortale grazie alle sue opere. che sono riuscite a lasciare all'umanità l’attenzione a una possibilità: oltre la vita e la morte c'è un mondo parallelo che non è solo frutto dell'immaginazione umana, ma che la mente può far svelare come fosse una porta verso un passaggio sull'ignoto.


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