Joe R. Landsdale
Echi perduti
Fanucci Editore, 
Milano, 2006
pagg. 406
€ 17,50

 

 

 





 

Echi perduti di Joe R. Lansdale

 

Joe Landsdale sta conoscendo senz’altro nel panorama italiano un successo che potrebbe apparire addirittura eccessivo, almeno al lettore distratto o al frequentatore superficiale delle librerie. Negli ultimi mesi sono apparsi almeno tre suoi volumi: una antologia di racconti (che recensiamo qui di seguito), la prima avventura di Hap e Leonard (Una stagione selvaggia), e questo ultimo suo romanzo, che è stato pubblicato in italiano in anteprima mondiale.

Potrebbe sembrare una operazione solo editoriale, sull’onda del successo che l’autore texano sta avendo, ma non è affatto così.

Specialmente se guardiamo a questo Echi perduti, in cui Landsdale rispolvera una delle sue attitudini più forti, quella ispirata all’horror e al fantastico, con una spruzzata di thriller.

La storia che ci viene raccontata è quella di Harry, un giovane che da piccolo, forse a causa di un attacco di orecchioni, ha acquisito la terribile capacità, quando si trova in un luogo dove c’è stata una violenza o qualcuno ha sofferto, e vi provoca un rumore, di rivivere l’evento come se stesse capitando a lui in quel momento.

Harry rivive il passato di altri, delle loro morti violente, delle botte che hanno preso, degli stupri che hanno subito. Una capacità terribile, che gli provoca una profonda sofferenza e gli rende la vita impossibile: un percorso di guerra quotidiano, in cui improvvisamente può mettere il piede su una qualche mina emotiva.

Siamo dalle parti narrative di In fondo alla palude, per capirci, nei termini di una atmosfera di tensione e mistero che oltre a ricordare il miglior Landsdale fa pensare anche al miglior King, quello di La metà oscura, ad esempio.

Il tutto a ruotare attorno ad un protagonista che mostra tutte le difficoltà e le debolezze della persona normale, anzi insicura e incerta, che si trova a doversi misurare con qualcosa di molto più forte di lui, e con qualcos’altro talmente oscuro e perturbante che dà le vertigini.

La narrazione è serrata e secca, molto forte, dai tempi narrativi calibrati perfettamente. Il Male – molto reale e concreto – appare in tutto il suo potere e la sua forza, come dall’altra parte la profondità e la determinazione del desiderio di giustizia e di pacificazione.

Un Landsdale in gran spolvero, senza dubbio.


 

     Recensione di a.f.