Come due parti di una mappa a
lungo separate e poi ricongiunte dopo alterne vicende, anche il Manuale
degli esseri immaginari vede una prima pubblicazione completa
in Italia. Un po’ di storia. La prima versione intitolata Manuale
di zoologia fantastica venne pubblicata in Italia da Einaudi
(l’edizione originale uscì in Messico nel 1957) e proponeva
ottantadue voci. Il libro era firmato da Jorge Luis Borges e
Margarita Guerrero e fu anche l’apice di una controversa storia
d’amore cui seguì una lunga rottura.
Passarono dieci anni circa e i
due riannodarono i fili della conversazione interrotta e il frutto
della riappacificazione fu Il
libro degli esseri
immaginari: trentaquattro nuove voci. La versione italiana uscì
per Theoria. Successive vicissitudini completano la complessa
vicenda editoriale, ricostruita ora per intero nella Nota
al testo posta in coda a questa nuova traduzione ed edizione
integrale di Adelphi, seguita da un prezioso testo del curatore,
Tommaso Scarano, intitolato Un singolare inventario d’irrealtà.
Lodevole iniziativa editoriale,
quindi, che rientra nel piano di pubblicazione di tutte le opere
di Borges e che qui offre quasi un compendio dei temi cari
all’argentino, a iniziare dalla considerazione del mondo come
finzione e dunque come letteratura.
Un bestiario che dalla notte dei
tempi arriva fino all’età industriale, che attinge da tutti i
continenti e, come è consuetudine in Borges, si affida a un
numero impressionante di fonti, dalle cronache di viaggio alle
leggende, dai romanzi ai poemi, incrociate con la consueta
imprevedibilità dal genio argentino.
Impreziosito dalla prosa
inconfondibile di Borges, al tempo stesso capace di produrre
elaborati intarsi verbali e rapidi corto circuiti di senso – uno
per tutti, la constatazione che la riduzione delle teste di
Cerbero da cento a tre avvenuta “per maggior comodità delle
arti plastiche” – il Manuale racconta di tempi in cui regnava
lo stupore verso il mondo, dove immaginare l’ignoto era
nell’ordine naturale delle cose e l’immaginazione intratteneva
rapporti privilegiati con la memoria. Scorrono in rapida sequenza
creature dalla fama consolidata o restaurata di recente, come il
troll, l’unicorno, il centauro, il drago e le fate, ma anche
meno celebri come il catoblepa o lo spianatore.
Modernissimo
per concezione il libro non ha principio o fine, poiché: “Non
è stato scritto per una lettura consecutiva. Vorremmo che i
curiosi lo frequentassero come chi gioca con le forme mutevoli
svelate da un caleidoscopio”. Forse un giorno qualcuno inizierà
a riferire di esseri che si annidano nella rete, avvistati da
navigatori coraggiosi capaci di ritornare per riferire, forse un
giorno qualcuno ritroverà il gusto e gusto nel comporre mosaici
verbali, forse un giorno ci sarà il compilatore di una biblioteca
universale in codice binario, forse si narrerà di simili
stupefacenti abitanti del mondo virtuale e nel tempo se ne
conserverà il ricordo. Forse.
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