Antonio Caronia e Domenico Gallo

La macchina della paranoia Enciclopedia dickiana

X Book, Milano, 2006

pagg. 349

€ 20.00

 

 

 





 

La macchina della paranoia - Enciclopedia dickiana di Antonio Caronia e Domenico Gallo

 

La stessa esigenza – dare un nome all’insensatezza e al disordine del mondo attraverso la ricerca di un senso e di un ordine – che Caronia e Gallo attribuiscono a Dick sembra muovere i due autori di questo ricco saggio nel tentativo – necessario e riuscito – di dare ordine e senso alla produzione letteraria di Dick, che può apparire – specialmente ai più giovani – troppo intricata e delirante per essere esplorata con successo.

Fosse anche solo per la ricerca dei suoi romanzi, pubblicati in passato da vari editori, con titoli che sono cambiati più volte, in maniera più o meno sistematica, con il solo Fanucci a cercare di recente di impostare una ristampa organica e ragionata delle opere del grande visionario.

Ma, al di là di questa dimensione più “editoriale”, la vera mission che Caronia e Gallo si sono caricati sulle spalle è stata costruire una mappatura – e qui va loro riconosciuto un grande merito – per forza di cose ipertestuale e labirintica di tutte le tematiche dello scrittore e delle declinazioni che quelle a lui più care (secondo noi, almeno la confusione fra realtà e illusione, le sostanze psicotrope, l’identità, i viaggi nel tempo) hanno avuto nella sua opera.

Questo libro ha fra l’altro il merito non secondario di permettere alla science fiction di riappropriarsi di un autore che – come molti altri del genere, e come il genere stesso – è stato di recente “ris-coperto”, con un tentativo, anche goffo, sicuramente tardivo da parte delle accademie, di impadronirsi di una materia che dopo essere stata a lungo disprezzata, rischia di essere non riconosciuta nella sua specificità ma ridotta a icona inoffensiva.

Intendiamoci, non perché un settore della narrativa di genere possa avere di per sé particolari qualità “eversive”, ma perché alcuni autori e alcune opere senz’altro hanno la capacità di mettere in guardia prevedendo le derive più inquietanti che il futuro potrebbe prendere.

La capacità di Dick di prevedere le caratteristiche del futuro che stiamo vivendo appare – se si guarda oltre le soluzioni che trova – sorprendente, se pensiamo alle derive del Sé in questo cambio di millennio, alla mescolanza fra immaginario e reale che il virtuale e le altre tecnologie della comunicazione rendono possibile: lo scrittore americano non poteva forse immaginare gli sviluppi che l’informatica avrebbe avuto, ma sostituendo al virtuale le sostanze psicotrope, gli “artigli temporali” le scorciatoie fra gli universi, che immagina, riconosciamo negli effetti e nei conflitti che queste tecnologie producono la stessa dimensione che ritroviamo nelle incertezze e nei disagi delle identità attuali. Dimostrando sicuramente una capacità visionaria che è il nucleo forte della science fiction migliore. In questo pari soltanto a Ballard – che però ha il vantaggio di scrivere del suo stesso presente.

Il volume è quindi ricchissimo perché è sistematico, quasi maniacalmente (un altro omaggio a Dick?), e si avvale di una sontuosa schiera di collaboratori dei due autori principali, fra cui Sergio Brancato, Linda De Feo, Carlo Formenti, Gino Frezza, Carlo Pagetti, giusto per citarne qualcuno.

Fondamentali le due bibliografie, e la sezione delle schede delle opere di Dick(utilissima per i più giovani), in cui vengono ricordati fra l’altro i vari titoli con cui sono stati pubblicati in successione alcuni suoi romanzi in Italia, come Gli androidi sognano pecore elettriche?, Tempo fuori sesto e Un oscuro scrutare, ad esempio, e di quali altre opere (a volte senza esplicitarlo) sono stati fonte di ispirazione.


 

     Recensione di a.f.