Opera poetica e immaginifica sulla libertà e i
desideri umani, Stalker (1979) occupa un posto
importante, assieme ai precedenti Solaris (1972) e Specchio
(1975), nella produzione cinematografica di Andrej Tarkovskij.
Ispirato
a Picnic sul ciglio della strada, romanzo breve dei
fratelli Arkadij e Boris Strugackij apparso nel 1971. In Italia il
romanzo è conosciuto anche come Stalker,
sull'onda della popolarità del film, uscito per la collana Urania
e se ne è tenuto conto nella più recente edizione
Marcos y Marcos, optando per il doppio titolo. Stalker
attinge a quel filone di fantascienza filosofica già
frequentato dal regista in Solaris. In
realtà, malgrado gli autori del romanzo abbiano anche
partecipato alla stesura della sceneggiatura, il film presenta numerose
differenze rispetto al testo letterario, pur conservandone l'idea di
fondo e lo scenario. Meno vincolato all'opera letteraria rispetto a Solaris,
Stalker travalica più marcatamente i
confini del genere. Come dichiarato dallo stesso regista, di
fantascientifico Stalker ha solo l'antefatto,
strumentale nel definire in maniera efficace il conflitto morale dei
personaggi: “il film è stato fatto in modo tale
che lo spettatore abbia l’impressione che tutto sta accadendo
ora, che la Zona è qui, accanto a
noi” (Tarkovskij, 1988). Il cineasta russo, d'altra parte,
era stato abbastanza critico nei confronti di chi cercava di
incasellare i suoi film in un genere preciso, sostenendo che semmai il
genere è l'autore stesso, in quanto artista-demiurgo di
microcosmi originali e riconoscibili.
L'appiglio
fantascientifico sembra dunque costituire solo un punto di partenza per
esplorare i temi salienti del cinema di Tarkovskij: la tensione alla
spiritualità, la spinta idealistica, la comunione con la
Natura, il conflitto tra Arte e Scienza e quello tra Scienza e Fede. I
piani-sequenza, i dialoghi e le lunghe scene contemplative fanno del
film un visionario viaggio attraverso due mondi, tracciando una
ricognizione spirituale e filosofica di ampio respiro, in bilico tra
lirismo e spietatezza.
Il film descrive un
imprecisato e tetro futuro post-industriale in cui cause non chiare
(una pioggia di meteoriti o la visita di entità
extraterrestri?) hanno dato origine alla “Zona”, un
territorio misterioso, dove le leggi fisiche sono inspiegabilmente
stravolte. Dopo aver tentato di occuparlo militarmente, le
autorità decidono di evacuarla, rendendola accessibile ai
soli studiosi. Malgrado il divieto governativo, questo territorio
abbandonato e in rovina esercita una forte attrazione su curiosi e
avventurieri, poiché si vocifera dell'esistenza di una
“Stanza” capace di avverare i desideri. Questa
prospettiva spinge due personaggi, definiti nel film semplicemente come
“Scrittore” e “Professore”, ad
avventurarsi nella Zona accompagnati da uno
“Stalker”, ovvero una guida illegale esperta del
luogo proibito (va ricordato che il termine deriva
dall'inglese to stalk, “aggirarsi
furtivamente”). La Zona è dominata da strane
leggi, e varcarne la soglia significa esporsi a pericolose insidie. Lo
Stalker intima continuamente i due visitatori di seguire fedelmente le
sue istruzioni: per uscirne vivi è necessario procedere
secondo regole bizzarre, avanzando un uomo per volta attraverso
percorsi tortuosi e imprevedibili. Per sondare la
percorribilità di un cammino, lo Stalker lancia dadi legati
a strisce di tessuto. Mentre lo Scrittore è insofferente
verso la pignoleria dello Stalker, il Professore ne segue in silenzio
le indicazioni. Il viaggio è animato dalle discussioni dei
tre e dalle riflessioni su ciò che li ha spinti ad
intraprendere il viaggio: lo Scrittore cerca la Stanza per ritrovare
l'ispirazione perduta mentre il Professore sogna di vincere un premio
Nobel. Lo Stalker, invece, non sembra per nulla interessato alla
Stanza, e ha appreso tutto quello che sa da Porcospino, uno stalker suo
mentore, morto suicida. Porcospino aveva chiesto alla Stanza di
riportare in vita suo fratello, ucciso dal
“tritacarne”, il passaggio più difficile
della Zona. Avrebbe ottenuto invece un'improvvisa ricchezza, dal
momento che la Stanza interpreta solamente i desideri più
autentici e reconditi. Messo di fronte al fatto che la sua brama di
ricchezza era più forte del desiderio di rivedere il
fratello, il Porcospino si era tolto la vita. Nella Zona, una
inaspettata e surreale conversazione telefonica in un edificio
fatiscente, rivela le reali intenzioni del Professore, il quale ha con
sé una piccola bomba atomica con la quale vorrebbe far
esplodere la Stanza, per evitare che il suo potere venga utilizzato per
soddisfare ambizioni malvagie. Lo Stalker si oppone alla distruzione
della Stanza, ultimo appiglio di speranza per un'umanità
disperata e sofferente. Dopo una breve lotta lo scienziato finisce per
desistere. Alla fine della lunga e travagliata spedizione i tre sostano
davanti all'ingresso della Stanza, senza avere il coraggio di entrare.
Congedandosi dai suoi compagni di viaggio, lo Stalker viene ricondotto
a casa dalla moglie e la figlia, una bambina paralitica a causa delle
mutazioni provocate dalla Zona. Spossato e stanco, prima di
addormentarsi Stalker sfoga con la moglie il proprio dolore per la
perdita della fede da parte degli uomini.
La distanza tra il testo letterario e la trasposizione
cinematografica è notevole, soprattutto a livello della
trama, che in Picnic sul ciglio della strada
è molto più articolata e si sviluppa su elementi
più riconoscibilmente fantascientifici. Il film riprende
solo alcuni dei punti del romanzo, privilegiando un approccio poetico e
filosofico alle domande che emergono nel testo. In Stalker,
gli elementi mutuati dal romanzo subiscono delle variazioni che ne
rendono meno evidente la caratterizzazione Sci-Fi: la magica Sfera
d'oro capace di avverare i desideri di Picnic sul ciglio
della strada, ad esempio, diventa una semplice e
più realistica stanza.
Significative differenze
riguardano anche il sistema dei personaggi, nel film schematicamente
definiti dal loro ruolo archetipico (Stalker, Scrittore, Professore).
Nel romanzo, invece, lo stalker protagonista è tratteggiato
con maggior complessità psicologica ed è indicato
con nome e cognome, Redrick Schuhart, o semplicemente come Red. Nel
testo il personaggio dello stalker ha una centralità e un
peso narrativo maggiore, veicolato dall'uso frequente del discorso
indiretto libero.
Nel romanzo non sono presenti i personaggi
dello Scrittore e dello Scienzato di Stalker ma la
spedizione che costituisce il fulcro narrativo del film attinge dal
capitolo quarto del romanzo, che descrive il viaggio di Red nella Zona
per accompagnare Arthur Burbridge, figlio di un vecchio stalker che ha
perso le gambe. Red è il solo a poter condurre Arthur alla
Sfera d'oro, in modo che questi possa chiedere che il padre riacquisti
le gambe amputate. L'arduo percorso mette alla dura prova il giovane e
inesperto Arthur. Red sa bene che uno di loro due dovrà
morire per disattivare “il tritacarne”, la trappola
della Zona che impedisce l'accesso alla Sfera. Lo stalker, pur provando
una genuina simpatia per Arthur, finisce per servirsene come esca per
superare la trappola. Arthur muore dilaniato dal tritacarne, invocando
felicità e libertà per tutti.
Nel
romanzo, almeno ad una prima lettura, il personaggio di Red appare
assai più scaltro e cinico dello Stalker cinematografico:
con un bluff, utilizza il giovane Arthur per disinnescare il
tritacarne, in modo da poter accedere alla Sfera. Si delinea quindi
l'immagine di un uomo opportunista e calcolatore, lontano dal
personaggio idealista che ritroviamo nel film.
A
ben guardare, anche l'opera di Tarkovskij presenta un momento in cui
sorgono dubbi sull'integrità cristallina del personaggio: si
tratta della scena in cui lo Scrittore viene mandato in avanscoperta
dallo Stalker attraverso il tunnel del tritacarne, solitamente mortale
per chi vi si avventura. A differenza di quanto succede ad Arthur nel
romanzo, lo Scrittore attraversa indenne il tunnel, accusando lo
Stalker di aver tentato di ucciderlo. Lo Stalker, dal canto suo, legge
in questo esito positivo la conferma del fatto che la Zona,
entità senziente, è capace di valutare le
intenzioni e la statura morale di chi la attraversa: avendo intuito che
lo Scrittore era una persona onesta e retta, era fiducioso del fatto
che il tritacarne l'avrebbe risparmiato.
Lo
stalker di Tarkovskij, più che al disincantato protagonista
descritto dagli Strugackij, assomiglia in qualche modo all'idiota
dostoevskijano, un “puro folle” capace di
disperarsi per la sorte dei reietti e dei miserabili, un novello
Prometeo, la cui eroica missione è scortare i visitatori
all'interno dello spazio proibito della Zona (cfr. Masoni, Vecchi,
1997).
Idue stalker, quello letterario e quello cinematografico,
sembrerebbero essere due uomini molto diversi, seppure ugualmente
angosciati e tormentati. Mentre Red medita di utilizzare la Sfera per
vendicarsi dei torti subiti o per chiedere aiuto per la figlia, lo
stalker del film non ha nessuna intenzione di entrare nella Stanza,
temendone gli effetti incontrollabili e consapevole che ciò
che si desidera davvero può essere molto diverso da quello
che si è convinti di volere. Eppure, a sorpresa, il cinismo
di Red sembra venire stravolto nel finale del romanzo. Infatti una
volta raggiunta la Sfera, Red si scopre incapace di formulare alcun
desiderio, riuscendo solo a ripetere le ultime parole pronunciate da
Arthur prima di morire: “Ce n'è abbastanza per
tutti! Nessuno andrà via insoddisfatto!...
Libertà!... Felicità!...
Libertà!”. Significa forse che nel profondo della
sua attività desiderante, intercettata dalla Zona, Red
è un uomo totalmente buono, lontano dall'opportunismo
esibito poco prima? Stando a questa interpretazione i due stalker,
quello del romanzo e quello dell'opera cinematografica, sono
più simili di quanto sembri.
In Picnic
sul ciglio della strada la Zona viene descritta in modo
molto articolato, mentre il film predilige chiaramente una dimensione
spirituale e metafisica (ibidem). Il romanzo, ad
esempio, fa riferimento a molti manufatti rinvenuti nella Zona, lascito
di civiltà aliene che avrebbero visitato la Terra lasciando
dietro di sé le tracce del loro “picnic”
spaziale (immagine incisiva e ironica che ispira il titolo al libro).
Nel testo, anche gli effetti della Zona sui corpi appaiono
più tangibili e sconcertanti: la figlia di Red è
interamente coperta da una folta peluria, tanto da essere
affettuosamente chiamata “Bertuccia”. Nel film,
invece, i danni causati alla figlia dello stalker dalle mutazioni
indotte dalla Zona restano su un registro realistico (la bambina,
soprannominata “Scimmietta” in fedeltà
al testo) non può camminare, una condizione che lascia adito
a spiegazioni non legate al registro fantascientifico.
Nel
romanzo inoltre, la Zona risponde più chiaramente a regole
oggettive e punisce severamente i trasgressori: i visitatori che
ignorano gli ordini di Red – il quale intuisce confusamente
come ci si debba muovere in quel campo minato – pagano con la
morte o con orribili mutilazioni. Nel primo capitolo, ad esempio,
l'amico e capo di Red muore per essere stato poco prudente durante una
spedizione. La Zona è infatti disseminata di trappole (dai
nomi alquanto suggestivi: tritacarne, zanzara rognosa, gelatina
stregata, lampada della morte) e di tracce macabre di visitatori o
stalker che non sono sopravvissuti. Se nel libro ogni deroga alle
regole della Zona viene puntualmente sanzionata, nel film questo
meccanismo è più evanescente, così
come lo sono i segni manifestati dalla Zona. Le ansiose raccomandazioni
dello Stalker, che non fa che invocare pericoli mortali, fanno da
contraltare alla calma quasi mistica della Zona, creando un'atmosfera
di tensione e catastrofe incombente. Quando i visitatori contravvengono
alle prescrizioni dello Stalker, non accade nulla, quasi ad avallare
l'ipotesi che la minaccia della Zona sia frutto della folle
immaginazione della guida, se non addirittura di un suo tentativo di
truffa. Tuttavia anche la Zona del film, suggestivamente presentata
come un susseguirsi di acquitrini o distese sabbiose, sembra essere
capace di interagire con gli ospiti. Quando lo Scrittore si incammina
lungo un percorso “vietato”, Stalker, temendo per
la sua vita, tenta invano di fermarlo ma è lo Scrittore
stesso a tornare indietro, bloccato da una forza misteriosa che gli
impedisce di avanzare.
In Stalker,
l'accesso alla Zona è scandito cromaticamente dal passaggio
dal bianco e nero al colore, ed è seguito da magnifiche
sequenze oniriche che ritraggono una natura tanto viva e senziente
quanto mistica e metaforica. Come l'oceano pensante di Solaris,
anche la Zona scava nella psiche umana, uno spazio simbolico in cui
Natura e inconscio sembrano indistinguibili, per intercettare ricordi e
desideri.
Slavoj Žižek ha giustamente osservato come non ci
sia niente di speciale nella Zona, oltre al fatto di essere stata
designata come tabù: al suo interno niente è
davvero differente. Ad alterare la percezione delle cose è
stata piuttosto la decisione di creare un limite e apporvi un divieto
(cfr. Žižek, 2014). La Zona è quindi un territorio psichico,
il luogo dove poter proiettare le proprie convinzioni, paure e
pulsioni. E Stalker è un audace e
spaventoso viaggio nei meandri di questo luogo dell'anima e dei suoi
inconfessabili desideri. Nelle parole dello stesso regista
“la Zona è la vita: attraversandola l'uomo o si
spezza, o resiste. Se l'uomo resisterà dipende dal suo
sentimento della proprio dignità, dalla sua
capacità di distinguere il fondamentale dal
passeggero” (Tarkovskij, cit.).
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