L’etichetta di Steven
Feingenbaum scopre un’altra pepita inedita tra gli archivi, anzi
due: un cd e un dvd che omaggiano, ancora una volta, i Soft
Machine, gruppo fondamentale della scena rock progressiva europea.
Partiamo, intanto, dal cd. Si
tratta un concerto registrato nell’ottobre 1970 al Concertgebouw
di Amsterdam. La formazione è quella classica, il quartetto con
Elton Dean (sax alto, saxello, piano elettrico), Hugh Hopper
(basso), Mike Ratledge (organo, piano elettrico) e Robert Wyatt
(batteria), fotografata in un momento artisticamente cruciale, a
metà strada tra il doppio Third
(uscito nel febbraio 1971), dove ancora confluivano
democraticamente le diverse anime del gruppo, e l’ortodosso Fourth
(ottobre 1970).
Una transizione che si può
leggere almeno su due piani. Il primo è quello del repertorio.
Accanto a masterpiece
come Slightly All The Time o Out-Bloody-Rageous
fanno capolino alcune composizioni che poi appariranno sul quarto
album. È il caso di Teeth
di Ratledge proposta ancora in una versione non definitiva e di Virtually
di Hopper, anch’essa allo stato embrionale e non ancora
“sezionata”.
La setlist del concerto include anche un pezzo di Dean, Neo-Caliban
Grides, che avrebbe dovuto apparire su Fourth
ma che alla fine fu scartato e finì sul primo omonimo solo del
sassofonista recentemente scomparso.
Questa miscellanea di obbligati e
pezzi work in progress
è una delle cose più interessanti di questo cd che cala
l’ascoltatore tra le pieghe degli spartiti dei musicisti per
osservarne quasi in presa diretta genesi ed evoluzione delle
strutture delle composizioni. Il concerto, a questo proposito,
offre interessanti variazioni sul tema anche rispetto al
repertorio consolidato. Ad esempio, Dean si produce in vibranti
interventi armonici al piano elettrico a supporto delle escursioni
fuzz dell’organo di
Ratledge come succede in Esther’s
Nose Job.
Il secondo piano di lettura è
quello dell’assenza di Wyatt. Non stiamo ovviamente parlando del
suo drumming vigoroso e
sempre preciso che costella tutto il cd, ma della sua voce. Anche
quando dovrebbe esserci, non c’è. Come nella versione di Esther’s
Nose Job, depurata
dalle originali e inconfondibili variazioni scat
che facevano da contrappunto all’organo di Ratledge che qui
vengono rimpiazzate dal basso.
Un concerto, dunque, interamente
strumentale che la dice lunga sul senso di frustrazione provato
del batterista di Bristol, messo in minoranza dai compagni e,
oltretutto, con nessun suo pezzo in scaletta. Non stupisce che,
dunque, dietro la porta, appena un anno dopo, ci sia Fourth
(1971) con la spettrale copertina dei quattro in nero, che
annuncia il compimento della restaurazione jazz voluta da Ratledge
e soci. Detto questo il concerto è un manifesto cristallino
dell’arte dei quattro che, sebbene covino divisioni e attriti,
ci danno dentro e confezionano una tra le loro più convincenti performance di quell’anno. La qualità del suono è ottima
considerando che si tratta di una registrazione del 1970 riportata
all’originale fulgore dal sapiente lavoro al master di Michael
King.
Il dvd della durata di circa 20
minuti è un’altra vera chicca. Perfetto compagno del cd
allegato, è un reperto succulento, visto la scarsa videografia
sul gruppo, che ritrae il quartetto in azione negli studi di Radio
Brema nel marzo 1971. Il climax è l’improvvisazione vocale di
Wyatt, incorniciata da effetti speciali psichedelici, che prende
quota sulle liriche di Hope
for Happiness, pezzo del primo omonimo album del 1968.
Un canto
del cigno. Cinque mesi dopo, Wyatt farà le valige e lascerà i
vecchi compagni, sbattendo la porta.
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