Soft Machine,
Nucleus, Brotherhood of Breath, gli archivi sonori di Radio Brema
sono una miniera zeppa di registrazioni inedite dei maggiori
protagonisti del jazz inglese degli anni settanta, da cui
l’etichetta Cuneiform attinge periodicamente. Ora tocca agli
Isipingo del contrabbassista sudafricano Harry Miller. Il sestetto
Isipingo incise un solo album in studio nel 1977 (Family Affair su
etichetta Ogun). Allora ad accompagnare Miller c’erano Malcom
Griffiths al trombone, Marc Charig alla tromba, Louis Moholo alla
batteria, Mike Osborne al sax contralto e Keith Tippett al piano.
Griffiths e Charig sostituirono Nick Evans e Mongezi Feza presenti
in questa registrazione di due anni prima. La notevole vicenda
musicale e umana di Miller val la pena di essere brevemente
riassunta.
Miller
arrivò a Londra da Johannesburg nel ’61. Incontrò presto i giovani
musicisti inglesi, iniziando a lavorare con il sestetto di Mike
Westbrook, con John Surman e nel trio di Mike Osborne e, di
seguito, i musicisti, fuggiti dal regime dell’apartheid, entrando
a far parte della Brotherhood of Breath di Chris McGregor.
Erano anni
di fuoco, allo stesso tempo, si ritrovò all’opera su diversi
fronti: l’Open Music Trio di Bob Downes, le creazioni di Keith
Tippett (in sestetto, negli Ovary Lodge e nei Centipede), Stan
Tracey, Alan Skidmore, la big band di John Warren, Elton
Dean (nei Ninesense) e Dudu Pukwana (negli Spear). Sconfinò anche
sul fronte del rock progressivo con i King Crimson.
Nel ’74,
insieme alla moglie Hazel, fondò la Ogun, etichetta manifesto del
jazz anglo/sudafricano.
La genialità
di Miller come musicista e compositore si evidenziò in particolare
nel solo Children at Play (’74), e proprio all’interno
degli Isipingo. Lavorò anche fuori dall’Inghilterra: in Germania,
in trio con Louis Moholo e Peter Brotzmann e in Olanda, dove
nell’83 registrò Down South, l’ultima sua incisione (quello
stesso anno ci lascerà). Il disco firmato Harry Miller Quintet,
unisce musicisti inglesi, sudafricani e olandesi per un’ultima
improvvisazione intorno a melodie e ritmi del Sudafrica. Il
sestetto qui in azione è in evidente stato di grazia. Quattro le
tracce costruite in modo da far risaltare le doti di tutti i
musicisti, qui ripresi in ottima forma.
Impressionante il sostegno ritmico fornito dalla coppia Miller/Moholo
e vibranti gli interventi solistici dei quattro compagni.
Magnifica Eli’s Song che propone la sequenza più
entusiasmante: inizia uno scoppiettante Evans cui subentrano,
nell’ordine, Feza e Osborne, sempre lirici e furenti al tempo
stesso. L’intervento di Tippett, poi, chiarisce quanto egli debba
a McCoy Tyner per la forte carica melodica e ritmica che esprime
il suo intervento. Miller si prende anche la libertà di un
vibrante momento in solitudine prima di essere riaccompagnato da
Tippett verso il tema. Coinvolgente la danza di Family Affair
e appena sfilacciata Children At Play, cui non avrebbe
nociuto di essere più stringata, ma che sorprende per la virata
finale del tema concluso con una coda free. Si chiude con Which
Way Now, brano dove riecheggia la lezione di Charlie Parker e
Thelonious Monk e impreziosito da una finta dissolvenza finale,
prima della breve ripresa del tema.
Ottima
registrazione (tranne che per il piano a volte coperto) e valore
storico inestimabile.
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