Riunire in
un unico volume il meglio degli scrittori anglosassoni e italiani
di noir commissionando ad ognuno di loro un racconto
afferente al genere, lasciandogli la più ampia libertà di tematica
e di lunghezza.
Questa la
sfida che Santachiara ha proposto a se stesso, e che è
perfettamente riuscita – grazie anche all’ottima idea di ridurre
al minimo i vincoli.
L’operazione
risulta estremamente interessante, perché permette al lettore di
raggiungere parecchi risultati: prima di tutto, divertirsi
leggendo racconti (tutti inediti), di scrittori anche molto
diversi fra loro; di verificare la crescita della narrativa di
genere italiana (secondo noi fino a pochi anni fa
irrimediabilmente o troppo dipendente della narrativa straniera o
eccessivamente succube di velleità “artistiche” e dei distinguo
delle istituzioni culturali italiane) attraverso l’emergere di una
propria originalità e qualità.
Nel volume
si susseguono i lavori di scrittori come Crumley, Ellroy, Mc Bain,
Rankin, ma anche King e altri, a cui fanno da contrappunto i
contributi di Wu Ming, De Cataldo, Vinci, giusto per citare
qualcuno fra gli italiani, in un tutto ben equilibrato e
articolato.
Fra i
racconti più riusciti, secondo noi, La scrofa americana di
Crumley, La divisa stretta di Colaprico, Herbert in
Motion di Rankin, Dolcevita Zen Shot di De Cataldo,
In Like Flynn di Wu Ming.
Scorrevole e
agile, l’idea giusta potrebbe essere quella di farne un “primo
volume”, che apra ad una periodicità, anche solo annuale.
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