Il collare di fuoco

di Valerio Evangelisti

Mondadori, Milano, 2005

pagg. 440

€ 16.00

 

 

 





 

Il collare di fuoco
di Valerio Evangelisti

 

Un’altra incursione di Valerio Evangelisti in uno dei territori dell’immaginario più ricchi e stimolanti: il West americano.

Trent’anni di storia americana (dal 1859 al 1890 circa) visti attraverso gli occhi freddamente cronachistici dello scrittore bolognese, che ci offre la sua personale visione dei rapporti – mai sufficientemente esplorati – fra gli americani “bianchi” e gli altri: neri, meticci, indios, criollos.

Un altro tassello della storia dell’Occidente ricostruita a partire dal sangue, dalla sofferenza, dalla guerra da Evangelisti, una riscrittura che parte dal Medio Evo, passa per il West americano, per proiettarsi – per ora solo attraverso accenni – in un futuro realisticamente cupo e disastroso

Questo romanzo, cui ne seguirà un altro (speriamo presto) è indipendente dai precedenti lavori dello scrittore bolognese (anche se en passant si cita Pantera, l’eroe del ciclo di Black Flag), ma la qualità e le caratteristiche della scrittura del cantore di Eimerich sono sempre le stesse: la crudezza e la esclusione di qualsiasi pudore e renitenza nei confronti del cinismo e della crudeltà dei potenti nei confronti dei deboli.

Seguendo le vicende biografiche di un gruppo di personaggi realmente esistiti, anche se trattate liberamente, con la sua scrittura prosciugata e referenziale, quasi soltanto descrittiva, Evangelisti ci narra lo sviluppo della storia del Messico di quegli anni, e ci fa intravedere il disegno di dominio che cominciava a delinearsi attraverso le scelte dei governi e dei potentati statunitensi.

I personaggi del romanzo sono spesso cinici quanto utili idioti, violenti e primitivi, manovrati dietro le quinte dai potenti del Nord: industriali, affaristi, militari. E dall’altra parte, poveracci e disperati che cercano una dimensione di dignità e riscatto attraverso atti e tentativi di ribellione destinati, sistematicamente, al fallimento. Niente di nuovo sotto il sole, alla fine.

Vengono alla mente Peckinpah e il suo Mucchio Selvaggio e il Giù la testa di Sergio Leone, ma anche la saga di Tex Willer, con tutti i vilains al loro posto di combattimento, ma, purtroppo, senza nessun eroe del carisma di Aquila della Notte e dei suoi pards a difendere gli umili. Come nella maggior parte dei casi avviene in realtà.


 

Recensione di a. f.